Amore genera Unione

Marco Pedron

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (7 ottobre 2012)

Siamo al capitolo 10 del vangelo di Marco e il versetto prima di questo vangelo dice: "La folla accorse di nuovo da Gesù e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare" (Mc 10,1).

La gente va da Gesù perché sente che le sue parole parlano al cuore, perché sente la verità di ciò che dice. Questo è pericoloso perché se la gente ascolta Gesù, se lo segue, si allontana dalla Legge. Per questo arrivano i farisei per limitarlo: dev'essere fermato subito. Un uomo che annuncia la verità è (e sarà sempre) troppo pericoloso.

Pensate a Padre Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, quartiere controllato dalla criminalità attraverso i fratelli Graviano, capimafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella. Cerca di togliere i bambini dalla strada facendo vedere loro che il rispetto si può ottenere anche senza essere criminali, ma semplicemente proponendo le proprie idee. Parla più volte contro la mafia anche dal pulpito della chiesa. Il giorno del suo 56° compleanno viene ucciso dalla mafia.

L'uomo libero è pericoloso perché non lo puoi fermare. Lui non obbedisce a nessuno se non a Dio, lui non si fa fermare dalla paura, lui segue i suoi valori e il suo messaggio.

Vanno da Gesù non per imparare come la gente (Mc 10,1), ma per tendergli un agguato, per tentarlo: "E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".

Osserviamo: "E' lecito ad un marito..." ("E' lecito": il problema delle menti piccole è sempre capire se è giusto o sbagliato per sapere se si è bravi o no).

Perché non dicono anche: "E' lecito ad una donna..."? Ma una donna poteva ripudiare il proprio marito? Assolutamente no! L'uomo poteva ripudiare la donna, fare quello che voleva, ma se lo faceva la donna veniva lapidata. E tutti la pensavano così (lo diceva anche la Legge, la Bibbia): ma perché tutti pensano così non vuol dire che sia giusto!

Gandhi racconta di sé: "Fui sposato con una donna che non avevo mai visto prima. Nessuno ci trovava niente da dire, perché tutti erano dell'idea che ci si abitua l'uno all'altro e che l'amore, ossia l'intesa sessuale, ad un certo momento verrà da sé". Tutti erano d'accordo su ciò. Era la mentalità del tempo. La pensavano tutti così; ma non che fosse giusto. Non che fosse il disegno di Dio.

1. Perché tutti pensano una cosa, perché tutti diano per giusta o scontata una cosa, non è detto che sia vera o giusta. Quanti dicono: "Si può fare, perché non farlo? Lo fanno tutti, la legge lo permette, perché dovrei non farlo?".

2. Ciò che è giusto secondo la legge non è detto che sia giusto secondo l'amore, il cuore.

Qualunque cosa Gesù dirà in risposta alla domanda, comunque non andrà bene e finirà male. Infatti se dice: "Sì", cioè se Gesù si pronuncia a favore del ripudio, ottiene il facile consenso della folla ma rinnega quanto insegnato nel discorso della montagna (Mt 5,31-32). Se, invece, Gesù dice: "No", cioè se Gesù si dichiara contro la pratica del ripudio, va contro la Legge di Dio e accresce l'ostilità di Erode nei suoi confronti.

Già un altro infatti aveva fatto una brutta fine su una questione del genere: il Battista (Mt 14,1-12). Giovanni Battista, infatti, accusava Erode non tanto di aver ripudiato la legittima moglie, visto che la Legge lo consentiva, quanto per essersi sposato con sua cognata Erodiade (Mt 14,1-12), fatto severamente proibito dalla Legge (Lv 20,21).

E Gesù si è già pronunziato contro l'azione stessa del ripudio (Mt 5,31-32): "Chiunque ripudia sua moglie la espone ad adulterio e chiunque sposa una ripudiata commette adulterio". Quindi sanno bene cosa pensa Gesù su questa cosa. E lo sapeva anche Erode, che proprio per questo aveva fatto decapitare il Battista e che era ossessionato da Gesù perché lo vedeva come il Battista "risorto dai morti" (Mt 14,2).

Il tema che affrontano i farisei è infatti la facoltà dell'uomo di ripudiare la moglie. Il ripudio era ammesso dalla Legge, e nessuno lo metteva in discussione, seppure era controversa l'interpretazione delle cause che consentivano all'uomo di ripudiare la moglie per poi potersi nuovamente sposare legittimamente. Lo scioglimento del matrimonio per l'uomo, infatti, non presentava grandi difficoltà in Israele. Il Talmud era molto chiaro: "Una donna è una piaga per suo marito? La ripudi e così sarà guarito!".

La legislazione del Ripudio era basata esclusivamente sul diritto dell'uomo: "La donna può essere ripudiata lo voglia o no". Il Talmud ha un intero trattato (il "Ghittin", da ghet, ripudio) dedicato proprio all'esame dei casi di ripudio.

Per l'uomo il ripudio non era un problema, lo diceva anche il Deuteronomio. Dt 24,1: "Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso (in ebraico ‘erwat dabar), scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa".

Ma cosa voleva dire "qualche cosa di vergognoso" (lett. "nudità di una cosa")? E qui vi erano due interpretazioni di due grandi rabbì: rabbì Shammai e rabbì Hillel.

I discepoli di Shammai erano più rigidi: per "qualcosa di vergognoso" intendevano un comportamento indecente, concretamente l'adulterio.

I discepoli di Hillel, invece, erano più di manica larga: per "qualcosa di vergognoso" intendevano che l'uomo poteva rimandare la propria moglie "anche se ha lasciato bruciare il pranzo...". Rabbi Aqiba insegnava che "se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi" significava che l'uomo poteva ripudiare la moglie "anche se trova un'altra donna più bella di lei".

Di fatto, comunque, l'uomo poteva, quando voleva, ripudiare la moglie per qualsiasi motivo. Questo, si diceva, in nome della Bibbia, perché l'uomo è fatto per la riproduzione: "Siate fecondi e moltiplicatevi" (Gen 1,28).

A quel tempo una donna poteva essere cacciata per qualsiasi motivo: perché usciva con i capelli sciolti; perché scambiava qualche parola con un estraneo; perché bruciava il pasto. Insomma, un maschio poteva "scaricare" la propria moglie quando voleva.

Ma qual era il problema? Che cosa accadeva se una donna veniva ripudiata? Una donna da sola non poteva esistere perché non aveva lavoro. L'unico lavoro al femminile, che non fosse quello domestico, era la prostituzione. Una donna cacciata era una donna destinata "alla fame", al disonore, esposta ad ogni genere di pericoli. Una donna senza un uomo era destinata ad una "brutta fine".

Quindi una donna ripudiata doveva per forza cercarsi un uomo (e sperare di trovarlo!) e quindi per forza compiva adulterio.

Gesù allora chiede loro: "Ma che cosa vi ha detto Mosé?" (Mc 10,3). E loro si giustificano dicendo: "Mosè ce l'ha permesso!". Ed era vero!

E Gesù risponde loro: "Certo che ve l'ha permesso, ma non perché lui volesse così, ma per la durezza del vostro cuore" (Mc 10,5). "Perché voi facevate vivere l'inferno a queste donne, perché le facevate passare di tutto, ma non perché così sia giusto, non perché Mosè abbia voluto così. Mosè l'ha permesso come minore dei mali ma non perché sia giusto, non perché sia il progetto di Dio dell'inizio".

Questo termine "sclerocardia=durezza di cuore" è il termine di Sir 16,9-12. Sono i 600.000 ebrei che, per punizione, non entrarono nella terra promessa per la durezza del loro cuore. E' la mancanza di cuore, di amore, l'irrigidimento, la sclerotizzazione, di fronte alla quale niente neppure Dio può.

Ma allora Gesù è d'accordo o no con il ripudio? Gesù non dice sì e non dice no ai farisei ma si rifà al senso profondo delle cose: "All'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due ma una sola carne" (Mc 10,6-8).

Gesù si rifà al senso profondo che dovrebbe avere un rapporto, un matrimonio, una relazione.

Il piano di Dio si fonda su tre elementi.

1. Li creò maschio e femmina: cioè, sono alla pari.

Pronunciando queste parole Gesù sta facendo, per quel tempo, un atto davvero rivoluzionario. Gesù dà dignità e diritti alle donne, e non ne avevano a quel tempo! Gesù le pone sullo stesso livello del maschio: e non era così a quel tempo! Anche per questo le donne lo amavano. Si sentivano considerate, accettate. In lui trovavano dignità, fiducia. E' per questo che ripete la frase: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contri di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio" (Mc 10,12). Sono sullo stesso piano per Gesù: ma per quel tempo questo era sconvolgente.

D'altronde a noi pare scontato... ma le donne, pensate in Italia, hanno iniziato a votare solo nello scorso secolo! La violenza sulle donne uccide più del cancro e più degli incidenti stradali. Un miliardo di donne, cioè una su tre, sono picchiate o stuprate o mutilate o assassinate per mano del marito, del fidanzato, di un familiare o di un amico. Le donne che hanno subito mutilazioni genitali sono più di 120 milioni. In India nel 1998 sono state bruciate almeno 6000 donne per questioni di dote. In Russia l'anno successivo ne sono morte 14.000 per violenza domestica. Negli Usa viene violentata una donna ogni 90 secondi. In Italia 715.000 donne hanno dichiarato di aver subito uno stupro o un tentativo nel corso della loro vita.

George Orwell, nel libro 1984: "Tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri". C'è ancora chi si considera il "sesso forte". Nessuno è meglio dell'altro. Ma quanta insicurezza e debolezza vi dev'essere in chi ha bisogno di considerarsi "forte"?

2. L'uomo lascerà suo padre e sua madre. Lasciare il padre e la madre non è lasciare la loro casa ma il loro influsso dentro di noi. Non si può sposare qualcuno (partner) se si è sposati con qualcun altro (genitori).

Staccare il cordone ombelicale vuol dire smettere di vivere da bambini e vivere da adulti.

Questa cosa mi è diventata evidente nel caso di una donna che si è sposata ed è andata ad abitare di fianco ai genitori del marito. Ognuno aveva la sua casa, ovvio, ma in realtà la madre di lui (del marito) si sentiva padrona. Per dirla in termini animali, era la madre la femmina capobranco. La donna (la moglie) non riusciva ad avere figli e nessuno capiva il perché. Rimase incinta esattamente il mese successivo al giorno in cui entrarono in una casa nuova. Perché? Da figlia (in quella famiglia era sottomessa, viveva come figlia) divenne donna adulta. Gli adulti fanno figli, i figli no.

La casa dei nostri genitori non è la nostra casa. La nostra casa è quella che ci costruiamo noi. Quella è loro.

3. Poi Gesù dice: "Sicché i due non sono più due ma una sola carne" (Mc 10,8).

Bisogna porre attenzione a queste parole perché qui non si dice che i due saranno un'unica cosa. Perché se i due sono uno, allora uno dei due è scomparso, è stato soffocato, ingoiato, "mangiato" dall'altro.

Una carne sola (in ebr. basar ehad=una carne una, unita) indica un'unità su tutti livelli. Indica il livello divino di unione. Se non si trova un'unità più profonda, oltre quella carnale, non c'è rapporto, non c'è matrimonio perché non c'è amore. Questo è il progetto di Dio: l'amore, l'unità, l'incontro profondo fra i due.

E' questo che l'uomo non deve dividere. Se l'uomo divide il rapporto dall'amore, allora si può stare insieme ma non si è più uno/uniti, si è già divisi e già divorziati dentro.

Quando Gesù allora dice: "L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto", non si riferisce tanto al rapporto di coppia ma a tutto il piano di Dio. Cioè: "Il piano di Dio è l'amore fra i due; se questo cessa, se questo viene diviso, separato (sì insieme-no comunicazione; sì fisico-no affetto; sì unione-no rispetto; sì insieme-no uguaglianza, ecc.), allora cessa il piano di Dio per la coppia".

Un rapporto, nel piano di Dio, deve essere fonte di amore, di felicità, di unità profonda. Se manca tutto questo allora non c'è più niente. C'è solo una forma senza contenuto.

E' importante allora insegnare alle coppie ad "essere una carne unita". Non basta mettere insieme due corpi per essere "una carne unita".

La fedeltà non può essere solo "non fare questo o quello... non trattare male... non picchiare...". La fedeltà è un valore e tutti i valori denotano una positività (se no che valori sono!).

Il problema dei rapporti non è di stare insieme sempre (indissolubilità giuridica) ma di tenere vivo l'amore. Se si terrà vivo l'amore si starà sempre insieme (indissolubilità dell'anima) in un rapporto profondo, intenso.

Essere fedeli nell'amore è molto di più che essere fedeli nel corpo. A volte mi è difficile raccontarti quello che ho dentro, perché mi vergogno, ma voglio esserti fedele... A volte mi è difficile non dare per scontato il mio amore: non te lo dico, non lo dimostro, me ne dimentico... A volte mi è difficile fermarmi e guardarti negli occhi, guardare il tuo animo e ciò che sei dentro... A volte mi è difficile ascoltarti, soprattutto quando ce l'hai con me o quando sono stanco... A volte mi è difficile parlare di certe cose: la nostra sessualità, i nostri problemi, le nostre incomprensioni e preferirei tralasciare... A volte mi è difficile vincere la pigrizia e portarti fuori ad una pizza, al cinema, a fare una passeggiata... A volte mi è difficile dire di "no" a me per dire di "sì" a noi... A volte mi è difficile non pretendere l'impossibile da te o quello che tu non mi puoi dare... A volte mi è difficile accettare che tu mi dica di "no"... A volte mi è più facile "passare sopra", chiudermi, far finta di niente, invece che dirti le cose... A volte mi è più facile guardare a quello che tu non fai piuttosto al tanto che fai... Eppure tutto questo è fedeltà; tutto questo è amore. Tutto questo è creare rapporti veri, solidi, sinceri, trasparenti, dove ci si da e si riceve, relazioni. Non è l'unione che genera l'amore, ma è l'amore che genera l'unione.

Un tossicodipendente ha raccontato il suo peregrinare di comunità in comunità. Ogni volta che arriva in qualche comunità gli dicevano: "Cos'hai combinato? Quanto ti fai? Quanto hai rubato?", ecc. Un giorno arrivò a San Patrignano e quando incontrò Vincenzo Muccioli, il fondatore della comunità, questi guardandolo gli disse: "Hai dei begli occhi". E il tossicodipendente pensò dentro di sé: "Finalmente a casa. Finalmente qualcuno che smetteva di dirmi il male che ero e che vedeva il bene che potevo essere".

Allora, invece di essere come i farisei e condannare e giudicare ("E' lecito..." Mc 10,2), costruiamo perché l'amore sia vissuto e reale.

L'amore è bello: bisogna dire alle persone che vivere l'amore riempie la vita e il cuore, che fa vibrare e che per lui si può vivere e anche morire, rischiare, cambiare e coinvolgersi. Perché c'è chi crede che sia meglio vivere senza l'amore, piuttosto che correre il rischio. Una vita senza amore è una vite triste.

L'amore è possibile: molte persone non ci credono più. Si accontentano. Bisogna dire alle persone che si può amare ed essere amati e che soprattutto si può imparare a farlo.

L'amore è una scuola: non cade dal cielo ma bisogna imparare ad amare, a comunicare, a rapportarsi. Bisogna dire alle persone che devono imparare a farlo, che non nasce da sé, che non tutto ciò che credono amore lo è.

Pensiero della Settimana

L'unica battaglia che non puoi vincere

è quella che non vuoi combattere.