Commento su 1Re 19,16.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26 giugno 2016)

Può essere capitato a noi o a qualcuno a noi vicino di aver fatto esperienza di un momento in cui si sente che la propria vita prende una nuova direzione. Capita da ragazzi quando si inizia un ciclo di scuola diverso, quando si sceglie l'università o quando ci viene offerto il primo lavoro; oppure ancora quando incontriamo una persona speciale, un amico, o un altro/a che ci fa cambiare opinioni, abitudini, stile di vita. La stessa cosa che succede ai protagonisti delle vicende descritte in alcuni "quadri" nelle letture di questa domenica.

Nel primo quadro tratto dal Libro dei Re un ricco Eliseo ara con dodici paia di buoi. Sembra essere un'abitudine ed una sua peculiarità compiere questo lavoro così pesante per preparare una terra difficile ad essere seminata. Ma giunge Elia che ha ricevuto la missione di passare a lui il testimone di profeta. L'incontro è un'investitura, ma si svolge come un fulmine a ciel sereno: il profeta getta il mantello sulle spalle del giovane, che comprende al volo quanto sta succedendo e senza esitare aderisce alla chiamata. Lascia la ricca dotazione, va a salutare i genitori e ritorna per seguire Elia che nel frattempo ha simbolicamente bruciato il giogo che legava gli animali, ma anche Eliseo a quella vita, per compiere un sacrificio. Ora Eliseo è libero!

Nel secondo quadro del Vangelo Gesù, similmente ad Elia, parte per compiere la missione affidatagli dal Padre. E' seguito dalla piccola folla dei discepoli. In Samaria gli è impedito l'ingresso ed è cacciato in modo pretestuoso: non sei dei nostri, sei in cammino verso un luogo che ci è avverso, nessuno ti seguirà. La reazione sanguigna dei discepoli ha i toni delle tentazioni subite da Gesù nel deserto: "dì una parola tutto sarà cambiato". I Samaritani che l'hanno rifiutato dovranno ben ricredersi se riceveranno una sonora lezione. Gesù allora rimprovera i suoi discepoli: la buona notizia si accoglie liberamente, essendone convinti e senza imposizioni.

Seguono tre quadri consecutivi in cui si presentano diversi personaggi: il primo promette disponibilità ad andare ovunque in qualunque condizione, ma lascia subito perdere perché l'entusiasmo di un momento viene sopraffatto dall'idea delle scomodità necessarie per seguire Gesù. Quanto assomiglia a noi questo mancato discepolo che non sa rinunciare alle sue comodità!

Un altro riceve l'invito direttamente da Gesù: «seguimi!». Ma egli pur non declinando l'invito evita di accodarsi, prende tempo e perde la sua occasione. Gesù passa in quel preciso momento e non tornerà più a cercarlo. Quanto è simile a noi anche quest'uomo, che ha una vita senza vita come priorità e non sa riconoscere il tempo buono per cambiare la sua esistenza!

Anche il terzo promette di unirsi alla sequela di Gesù, ma non riesce a spezzare il legame con la sua vita precedente. Quante volte succede anche a noi di guardare indietro nella nostra vita invece di abbandonarci con fiducia alla "provvidenza"!

Come cristiani interroghiamoci su quale sia la nostra risposta alla chiamata: pronta come quella di Eliseo, dubbiosa come quella di chi non vuole rinunciare alle sue comodità, vuota come quella di chi ha altre priorità, o non sa staccarsi da se stesso e dal suo egoismo.

Come sposi cristiani viene chiesto anche a noi nel giorno del matrimonio di aderire al progetto preparato per noi da Dio: lasciarci avvolgere dal mantello della sua grazia, come Eliseo, saper accettare la sfida di rinunciare ad un po' di noi stessi per guadagnare l'altro, del "lasciare il padre e la madre per essere una carne sola", nel guardare sempre avanti con la certezza che il progetto da lui preparato è per la nostra felicità.

La vera fatica -ben lo sanno gli sposi- è la dimensione del tempo, il "tutti i giorni della mia vita": non si può essere marito o moglie a giorni alterni o solo qualche volta a settimana, lo si è sempre ad ogni ora. Allo stesso modo non si può essere cristiani "stop and go" -credenti sì, ma non praticanti- o solo in occasioni particolari, ma lo si è sempre ed i nostri pensieri e le nostre azioni devono renderne conto continuamente.

Lo stile è indicato da Paolo: si è cristiani non solo se si è buoni cittadini (si vive secondo la legge), ma se si mette amore in quel che si fa e ci si lascia guidare dallo Spirito.

Per la riflessione personale e di coppia:

- In quale occasione abbiamo fatto esperienza di chiamata? Che cosa abbiamo provato? A chi o a che cosa abbiamo attribuito la chiamata? Quanta energia abbiamo messo nella risposta e per quanto tempo?

- Pensando ai tre personaggi del Vangelo:

* A quali comodità sarebbe per noi difficile rinunciare?

* Quali sono i tempi buoni in cui risvegliare il nostro cuore?

* Quanto siamo legati alle nostre abitudini e quanto ci lasciamo condizionare dalla nostra storia passata?

- Per gli sposi, quanto riusciamo ad amare l'altro/a "tutti i giorni della mia vita"?

- Quando ci sentiamo stanchi e provati, dove e come cerchiamo nuova energia?

Giacomo e Giuliana Mussino di Torino.