Commento su Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

II Domenica di Avvento (Anno C) (9 dicembre 2018)

Il periodo di Avvento ci viene proposto come preparazione alla venuta del Signore che si incarna in una donna per la nostra salvezza. Grande momento per l'uomo per rivedere il percorso della propria vita e “pulire da tutto ciò che non è perfetto e lasciarla libera per il Cristo che scende fra noi come un “bambino”.

L'avvento è un periodo di attesa della venuta del Signore nella storia di ogni uomo e di tutta l'umanità, tempo da vivere nella gioia e nella speranza.

Vivere l'avvento significa anche preparare la nostra anima pronta ad accogliere quel Gesù che viene, scende dal cielo per incontrarsi con ciascuno di noi e questo incontro ci darà la possibilità di cambiare la nostra esistenza, ci renderà capaci di seguirlo e di camminare nelle sue vie.

Nella liturgia di domenica scorsa il profeta Geremia annuncia la venuta di un germoglio nuovo discendente dalla casa di Davide che porterà nel mondo la gioia e la giustizia, Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà in pace.

Nel vangelo Luca invitava l'uomo ad essere pronto quando verrà sulla terra il virgulto giusto. Allora ci sarà grande sconvolgimento fra cielo, sole, stelle, mare, ci sarà un caos nel mondo, quando il Figlio dell'Altissimo, avvolto in una nube, verrà tra noi: è in quel momento che si avvicina la salvezza dell'umanità e l'uomo deve essere pronto a vegliare per non trovarsi impreparato alla venuta del Salvatore.

Nella seconda domenica di Avvento, la liturgia ci invita alla conversione necessaria per accogliere il Cristo che viene nel mondo per cambiare il corso della storia, Dio ci salva nel tempo e negli avvenimenti della nostra vita terrena.

La liturgia ci chiede di saper vedere, di guardare in alto, di guardare verso Dio, perché solo in lui troveremo la speranza di una vita nuova dominata dalla presenza del Cristo con noi per giungere alla salvezza finale.

Nella prima lettura il profeta Baruc invita il popolo ad abbandonare il lutto e le afflizioni derivate dall'esilio, perché nascerà colui che porterà la luce e la gioia nel mondo. La luce della Parola illumina il cammino dell'uomo di oggi, perché essa è sempre attuale e corrispondente ai nostri giorni.

Il profeta, quasi come in una lirica, presenta Gerusalemme adornata e resa splendida dalla gloria del suo Dio davanti a tutte le creature, la sprona ad andare sull'altura a guardare verso oriente; allora vedrà la moltitudine dei suoi figli che furono portati in catene in esilio in Babilonia e che ora tornano nella gioia. Dio ha concesso loro di tornare e proprio lui spianerà tutte le montagne e tutti gli ostacoli al fine di agevolare il cammino del suo popolo.

Il profeta può sembrare perlomeno “strano” a coloro che sono rimasti in città; infatti sulla famosa collina non si vede nulla se non delle rovine come quelle del tempio. Il profeta, con il suo dire, vuole far comprendere che solo la speranza e la fede ci possono far intravvedere cieli nuovi, momenti diversi, situazioni che portano alla felicità di una vita serena e produttiva. Affinché questo avvenga è necessario diventare capaci di alzare lo sguardo in alto, cioè guardare verso Dio.

Con il ritornello del salmo 125/126 “Grandi cose ha fatto il Signore per noi” il salmista incita l'uomo a seminare e a lavorare per un mondo nuovo.

Nei versetti si intravvede la gioia che il popolo prova all'annuncio della venuta del Signore, che rinnoverà la loro esistenza. Ristabilisci o Signore le nostre strade, sappiamo che chi semina nelle lacrime raccoglierà il frutto nella gioia.

Nella seconda lettura l'apostolo Paolo ringrazia i fratelli di Filippi perché collaborano con lui alla diffusione della Parola, Paolo prega per loro infatti non si deve pensare solo alla propria salvezza, ma si deve trasmettere il vangelo a tutti.

Luca, nel brano di vangelo, puntualizza l'importanza della conversione, come predica Giovanni, figlio di Zaccaria, visitato nel deserto dalla Parola di Dio. La parola viene predicata da quasi uno sconosciuto, uno un po' “selvaggio”, che viveva da solo nel deserto e la sua predicazione si espande e il popolo viene da lui per farsi battezzare.

Inizia il brano con un elenco preciso e maestoso di tutti coloro che governavano in quel tempo, compresi Anna e Caifa, ma la Verità ci viene non dalle città, non da personaggi importanti, ma dal deserto e da una persona che annuncia la venuta del Cristo e quindi invita alla conversione attraverso il Battesimo al fiume Giordano.

Giovanni infatti percorre tutta la regione del Giordano predicando un battesimo per il perdono dei peccati. Giovanni era stato preannunciato da Isaia quale “...voce che grida nel deserto, preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, ogni burrone sia riempito, ogni monte e colle sia abbassato, i passi tortuosi diventino diritti, i luoghi impervi siano spianati, ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Le parole di Isaia possono essere valide anche per noi, oggi. La Parola ci invita a non guardare gli avvenimenti negativi e positivi che avvengono nel mondo attuale, ci chiede di non vedere solo ciò che è presente sotto i nostri occhi, di guardare le situazioni e ciò che ogni giorno ci viene trasmesso dai media, non solo dal punto di vista di ciò che ci viene detto o che constatiamo personalmente, ma ci invita a guardare oltre, a credere nel domani, a sperare in un mondo diverso e più umano, dove possa regnare la collaborazione e la condivisione fra gli uomini.

Anche per noi sarà utile che le strade siano spianate, che le montagne siano abbassate, che vengano eliminati i burroni, sarà utile che anche la terra con i suoi elementi ci aiuti a percorrere le vie che Dio Padre ha voluto per ciascuno dei suoi figli.

Concedici Signore, in questo Natale, la capacità di accoglierti in noi e con te di vedere con occhi nuovi e pieni della tua luce il domani che ci attende da vivere insieme a te.

Per la revisione di vita di coppia e di famiglia:

- L'Avvento è per noi un periodo in cui ricercare la “conversione” della nostra anima o piuttosto sono solo quattro settimane che precedono la grande festa della nascita del salvatore?

- Per noi “convertirsi” significa “voltarsi indietro”, per rivedere la nostra vita per adeguarla alla Parola che unica ci può salvare?

- Siamo capaci di “guardare in alto” per “cercare e vedere il volto di Dio”? Solo così troveremo la speranza del domani e della vita futura. Se non lo abbiamo mai fatto, proviamoci ora!

- Conversione significa anche fare spazio, liberare il nostro cuore da tutto ciò che è superfluo e una volta liberato capace di accogliere il Cristo in noi. Allora si realizzerà in noi il natale! Crediamo questa realtà?

- Giovanni Battista, precursore del Messia, predica la sua prossima venuta, ma noi crediamo veramente che quel “bambino” è il Figlio di Dio, il salvatore dell'umanità?

- Siamo capaci di ascoltare e di imitare chi testimonia il Cristo con il proprio quotidiano?

Gianna e Aldo - CPM Genova