Perdono, riconciliazione e carità: questa è la Domenica della Divina Misericordia

padre Antonio Rungi

II Domenica di Pasqua (Anno B) (8 aprile 2018)

Come è noto, San Giovanni Paolo II, Papa, ha dedicato la Domenica in Albis, ottava di Pasqua, alla Divina Misericordia.

Ed oggi noi celebriamo questa speciale Domenica per ricordare a noi che il Dio in cui noi crediamo è un Dio che ci perdona, perché ci ama profondamente e non vuole che nessuno dei suoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell'Inferno.

In questa domenica, quindi, siamo chiamati a verificare lo stato di grazia in cui ci troviamo. Se viviamo nell'amicizia con Dio o continuiamo a vivere nel peccato, senza sentire il bisogno di chiedere perdono e di riconciliarci con Dio e con i fratelli.

Sappiamo pure che questa speciale Domenica, dedicata alla Divina Misericordia è stata il frutto di una rivelazione di Gesù a Santa Faustina Kowalska, polacca, da cui ha avuto poi origine la pratica della pietà popolare della coroncina della Divina Misericordia, che si è diffusa in tutto il mondo ed è pregata da milioni di cattolici in tutto il mondo ogni giorno alle ore 15.00, ora in cui Gesù Cristo è morto sulla croce per noi.

In questa Domenica vogliamo domandarci il perché di questo titolo assegnato al giorno del Signore, nell'ottava della Pasqua.

La risposta la troviamo nei testi biblici e soprattutto nel brano del Vangelo di San Giovanni in cui è descritta la prima apparizione di Gesù agli Apostoli nel Cenacolo, in assenza dell'Apostolo Tommaso.

Leggiamo, infatti, che “la sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Il mandato missionario ed apostolico al gruppo degli Undici è esplicitato nella sostanza e nella forma da Gesù stesso.

Si tratta di un mandato per la riconciliazione e per la remissione dei peccati. Da qui la titolazione della Domenica in Albis, come la Domenica della Divina Misericordia, in quanto è Dio che ci perdona i peccati, mediante il ministero che Gesù ha affidato agli Apostoli e alla sua chiesa e che la Chiesa continua secondo il dettame di Gesù.

Il Vangelo di questa Domenica non si limita solo a ricordare la prima apparizione di Gesù, ma anche quella successiva, a distanza di otto giorni, quando è presente anche Tommaso e il Gruppo degli Undici è al completo.

Sappiamo Tommaso, di fronte all'informazione che i suoi colleghi avevano dato a Lui circa la prima apparizione di Gesù, aveva avuto dubbi e sollevato riserve. Alla fine, tutto si chiarisce, a livello di fede e di adesione a Cristo, quando “otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Alla base di ogni discorso su Cristo, sulla Chiesa, sui sacramenti, in particolare quelli del Battesimo, della Comunione e della Confessione, che sono centrali nella celebrazione della Pasqua del Signore, c'è la fede e se manca la vede non si comprende nulla di ciò che è grazia e peccato, santificazione o dannazione, misericordia o odio.

Questo è il giorno fatto dal Signore, in cui siamo invitati a rallegrarci e a gioire, perché il suo amore è grande e la sua misericordia è infinita.

Ce lo ricorda il testo del Salmo 117, inserito nella liturgia di questa domenica in Albis come Salmo responsoriale: Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». Dicano quelli che temono il Signore:«Il suo amore è per sempre».

Un amore che per noi cristiani si manifesta, in quel tipico atteggiamento di fede, che è risposta a Dio nella carità e nella verità, come ci ricorda l'Apostolo Giovanni, nel brano della sua prima lettera di questa Domenica, collocata come seconda lettura della liturgia della parola: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”.

Ci identifichiamo e riconosciamo reciprocamente come figli di Dio “quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”.

L'amore porta ad allontanarsi dal male, identificato con la mondanità, con il mondo del peccato. Infatti, “chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità”.

La misericordia di Dio sta in questo atto infinito dell'amore di Dio che ha sacrificato il suo Figlio sulla Croce e poi è risorto per ridare a noi la vita nuova della grazia e dell'amicizia con Dio e tra di noi.

Una comunità cristiana di persone risorte con Cristo a vita nuova, agisce di conseguenza, assumendo uno stile di vita comunionale, ecclesiale e davvero fraterno tra tutti i membri di essa e al di fuori di essa, come sottolinea il breve brano degli Atti degli Apostoli, oggetto di riflessione e meditazione biblica, inserito nella liturgia della parola come prima lettura di oggi: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore”.

I frutti della conversione e della Pasqua si manifestano nella comunità con uno stile di carità che oltrepassa l'egoismo e l'interesse personale e si apre a tutti e generosamente ci si dona a tutti, nel servizio della diaconia e della chiesa che si fa serva come il suo Maestro, fattosi Servo per amore: “Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”.

La Domenica della misericordia, non solo, quindi, ci fa capire la necessità di riconoscere umilmente i nostri peccati e cambiare vita, ma anche di impegnarsi in un servizio di carità che si attua mediante le opere di misericordia corporale e spirituale, come ci ricorda ripetutamente Papa Francesco: “La sofferenza dell'altro costituisce un richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli. (Messaggio per la Quaresima 2015).