Commento su Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

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Epifania del Signore (6 gennaio 2020)

L'Epifania (nome completo: Epifania del Signore) è una festa cristiana celebrata dodici giorni dopo il Natale, ossia per le Chiese occidentali il 6 gennaio, giorno che per le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano corrisponde al 19 gennaio del computo civile.

Il termine deriva dal greco antico, verbo ἐπιφαίνω, epifàino (che significa "mi rendo manifesto"), dal sostantivo femminile ἐπιφάνεια, epifàneia (manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina).

Nelle Chiese cattolica, ortodossa e anglicana è una delle massime solennità celebrate, assieme, per esempio, alla Pasqua, al Natale e alla Pentecoste, ed è quindi istituita come festa di precetto; nei Paesi in cui non è festività civile, viene spostata alla domenica tra il 2 e l'8 gennaio. È la festività che tradizionalmente conclude il tempo di Natale.

Il termine ἐπιφάνεια veniva già utilizzato dagli antichi greci per indicare l'azione o la manifestazione di una qualsiasi divinità (mediante miracoli, visioni, segni, ecc.).

Tito Flavio Clemente d'Alessandria, un padre della chiesa, che scrive alla fine del II secolo, attesta che le comunità cristiane d'Alessandria d'Egitto formate dallo gnostico Basilide (i “Basilidiani”) celebravano il battesimo di Gesù Cristo, e con esso anche l'Epifania come la "manifestazione del Signore al mondo", il 15º giorno del mese di Tybi dell'antico calendario alessandrino, che corrisponderebbe al nostro 6 gennaio.

A partire dal III secolo circa, le comunità cristiane del Vicino Oriente associarono il termine Epifania ai tre segni rivelatori di Gesù Cristo, e cioè: l'adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano, e il primo miracolo di Gesù avvenuto a Cana.

Tuttavia, i primi cristiani di Gerusalemme non festeggiavano il Natale il giorno 25 dicembre: un documento chiamato Itinerarium, opera della pellegrina Egeria, narrerebbe la suggestiva presenza di vescovi cristiani in visita a Betlemme la sola notte del 6 gennaio, più otto giorni di celebrazioni liturgiche successive a questa stessa data, e una festa della Resurrezione di Cristo in primavera.

Tuttavia la separazione tra la ricorrenza della adorazione dei Magi nella Natività e la ricorrenza del Battesimo di Gesù fu probabilmente fatta per non accavallare le date dei pellegrinaggi che partivano per il fiume Giordano e contemporaneamente presso Betlemme.

Comunque, le considerazioni di Giovanni di Nikiu influenzarono Cirillo di Alessandria d'Egitto, per cui anche le prime comunità Copte cominciarono a celebrare la Natività il giorno 25 dicembre.

Tuttavia, alcuni storici come Erbes, darebbero le date liturgiche separate del Natale e dell'Epifania già come tacitamente pre-accordate già durante il Concilio di Nicea del 325 d.C.. Certo è che, sia il Crisostomo, che un altro famoso Padre della Chiesa, San Girolamo[3], sostennero che, se il Signore si manifestò in Gesù bambino a Betlemme, Egli si rese veramente pubblico trent'anni dopo, nel Gesù adulto del Giordano. Pertanto, già sul finire del IV secolo, adorazione dei Magi e Battesimo di Gesù divennero due ricorrenze separate.

E dopo questo breve escursus storico interessante è cogliere elementi spirituali dell'Epifania, e tra i primi segni quello del “vedere”.

Nel brano evangelico si dice: “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo.” Interessante quel “Abbiamo visto spuntare la sua stella...” dichiarazione che implica il “vedere”, che però non è da tutti, perché quel “abbiamo visto spuntare” sta ad indicare che occorre avere la capacità di cogliere I segni dei tempi, attraverso la sapienza e la saggezza; vedere spuntare non è vedere nella pienezza, ma cogliere il momento in cui il fatto sta per accadere, sta per spuntare quindi è all'inizio, ma non sappiamo ancora come si evolverà, ma abbiamo speranza e fiducia.

Un altro elemento interessante è l'atteggiamento dei sapienti ecclesiastici che sanno sì dove sarebbe nato “un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”, ma a differenza dei pastori che, ricevuto l'annuncio, si muovono, agiscono, vanno a vedere l'evento, loro no, loro se ne stanno tranquilli nelle loro sinagoghe, nel tempio, attaccati al “potere” regale e sacerdotale. Mi sovviene un parallelismo tra questo atteggiamento e quello del sacerdote e del levita nella parabola del buon Samaritano...tutti e due vedono, guardano (quindi hanno piena conoscenza del fatto), ma passano oltre, non si interessano dell'evento. Quindi l'atteggiamento della casta sacerdotale (forse così anche oggi?) è quello della staticità, è quello di non cecare la verità. Perché? Perché suppone e ne è certo, la conosce già, le sacre scritture dicono già tutto, non c'è bisogno di scomodarsi a cercare altre interpretazioni. L'errore di fondo, di contraddizione, non è quello di conoscere la verità, bensì quello di ridurre la stessa a puro argomento da insegnare agli altri, o discuterne con gli altri, come puro argomento accademico e non come messaggio da vivere.

Terzo elemento è il cambiamento, sullo stile dei Magi che, avvertiti in sogno, fecero ritorno al loro per un'altra via. Quale la differenza con loro nel cambiare la via? Che noi non abbiamo bisogno di essere avvisati in sogno, ma l'avviso del cambiamento lo abbiamo davanti a noi ogni giorno: il nostro io nel confronto dell'altro. La nostra strada dell'Io personalistico di fronte al cambiamento della via cambiando il nostro Io personalistico a un Io esperienziale dell'altro, con l'altro, per l'altro, attraverso I tre doni della fede, speranza e carità...ossia dell'Amore: “Ama Dio e il prossimo, come ami te stesso”.

Concludo questa breve riflessione con una carrellata di come si festeggia l'Epifania nel mondo:

Francia: Nel giorno dell'Epifania si usa fare un dolce speciale, all'interno del quale si nasconde una fava. Chi la trova diventa per quel giorno il Re o la Regina della festa.

Germania: Questo è il giorno della venuta dei Re Magi. Spesso i preti e i chierichetti vanno nelle case per chiedere delle donazioni e recitano solitamente anche qualche Verso o intonano una canzone sacra. Le persone di religione cattolica si recano in chiesa, a messa, ma in Germania il 6 Gennaio non è un giorno festivo, si lavora come solito e i bambini vanno a scuola.

Islanda: Il 6 gennaio viene chiamato il tredicesimo, perché da Natale fino a questa data trascorrono 13 giorni. Si inizia con una fiaccolata, alla quale partecipano anche il Re e la Regina degli elfi. A metà strada arriva anche l'ultimo dei Babbo Natale, il tredicesimo (il primo Babbo Natale arriva l'11 dicembre e poi ne arriva uno ogni giorno fino a Natale, poi dal 25 dicembre in poi ne va via uno al giorno). La fiaccolata finisce con un falò e con dei fuochi d' artificio.

Romania: La festa dell'Epifania rappresenta la venuta dei Re Magi ed è un giorno festivo. Ancora oggi in alcuni paesi i bambini vanno lungo le strade e bussano alle porte per chiedere se possono entrare per raccontare delle storie. Anche i preti vanno di casa in casa per benedire le case.

Russia: La chiesa ortodossa celebra il Natale il 6 gennaio. Secondo la leggenda i regali vengono portati da Padre Gelo accompagnato da Babuschka, una simpatica vecchietta.

Spagna: Il 6 gennaio tutti i bambini spagnoli si svegliano presto e corrono a vedere i regali che i Re Magi hanno lasciato. Il giorno precedente mettono davanti alla porta un bicchier d' acqua per i cammelli assetati e anche qualcosa da mangiare e una scarpa.

Ungheria: Il giorno dell'Epifania i bambini si vestono da Re Magi e poi vanno di casa in casa portandosi dietro un presepe e in cambio ricevono qualche soldo.

Domanda

- Come singolo, come coppia, come famiglia, come comunità la manifestazione di NSGC è ancorato a forme emozionali e folcloristiche oppure riconosciamo che è Lui che ci fa il dono del “cambiamento” interiore per amare veramente il prossimo?

Claudio Righi - CPM di Pisa