Sono venuto a gettare fuoco

don Luciano Cantini

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18 agosto 2019)

A gettare fuoco

Queste parole del Signore traspirano “passione”, una potenza e una forza che sembrano avere il bisogno di esplodere! Il loro significato è ostico, eppure hanno la capacità di svegliarci dal nostro torpore, da un equilibrio cercato, da una misura ponderata, dagli stereotipi ingessati, dai compromessi auspicati. Dov'è finita la passione per le umane cose, il coinvolgimento dei cristiani nella storia di oggi, dove sono gli ideali che muovono l'azione... siamo acquietati nel trantran senza motivazioni se non il proprio benessere, la propria tranquillità sonnecchiante; annoiati e depressi, con la paura che qualcuno ci sottragga ciò che abbiamo acquisito e di cui non sappiamo godere, viviamo di uno stato costante di vittimismo. Succubi di problemi che sembrano insormontabili nell'attesa di un qualcuno che li risolva per noi, magari delegandogli pieni poteri, ignari di dove ci porterà.

Gesù, invece, richiama la forza sconvolgente della sua Parola, gettata come un seme, ha la forza di un fuoco che agisce con violenza nella sua vita e in quella degli altri.

Ho un battesimo

Lontana è l'idea del battesimo nel senso sacramentale, né in quello dato dal Battista; o meglio, il termine battesimo richiama qui la complessità dei significati che purtroppo sono andati scemando nella comprensione popolare della parola: quello della immersione totale in una dimensione “altra”, qualcosa che travolge e che trascina. Gesù annuncia un cambiamento totale nella sua vita, un cambiamento atteso, repentino e violento. La forza di vita che immette nella storia, quel fuoco che desidera sia acceso, produrrà divisione tra gli uomini e la reazione sarà la condanna a morte, ma l'amore che ne sprigionerà travolgerà la storia. Ciò che è desiderio e compimento per lui non può che non essere nella prospettiva dei suoi discepoli. Tutta un'altra cosa rispetto al desiderio dei fedeli d'oggi che da Dio aspettano aiuto e protezione, salvaguardia dai disagi e dalle angosce che la vita riserva. Abbiamo cresciuto generazioni di infelici perché convinti di non avere le capacità per risolvere i problemi.

Ma divisione

La pace che desideriamo è una pace fittizia, falsificata dagli analgesici, affogata nel fumo dei rimedi palliativi, ottenuta senza fatica, senza impegno, senza un costo vero di vita. Il Vangelo, invece è esigente; davanti a Gesù è assolutamente necessario prendere posizione, fare una scelta: c'è un sì o un no, altro non è possibile. Il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno (Mt 5,37); Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca (Ap 3, 15-16). Non è mai possibile una via di mezzo, anche se pretendiamo di mantenerci in una situazione di "non scelta". I discepoli di Cristo vivono un paradosso perché quando si manifesta l'amore vero, quello di Dio, e si è testimoni della verità che è Cristo stesso, il compromesso non è possibile. La pace che Cristo ci offre non è la rinuncia ad affermare e testimoniare la fede, né di appartenere a Cristo, per non entrare in conflitto con coloro che non credono. Neppure è difficile scoprire persone che si sono costruite un proprio cristianesimo, anche con un senso religioso spiccato, sentimenti stupendi ma legati alle forme, ai riti, alle devozioni prive di una concreta testimonianza nella vita degli uomini.

La famiglia umana è divisa dalla esigenza radicale dell'amore, dallo scandalo della croce, dalla profondità della fede, dalla sua parola che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4,12).