Beati voi

don Roberto Seregni

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14 febbraio 2010)

La scorsa settimana ci siamo lasciati sulle rive del lago di Genesaret. I pescatori hanno fatto l'esperienza strabordante della potenza della Parola di Gesù. Le reti vuote si sono riempite a dismisura. La delusione ha lasciato spazio allo stupore. Hanno lasciato tutto. Hanno seguito Lui.

Mentre sulla pelle ancora stringe il morso del sale, le mani callose si devono abituare in fretta ad altre prese. Non più le funi dell'imbarcazione, ma le mani delle folle e dei malati.

Subito dopo la partenza di Gesù con gli ex-pescatori, Luca intreccia racconti di guarigione, la chiamata di Levi e i primi contrasti di Gesù con scribi e farisei. Dall'alto del monte, dopo una notte di preghiera, il Maestro sceglie i dodici e li chiama apostoli.

E' a questo punto che l'evangelista ci presenta il famoso discorso delle beatitudini. Mi piace sottolineare che esso è indirizzato ai discepoli che seguono Gesù e non alle folle in generale: "Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva..." (v.20). Questo è molto importante perché ci fa capire che Gesù non sta beatificando la povertà! Il Rabbì di Nazareth si rivolge a quelli che hanno lascito tutto, a quelli che lo stanno seguendo ribaltando la loro vita: beati voi, dice. Nel terzo Vangelo, a differenza di Matteo, le beatitudini sono una costatazione, una dichiarazione rivolta ai discepoli.

E' su questa povertà, in questa fiducia totale nella parole di Gesù, che Dio può governare come un vero re, per questo "vostro è il regno di Dio". Non si parla ovviamente di uno spazio geografico, ma di una relazione. Se tu lasci tutto per Lui, Lui si prende cura di te. Tu sei beato, perché hai Dio come tuo custode. Lo abbiamo ascoltato anche nella prima lettura: "Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia" (Ger 17,7). La beatitudine di Gesù è l'annuncio di una custodia fedele per i discepoli che si espongono a povertà, fame, lacrime e incomprensione.

Vorrei anche sottolineare che Gesù non si è limitato a proclamare queste beatitudini, ma soprattutto le ha vissute. Esse sono il suo ritratto. Lui è il povero che ha messo tutto nella mani del Padre. Lui è l'affamato, colui che piange, che è odiato e insultato. I discepoli non solo ricevono un annuncio di beatitudine, ma hanno davanti agli occhi il modello di ogni beatitudine: Gesù.

Buona settimana

don Roberto

robertoseregni@libero.it