padre Lino Pedron

I Domenica di Quaresima (Anno C) (21 febbraio 2010)

Questo racconto serve per far comprendere il messianismo di Gesù che rifiuta di prendere il potere politico (cfr Mc 6,45; Gv 6,15), di fare un segno divino per costringere tutti a credergli (cfr Lc 11,16; Mc 8,11) e di seguire una via satanica che gli facesse evitare la croce per ottenere il Regno (cfr Mc 8,31-33).

Le tentazioni non sono da relegare solo all'inizio del ministero di Gesù. La sua vita fu tentazione e lotta fino alla fine.

Gesù esce dal Giordano pieno di Spirito. Lo stesso Spirito riempie anche noi e ci conduce nel deserto di questa vita perché usciamo vittoriosi dalla prova.

Il deserto è il simbolo della vita umana; è il cammino verso la terra promessa, verso Dio. E' figura della vita stessa del battezzato, con tutti i suoi pericoli e le sue paure attraverso i quali lo Spirito lo conduce.

I quaranta giorni sono un'allusione ai quarant'anni trascorsi dal popolo d'Israele nel deserto.

Il diavolo è colui per la cui invidia entrò la morte nel mondo (cfr Sap 2,24), colui che insinuò nel cuore di Adamo il sospetto e la sfiducia in Dio e lo portò a disubbidire e ad allontanarsi da lui (cfr Gen 3). E' il vero protagonista del male contro il quale Cristo lotta e vince.

La radice con cui questo male si radica nell'uomo è l'egoismo. Il rimedio al male è la fede.

Gesù è venuto nel mondo per mostrare il vero volto del Padre vivendo da Figlio. La tentazione continua dell'uomo è quella di non credersi creatura di Dio.

La forza per vincere la tentazione è il ricorso alle Scritture, l'obbedienza alla parola di Dio. Il primo pane, la prima sorgente della vita è Dio stesso. Egli non si pone in antagonismo con l'uomo, ma in rapporto di priorità rispetto a tutto il resto: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33).

Gesù non ottiene il Regno perché si abbassa a adorare il diavolo, ma proprio perché lo rifiuta radicalmente. E questa scelta lo porterà sulla croce.

Proprio sulla croce Gesù inaugura il suo regno. Uno dei malfattori aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23,42-43).

Il regno di Dio sulla terra è l'adorazione del vero Dio perché è la libertà dell'uomo da ogni idolo. L'uomo, immagine di Dio, realizza se stesso solo se si pone in adorazione davanti a Dio.

Bisogna obbedire a Dio, non tentarlo. La nostra vita è salva se ci mettiamo nelle sue mani senza porre condizioni, vivendo radicalmente la preghiera insegnataci da Gesù: "Padre, ... sia fatta la tua volontà".

Gesù supera ogni specie di tentazione. Così egli vince tutto il male dell'uomo e crea lo spazio di libertà dal maligno.

Il "tempo fissato" per il ritorno del diavolo è evidentemente il momento della Passione, dove l'istigazione di satana si manifesterà attraverso i capi del giudaismo e perfino attraverso qualche discepolo.

L'opposizione contro Gesù non è stata mossa da zelo religioso o da interesse per l'onore di Dio e dell'uomo, ma dall'attaccamento al proprio potere e al proprio prestigio.

Luca vuole indicare in Gesù, vincitore delle tentazioni del demonio, un modello a cui i cristiani devono ispirarsi nelle lotte che sostengono per non tradire i propri impegni battesimali.