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TESTO Commento su Luca 18,35-43

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Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/11/2000)

Vangelo: Lc 18,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Un cieco (...) incominciò a gridare: "Gesù, figlio di David, abbi pietà di me (...)". Gesù gli domandò: "Che cosa vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista" (...). E prese a seguirlo lodando Dio.

Come vivere questa Parola?
Anche il Vangelo odierno è un insegnamento sulla preghiera.

Il cieco grida al Signore con insistenza. Lungi dal lasciarsi scoraggiare quando gli altri lo rimproverano perché taccia, egli grida ancora più forte. Appena viene esaudito, la sua preghiera d'intercessione diventa preghiera di lode che coinvolge tutto il popolo. Sono evidenti due caratteristiche indispensabili alla preghiera d'intercessione:

1. la consapevolezza d'avere un assoluto bisogno del Signore. Infatti il cieco invoca pietà;

2. una grande fiducia nell'onnipotenza di Dio e nella sua ferma, amorosa volontà di venirci in soccorso. Il cieco non demorde nel suo intento perché si fida di Gesù.

Così la preghiera non permette che la persona cada nello scoraggiamento e la sospinge poi, come fa per il cieco, sulle vie della lode che coinvolge molti altri sulla strada di Gesù.

Oggi m'interpello ancora sulla qualità della mia preghiera. Riconosco d'avere assoluto bisogno d'essere sanato interiormente da Dio, o nemmeno conosco la mia cecità? E quando la riconosco, la mia preghiera è un gettarmi nelle braccia del Signore? Grido a Lui con fiducia fino a camminare poi con cuore liberato e gioioso nella lode?

La voce di una grande mistica

Dice Dio: "Quanto è dolce all'anima la santa orazione fatta nella casa del conoscimento di se stessa e di Me, aprendo l'occhio dell'intelletto col lume della fede e con l'affetto verso l'abbondanza della mia carità!"
S. Caterina da Siena

 

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