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XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (8 ottobre 2017)

“Meraviglia ai nostri occhi”

Buongiorno e buona domenica a tutti!

Magari la nostra domenica sarà in giro a passeggio, per le campagne nei dintorni della nostra città a meravigliarci dei colori caldi dell'autunno, a sentire il freschetto tanto desiderato e a gustare la bontà dei frutti di questo tempo: delle morbide caldarroste, oppure dei funghi saporiti o dell'uva dolce e succosa. Che bello poter gustare e meravigliarsi di tanto splendore che ci circonda!

Anche oggi sembra che il Signore ci accompagni in questa passeggiata e si sia calato dentro questo paesaggio, approfittando di tanta bellezza per farci comprendere meglio la nostra bellezza. Sin dalla prima lettura del profeta Isaia si parla di una vigna. Anche Gesù apre la parabola parlando di una vigna e del lavoro meticoloso e attento del suo padrone, descrivendo la cura con cui la prepara prima di lasciarla in mano ai suoi vignaioli: assesta il terreno, scava la buca, pianta la siepe, ogni cosa è pronta per farla crescere forte e rigogliosa. Già prepara persino la torre e il torchio per la vendemmia, per gustare del frutto di questo lavoro: il buon vino per le feste e le occasioni speciali!

Sin dalle prime righe della parabola Gesù sottolinea la cura e la tenerezza con cui il padrone segue la nascita e la crescita di questa sua vigna. Così Gesù ci aiuta subito ad immaginare la cura e la tenerezza che Dio ha nei confronti del creato e, quindi, anche di noi creature e quanto ci tenga a noi e alla nostra crescita.

La parabola continua con il padrone che se ne va lontano e lascia fiduciosamente la sua vigna in mano ai suoi contadini che continuano il lavoro e lo svolgono con talmente tanto interesse, che arrivano a sentirsene padroni. Questa, da un lato, può sembrare una cosa buona, sentendosene i padroni si dedicheranno in modo speciale a questo terreno ed ai suoi frutti.

Purtroppo non è così. Quando arriva il tempo del raccolto e il padrone manda i suoi servitori ad aiutare i vignaioli per la vendemmia e a ricevere la parte che spetta al padrone, accade una cosa bruttissima: i contadini decidono di trattarli male: chi viene bastonato, chi lapidato e chi addirittura ucciso! Il padrone allora decide di inviarne altri, più numerosi, ma i contadini fanno lo stesso. Non vogliono capire che quanto hanno ricevuto non era loro possesso e continuano a fare del male.

In ultimo, il padrone decide di inviare suo figlio, pensando che di lui avrebbero avuto rispetto e lo avrebbero ascoltato. Ma il cuore dei vignaioli è talmente oscurato dal potere che, sapendo che alla morte dell'erede avrebbero ricevuto la metà della ricchezza del loro padrone, uccidono anche il figlio!

A questo punto Gesù si ferma e chiede a chi lo sta ascoltando che cosa avrebbe fatto il padrone della vigna una volta tornato dai vignaioli?! Ovviamente i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, gli ascoltatori che il vangelo ci presenta all'inizio, infastiditi dall'atteggiamento di questi vignaioli rispondono che sarebbero stati uccisi dal padrone che avrebbe consegnato la sua vigna a contadini più onesti.

Ma il Signore stupisce tutti, utilizzando l'immagine della pietra scartata divenuta testata d'angolo (quindi la pietra più importante, senza la quale l'edificio crollerebbe) per spiegare il cuore grande di Dio che è una meraviglia ai nostri occhi!

Che vuol dire tutto questo? ormai sappiamo che Gesù utilizza le parabole e immagini della vita quotidiana per dar modo alle persone di immedesimarsi per poi comprendere fino in fondo il cuore di Suo Padre.

Una volta che Dio si prende cura del creato, lo lascia in mano agli uomini con la speranza che lo vivano come un dono prezioso. Come un regalo da custodire ma di cui non siamo i veri padroni. I vignaioli che se ne prendono cura rappresentano quelle persone che Dio manda per curare e guidare il suo popolo. Non a caso racconta questa parabola ai capi dei sacerdoti e agli anziani che ha mandato per prendersi cura di Israele, e che stanno facendo i loro interessi invece di guidare alla conoscenza del cuore grande di Dio. Così i servitori che il padrone manda per aiutare nel raccolto, rappresentano quelle persone che Dio aveva inviato per aiutare e correggere il popolo di Israele, per guidarlo sulla strada giusta, come i profeti per esempio. In ultimo annuncia che manda il Figlio, Gesù stesso, ma non verrà ascoltato né riconosciuto come Salvatore e verrà ucciso anche Lui. Gesù sta preannunciando quello che accadrà a se stesso, quello che i capi e gli anziani che lo stanno ascoltando arriveranno a decidere: di non ascoltarlo e quindi di ucciderlo.

Ma qui viene il bello: Dio non si vendicherà di tutto questo, bensì il sacrificio di suo Figlio sarà quella pietra solida per la costruzione del Suo Regno di pace e di amore, per la salvezza di tutti e la realizzazione del Bene. Chi ascolterà questa voce e seguirà suo Figlio sarà il popolo che produrrà i frutti di questo Regno!

Attraverso tutto questo Gesù ci ricorda che anche noi siamo i vignaioli e che è bene ricordarci che il creato non è nostro possesso ma un luogo di cui prendersi cura, persone da amare e da imparare ad accogliere e perdonare. Delle volte può capitare d dimenticarci di tutto questo, di sentirci i padroni di ogni cosa: il mio giardino, il mio gioco, il mio amico... tutte cose bellissime, ma quando iniziamo a parlare di “mio” come di qualcosa di cui siamo padroni anziché custodi e difensori, stiamo sbagliando strada. Allora se mamma, papà, la maestra o qualcun altro ci ricordano che siamo amici e non padroni, siamo custodi e non possessori di qualcosa, cerchiamo di ascoltarli e di farci aiutare in questo.

Ricordiamocene in questa settimana: siamo custodi di qualcosa di bello e, come tali, siamo chiamati a prendercene cura e a non sentircene i padroni. Se usiamo l'immagine della parabola è ancora più bella: siamo stati inviati da Dio per una missione importante: custodire e curare il creato e le creature per poi raccogliere i bei frutti della pace dell'amore e della Gioia.

Buona domenica di “raccolta”!

Commento a cura di Elisa Ferrini