Una Novità amorosa e senza tregua

don Mario Simula

V Domenica di Pasqua (Anno C) (19 maggio 2019)

Ogni volta che troviamo, nel racconto che precede la passione di Gesù, la parola “glorificare, lo glorificherò”, e sappiamo che quella parola vuol dire che Gesù sarà elevato sulla croce, in noi nasce una domanda semplice: “Che senso ha tutto questo?”. Se ci fermiamo a contemplare con cuore amante questo avvenimento troviamo la risposta. Ciò che “glorifica” è l'amore. Quel corpo elevato tra cielo e terra è l'amore definitivo, l'amore che salva. Come si traduce questo amore dopo la risurrezione da morte del Signore? Percorrendo le straordinarie narrazioni degli Atti degli Apostoli troviamo una prima risposta. Pietro, e in particolare, Paolo e Barnaba, vedono fiorire la Chiesa. Una Chiesa senza barriere. Una Chiesa non riservata o chiusa. Ma una Chiesa spalancata sul mondo. Sui tantissimi pagani che aspettano di conoscere Gesù. Quando lo conoscono ne rimangono affascinati e gli apostoli pieni di gioia e di gratitudine. È una Chiesa che veramente fiorisce dal terreno buono della testimonianza certa, credibile, offerta anche attraverso il dono della propria vita. Ma allora si sta realizzando il sogno entusiasmante dell'Apocalisse! C'é una nuova Chiesa sposa, preparata per lo sposo. Una Chiesa che è tenda di Dio con gli uomini. Questa umanità formerà un solo popolo e Dio abiterà in mezzo a questo popolo ed esso apparterrà a Dio. Si compie la promessa dell'amore più grande: Io, Gesù, sarò tuo sposo e tu Chiesa-Popolo mio sarai la mia sposa. Con questa certezza cosa può temere la chiesa? Se soffrirà sarà Dio che asciugherà le lacrime dai suoi occhi. Non conoscerà più la morte, il lamento, l'affanno, perché saranno create solo cose nuove, tutto sarà un'altra realtà, non più quella di prima.

C'è da rimanere sconcertati e felici: in noi si realizza quello che dice Gesù: “Ecco io faccio nuove tutte le cose”.

Le nostre comunità hanno i germi della novità della Pasqua. Non sono carcasse senza vita e pesanti. Non sono vecchiume paludato con abiti nuovi. Sono una cosa nuova. Sono il Volto splendente di Gesù visibile ad ogni uomo. Perché allora l'umanità, oggi, fa fatica a riconoscere questa novità? Penso che ci sia una spiegazione: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.

La novità, la rivoluzione, lo scompiglio pasquale, viene dal nostro amore reciproco. Ma un amore vero, non dichiarato a parole. Un amore che non crea ambiguità, ma trasparente. Un amore che è pronto a donarsi realmente. Ciascuno di noi è invitato, da Gesù, a interrogarsi su questo comandamento nuovo dell'amore. Con sincerità, senza infingimenti. Io devo chiederlo a me stesso: “Amo i miei fratelli nella fede, oppure ho tante riserve, tanti distinguo, tanti pregiudizi, tante durezze?”.

Forse le nostre comunità hanno perso il gusto di interrogarsi sull'amore. Lo danno per scontato. O rimuovono tutte le ferite inflitte all'amore. Dovremmo morire dal desiderio di questa cosa nuova: l'amore. Solo da questa fonte possono scaturire relazioni sincere, convergenze missionarie, mani che si aprono per accogliere chiunque. Abbiamo bisogno della novità dell'amore. Se ti guardi dentro, ti accorgerai che quel tratto di amarezza, che è sempre presente come sottofondo occulto, ha la sua origine nelle molte mancanze di Amore.

Gesù, a volte le tue parole mi turbano, al punto da farmi dubitare sull'autenticità dell'amore con il quale ti seguo. Trovo in me tante ferite, tanto sangue che scorre. Mi accorgo che ancora non ho imparato ad amare come ami tu. Io ho scelto la tua Chiesa, io amo la tua Chiesa. E' mia Madre. Perché allora basta un disaccordo, uno sgarbo, una corsa non sempre leale ai primi posti per mettermi in difficoltà? Il comandamento che tu ci hai lasciato, come testamento, prima della tua morte in croce, non ha fatto breccia nel mio cuore. E' a scartamento ridotto. Fa preferenze. Sceglie gli amici per escluderne altri. Si riempie di parole piene di apertura, in realtà è un amore chiuso, rachitico, meschino, inappagante.

Mi chiedo Gesù: ti sto lasciando spazio dentro di me perché tu faccia del mio cuore una cosa nuova? O mi piace il vecchio, il sicuro, il mio piccolo pensiero, il mio orizzonte ristretto?

Gesù, stravolgi la mia vita, i miei sentimenti, le mie decisioni e donami un cuore nuovo, uno spirito nuovo, un amore nuovo. Sono certo che se mi lascerò forgiare da te, se ne accorgerà ogni persona che mi incontra. Vedrà il tuo Volto nel mio volto, le tue azioni nelle mie azioni, i tuoi pensieri nei miei pensieri, il tuo amore nel mio amore. Di questo, Gesù, ho urgente bisogno.
Di questo ho desiderio cocente. E non posso dire: “Ma gli altri non si pongono il problema, vanno dritti per la loro strada”. Tu mi rispondi: “Getta la tua goccia nel mare e il mare si trasformerà”. Se troverò questa umiltà di cuore, sono sicuro che tu proverai felicità per me e ancora una volta mi manderai, nonostante i miei limiti, come testimone della tua Pasqua. Mi dirai: “Seguimi”, sapendo che anche io, se voglio essere discepolo, devo accogliere con gioia di essere glorificato attraverso la croce.

Don Mario Simula