Commento su Primo Samuele 8, 5

Casa di Preghiera San Biagio FMA

Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (13 gennaio 2012)

Stabilisci per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli.

1 Sam 8, 5

Come vivere questa Parola?

Israele, nel periodo storico qui descritto, è costituito da una corporazione di tribù, governata saltuariamente da alcuni uomini definiti "Giudici". Samuele è appunto l'ultimo di essi. La situazione sta però evolvendo verso la costituzione di una vera a propria nazione. Politicamente si avverte la reale necessità di un governo centralizzato.

Una cosa più che naturale, eppure la pericope biblica di oggi presenta un Samuele titubante di fronte alla richiesta di un re, in cui percepisce un più o meno palese rifiuto dell'assoluta sovranità di Dio. In realtà la richiesta appare viziata da quel "come tutti gli altri popoli".

Israele vive la sua situazione come un segno di inferiorità e vuole rimuoverla per acquistare lustro dinanzi agli altri. È la tentazione dell'apparire che rischia di mettere in ombra la grandezza del suo essere, radicata nell'appartenenza a Dio. Una tentazione che non ha risparmiato nessun secolo e nessuna porzione della terra, insinuandosi subdola a tutti i livelli: nazionale, familiare, personale.

È strano constatare come convivano tranquillamente insieme il bisogno di distinguersi, magari diventando eccentrici, con quello di non discostarsi dal "tutti fanno così". E si rischia di svendere la parte più preziosa di noi: quella che ci distingue e ci rende unici.

Quest'oggi voglio prendere atto di come vivo il mio essere cristiano: cerco di mimetizzarlo confondendomi tra quanti vivono come se Dio non esistesse, o lo testimonio con umile semplicità?

Rendimi consapevole, Signore, che per lievitare e salare ci si deve certamente immettere nella massa, ma senza perdere le caratteristiche del lievito e del sale.

La voce di uno psicanalista e sociologo tedesco

Purtroppo la storia dell'umanità fino al tempo presente è soprattutto la storia dell'adorazione degli idoli, dai primitivi idoli di argilla e di legno, fino ai moderni idoli dello Stato, del capo, della produzione e del consumo, santificati dalle benedizioni di un Dio idrolizzato.

Erich Fromm