Non chi mi dice Signore, Signore…

Monaci Benedettini Silvestrini

Giovedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (25 giugno 2009)

La falsità e l’ipocrisia non si attuano solo nei nostri quotidiani rapporti umani, ma spesso si praticano anche nei confronti di Dio, mentre però tra noi riusciamo anche a farla franca ricorrendo abilmente alle nostre maschere d’occasione, nei confronti di Colui che scruta i cuori e conosce i nostri pensieri prima ancora che li concepiamo nel cuore, non possiamo assolutamente nulla nascondere. «Signore tu mi scruti e mi conosci... penetri da lontano i miei pensieri», dice un salmista. Per questo Egli ci dice che la nostra religiosità non può esaurirsi ed esprimersi solo con belle parole e finte preghiere. Bisogna aderire incondizionatamente alla volontà divina per essere veramente a Lui graditi. Questa verità, se non ben tenuta presente e vissuta, ci potrebbe riservare amare sorprese quando ci troveremo dinanzi al tribunale di Dio. Sentendoci da Lui rifiutati ci verrà da dire: «Signore, Signore, non abbiamo noi predicato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me operatori d’iniquità». Potrebbe apparire paradossale aver fatto tante e tali cose come Gesù le enumera e poi sentirsi dire non vi conosco. Vuol dire che la nostra religiosità potrebbe essere solo apparente e falsa. Vuol dire che si può apparire e fingere di essere fedeli e credenti e poi essere ritenuti «operatori d’iniquità». C’è da riflettere! La parabola che segue dell’uomo saggio che costruisce sulla roccia e dello stolto che costruisce sulla sabbia ci fa comprendere ulteriormente che per resistere a tutte le seduzioni del male, per essere in piena conformità alla volontà divina bisogna fondare tutta la vita in Cristo, la roccia che può rendere solida la nostra casa e incrollabile la nostra fede. La pioggia i fiumi e i venti significano, infatti, tutte le possibili tentazioni e i relativi cedimenti talvolta catastrofici, in cui possiamo incorrere se non saldamente aggrappati a Colui che è la nostra forza.