Con un infinito amore

don Luciano Cantini

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26 gennaio 2020)

Andò ad abitare

Matteo usa il verbo lasciare e il verbo abitare per indicare l'inizio dell'attività del Signore: lascia i luoghi della sua crescita, delle relazioni familiari, dà un taglio alla sua storia per abitare a Cafarnao. La Parola di Dio entra nella storia dell'uomo per cambiare non dall'alto, ridondando di potenza, ma dal basso, venendo ad abitare nella nostra “città”. Gesù è la Parola venuta ad abitare tra di noi perché raggiunga le nostre orecchie con il nostro linguaggio e i nostri limiti, non soltanto nello stretto orizzonte del popolo ebraico ma nel panorama dell'intera umanità: sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!

Oggi, in cui facciamo l'esperienza di relazioni umane difficili, in cui l'egoismo domina sulle persone, in cui i social più che comunicare sono diventati fini a se stessi, la Parola di Dio fatta carne si fa luce per gli uomini: Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.

Il Vangelo è luce che brilla “nella” umanità a partire dalla periferia. Anche i discepoli dopo la resurrezione sono chiamati ad annunciare il Vangelo partendo da quella stessa periferia, dalla Galilea (Cfr: Mt 28, 16-20) per raggiungere tutti i popoli. Come nel nostro tempo ogni credente è invitato a “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (Evangelii Gaudium 20).

Poiché la fede proviene dall'ascolto e l'ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr Rm 10,17), l'invito che ne scaturisce è l'urgenza e l'importanza che i credenti devono riservare all'ascolto della Parola del Signore sia nell'azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali (Papa Francesco, Aperuit illis).

Il regno dei cieli è vicino

Il primo annuncio di Gesù è letteralmente identico a quello che abbiamo ascoltato dal Battista in Mt 3,2; il fatto che non si accenni a un luogo preciso né venga menzionato l'uditorio, conferma il valore universale di questa proclamazione. Non solo troveremo poi che inviando i dodici in missione ordinerà loro: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7).

Si tratta dello stesso gioioso annuncio: viene il regno di Dio, anzi, è vicino, è in mezzo a noi! Questa parola è molto importante: “Il regno di Dio è in mezzo a voi”, dice Gesù [...] Dio viene a stabilire la sua signoria nella nostra storia, nell'oggi di ogni giorno, nella nostra vita; e là dove essa viene accolta con fede e umiltà germogliano l'amore, la gioia e la pace (Papa Francesco, 4.12.16).

L'annuncio del regno di Dio è la “buona notizia” che ci invita a un cambiamento di vita: convertitevi, perché la signoria di Dio non si realizza senza la collaborazione dell'uomo.

Convertitevi è l'invito a rivoluzionare la vita: cambiare la visione delle cose e di Dio, cambiare direzione rispetto a quella strada che abbiamo imboccato la cui prospettiva è sotto i nostri occhi e sembra avere come orizzonte le divisioni, la diffidenza, la paura e tutte le loro conseguenze. Gesù ci offre con la sua vita una strada inedita per l'uomo che ci è raccontata lungo tutto il vangelo. La Bibbia è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all'unità. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo (Papa Francesco, Aperuit illis). “Il regno di Dio verrà con il fiorire della vita in tutte le sue forme” (Giovanni Vannucci).

Li chiamò

Subito Gesù chiama persone a condividere la sua strada: vi farò pescatori di uomini. Ciò che Gesù ha affermato appare talmente incredibile ma così affascinante che i pescatori abbandonano tutto per andare dietro di lui. I quattro pescatori seguono Gesù perché attratti dalla sua Parola, sentono che di lui si possono fidare, in cui non c'è inganno. Gesù è una “Parola” nuova e preziosa come un tesoro posto davanti ai nostri occhi e nel vangelo ne troviamo la chiave: la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore (Evangelii Gaudium, 265).