Come un bimbo svezzato

don Luciano Cantini

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (7 ottobre 2018)

Gli presentavano dei bambini

C'è un contrasto, o almeno sembra, tra i discorsi importanti, realtà complesse, problematiche esistenziali e il racconto che segue. Si avvicinarono, alcuni farisei, ma con lo scopo di metterlo alla prova; domandavano a Gesù non per sapere ma per trarlo in inganno. Gesù mette loro davanti: la durezza del vostro cuore. I discepoli non sono tanto convinti, conoscono la realtà della vita e quanto questa sia complicata; allora, nella intimità della casa, liberi da condizionamenti e sotterfugi domandano ancora, quando i loro discorsi vengono interrotti perché gli presentavano dei bambini.

I discepoli, in ansia per le domande che ancora dovevano fare e per le risposte da ascoltare li rimproverarono.

Così Marco prepara un quadretto con grande maestria, mette avanti discorsi importanti, atteggiamenti da adulti, sotterfugi e inganni, per presentare dei bambini: la durezza e la semplicità del cuore.

S'indignò

proviamo a immaginare, senza troppa difficoltà, perché i bambini di allora non sono molto diversi dai bambini di oggi: sono pieni di energia, hanno bisogno di giocare, di relazionarsi, di muoversi... e i discepoli? Come gli adulti di oggi li rimproverarono: state fermi, state buoni, non alzate la voce, non correre... anche in chiesa succede la stessa cosa, quello è un mondo per adulti, si fanno cose serie, discorsi importanti, si affrontano problematiche esistenziali.

Gesù, al vedere questo, s'indignò. Fa bene agli adulti e al mondo, troppo spesso sussiegoso del clero, contemplare questa indignazione (gli altri vangeli nel raccontare lo stesso fatto non riportano questa indignazione).

Il verbo indignarsi [aganakteō] descrive una situazione interiore di collera, un atteggiamento deciso, forte. Come alla richiesta di occupare i primi posti (Mc 10,41) o come per lo speco di profumo (Mc 14,4). Sembra una reazione eccessiva, l'intenzione dei discepoli era buona, volevano tutelare il Signore (la dignità del luogo sacro, la serietà della azione liturgica), l'importanza di ciò che si stava facendo. Gesù si indigna per l'ambizione egoistica degli adulti, del loro mondo, dei loro pensieri, della complessità delle loro problematiche.

Lasciate che i bambini vengano a me

Il testo del vangelo è meno descrittivo di quel che sembri; l'espressione “venire a me” non implica l'affettività, la relazionalità quanto piuttosto “la Fede” (cfr. Gv 6,44). Le immagini di Gesù con i bambini che l'arte ci ha regalato hanno la prerogativa di raccontarci l'aspetto affettivo, relazionale, tenero con cui si conclude il brano: prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

La motivazione addotta da Gesù perché non sia impedito ai bambini di andare “a lui” è tutta teologica: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.

Qui è posto il senso del contrasto tra gli adulti che pensano, distinguono, elaborano, riflettono, indagano, e quello dei bambini che si fidano. Il bambino non è irragionevole, istintivamente avventato, ma ha la capacità di fidarsi, di accogliere l'affetto che gli è dato. I bimbi non pianificano, non programmano ma accolgono il presente che gli viene offerto; è l'adulto che vuole possedere la realtà, vuole vincere, allora trama, inganna, seduce, provoca, come i farisei nell'inizio del racconto.

Gesù presenta i bambini come modello: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio, perché hanno la capacità di fidarsi, di accogliere e di essere accolti. I bambini si abbandonano tra le braccia degli adulti: Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l'anima mia (Sal 131,2).