Omelie.org (bambini)

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (9 ottobre 2016)

Cari ragazzi, questa domenica le letture si riferiscono ad una malattia, di cui oggi non se ne parla più tanto: sapete dire quale sia? La lebbra! Qualcuno di voi sa di cosa soffre il lebbroso?

La sua pelle diventa a macchie. La cosa peggiore per lui sapete qual è? Se sorgono i sintomi della malattia, deve presentarsi dal sacerdote che lo dichiara "impuro". A questo punto è costretto a portare vesti strappate e capo scoperto; stare da solo, vivendo fuori dall'accampamento - addirittura non può neppure partecipare ai momenti di preghiera con la propria comunità e nel Tempio! - velarsi sino al labbro superiore per poter gridare di essere impuro, quando cammina per strada, per non far avvicinare gli altri a lui. Insomma non vi sembra che si tratti di una brutta malattia? Il povero lebbroso non solo deve vivere il dolore fisico, ma è costretto a stare da solo, perché potrebbe rendere impuri coloro che sono puri! E quanto è brutto vivere da soli e non amati dagli altri: chissà quante volte lo abbiamo vissuto!

Solo Dio può guarire un lebbroso, cacciandolo via da questa situazione difficile! Immaginate allora per il lebbroso quanto sarebbe bello poter guarire! Quanti ne vengono guariti, ascoltando le letture di questa domenica? Solo dieci? Sono dieci solo quelli del Vangelo! In realtà - se ci avete fatto caso - c'è anche un'altra guarigione dalla lebbra: ce ne parla la prima lettura! Chi viene guarito? Chi lo sa dire?

Si tratta di Naamàn, uno dei capi dell'esercito della Siria; quindi è uno "straniero": non appartiene al popolo d'Israele! Eppure il Signore - dimostrandosi il Dio di tutti! - sorprende ancora una volta: tramite Eliseo guarisce dalla lebbra uno straniero, addirittura nemico degli ebrei! Naamàn non solo viene guarito, ma comincia a credere in Dio, non più negli idoli del suo popolo. In un primo momento s'innervosisce, sentendosi offeso da Eliseo, che gli chiede di immergersi sette volte nel fiume Giordano: è troppo orgoglioso! È troppo per un generale di un esercito ricevere ordini da un povero profeta o addirittura seguire il consiglio dei propri servi!

Naamàn pensa che per guarire basti una preghierina e che il profeta lo tocchi con le mani o che addirittura si possano usare le acque di un altro fiume, magari più pulite di quelle del Giordano, piene di fango! Vuole andarsene, ma i suoi servi lo invitano a mettere sotto i piedi l'orgoglio: cede alle richieste di Eliseo e, immergendosi nel Giordano, guarisce! Addirittura vorrebbe "ricompensare" Eliseo con un regalo, che non accetta! Naamàn in realtà vuole a modo suo solo dire "grazie" a Dio! È bellissimo dire grazie, ma non sa che il nostro Dio ama "gratis"! Ma quant'è bello che ogni atto d'amore sia "gratis", così come fa Dio con noi! E noi vogliamo amare "gratis", così come ha fatto Eliseo, facendo passare attraverso le nostre piccole attenzioni al fratello tutto l'amore di Dio per gli altri?

Naamàn è il "primo" guarito di questa domenica, ma ce ne sono altri dieci: non vengono detti i nomi - mentre di lui nella prima lettura ci sono tanti dati -: come mai? Ve lo siete chiesti? In quei dieci lebbrosi c'è ciascuno di noi! E noi siamo forse lebbrosi? Perché? La nostra "lebbra" è il peccato! Si, il nostro cuore è macchiato dal "peccato", come la pelle dei lebbrosi è a macchie! Come i lebbrosi sono esclusi dalla comunità, così anche noi a causa del peccato rimaniamo soli, fuori dai rapporti con tutti! E cosa rimane da fare a questo punto? Non resta che gridare la preghiera: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». È l'atto di dolore più bello e sincero che nasce spontaneamente dal cuore! È brutto vivere con la "lebbra del peccato"! L'amore di Gesù per ogni uomo è così forte, che Egli non può fare a meno di ascoltare il grido dei dieci lebbrosi: coglie il loro pentimento e la loro fiducia!

A questo punto accade qualcosa di "strano": mentre le altre volte Gesù ha imposto le mani o pregato ed è avvenuta subito la guarigione, ora invita i dieci uomini a recarsi dai sacerdoti. Perché? Sono questi che, oltre a confermare la presenza della lebbra, danno il "certificato" per l'avvenuta guarigione! Ma ancora non sono guariti: come faranno a presentarsi dai sacerdoti!

Non vi sembra molto strano questo atteggiamento di Gesù? Cosa ci vuole dire? Forse veniamo scelti da Lui per seguirlo, perché siamo i più bravi, i primi della classe? No! Egli ci sceglie, nonostante i nostri peccati e difetti, per renderci veri suoi discepoli! Ci sceglie con la nostra "lebbra", perché, camminando dietro a Lui, vivendo il suo Vangelo, possiamo essere guariti! E i dieci uomini, mentre camminano verso Gerusalemme, vengono guariti!

Colpo di scena! Quanti ritornano a lodare Dio? Solo uno! Vi ricordate la sua regione di origine?

Nel Vangelo è sottolineata! Si tratta di uno dei samaritani, malvisti ed esclusi dagli ebrei!

Insomma è ritornato da Gesù il "peggiore" dei dieci; infatti, è un "escluso" per ben due motivi: sia per la lebbra che per il suo essere samaritano! Nonostante tutto questo, uno "straniero" e "nemico" degli ebrei - anche Naamàn lo è! - ha capito veramente chi è Gesù e vale la pena seguirlo sino in fondo!

Come possiamo applicare a noi la Parola di questa Domenica? È importante considerare che nulla ci è dovuto, anche ciò che ci sembra scontato! La colazione ben preparata al mattino dalla mamma appena svegli, un bel sorriso della maestra a scuola, una qualsiasi attenzione rivoltaci da chiunque durante le nostre giornate: sembrano gesti scontati o dovuti, ma in realtà sono degli atti d'amore nei nostri confronti, espressione della tenerezza di Dio. Allora la parola "grazie" deve scaturire dal profondo del cuore nei confronti dei nostri donatori per il dono ricevuto! Il primo "grazie" a Dio: con quante attenzioni durante la nostra giornata ci ama! Posso suggerivi una preghiera bella da fare magari la sera prima di coricarsi? Ripensare con la mente tutte le cose belle della giornata attraverso cui Dio ci ha amato e dirGli: "Grazie!".

Sarebbe bello dire un "grazie" con un mega sorriso anche a tutti coloro che ci riempiono di attenzioni! È un modo geniale di amare e di seguire Gesù!

Commento a cura di Giuseppe Gagliano