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TESTO Il grande dono di Dio

don Roberto Rossi  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (18/06/2006)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,12-16.22-26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

"Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza per molti". Al centro della celebrazione di oggi ci sono proprio queste parole.

Parole sconcertanti, che devono aver sorpreso gli apostoli e provocato smarrimento.

Parole insolite, che infrangono il rigido cerimoniale della cena pasquale.

Parole profetiche, che offrono il significato di ciò che sta per accadere.

Dentro il dramma della passione e della morte, infatti, c'è un mistero di amore.

Parole che non potevano essere dimenticate perché in esse, nel gesto che accompagnavano, c'era tutta la vita di Gesù.

C'era la sua esistenza, spezzata fino in fondo per gli uomini, per la loro salvezza. C'era la sua voce che annunciava la buona novella, c'erano i tanti suoi gesti di misericordia e di guarigione, di liberazione dal potere del male e di perdono, di risurrezione e di consolazione. E quel vino era veramente il sangue della Nuova alleanza, sangue versato dalla croce su ognuno di noi per rigenerarci, sangue caduto sulla terra degli uomini per trasformarla in un mondo nuovo.

Le letture scelte per questa festa del Corpus Domini hanno una particolare sottolineatura e insistenza sul sangue di Cristo raccolto nel calice durante la celebrazione dell'Eucarestia.

Gli ebrei sigillavano un contratto di alleanza con il sangue delle vittime; così avvenne sul Sinai: Mosè richiama le parole e la legge di Dio, il popolo riafferma la sua volontà di obbedire al Signore; quindi Mosè asperge con il sangue delle vittime l'altare e il popolo; il sangue, sparso sull'altare e sul popolo, indica che tra popolo e Dio vi è comunione. Tutto ciò è un segno, che Gesù porterà a pienezza di significato e di efficacia.

Nell'ultima cena, quello che gli apostoli compirono si riferiva di per sé al passato, si faceva memoria della Pasqua degli ebrei, dalla schiavitù di Egitto. Ma Gesù fa riferimento al presente: «Questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue». Qualcosa del genere si verifica in ogni eucaristia; la messa per sé ricorda la croce, la morte di Gesù, però non come un evento del passato, ma come un avvenimento presente, efficace, salvifico. L'eucaristia è certamente un grande mistero di fede, perché umanamente può sembrare incredibile quello che Gesù compie e chiede. Ma se abbiamo fede, comprendiamo che siamo in cammino verso la terra promessa, e in questa situazione di pellegrini, Dio non ci lascia soli, ma si fa nostro cibo e bevanda. Nel deserto aveva nutrito il suo popolo con la manna, ora ci nutre con il pane vivo, che è Gesù stesso.

Questo è il dono di Gesù: Gesù offre tutto se stesso al Padre per la salvezza degli uomini. A questo atto di offerta Gesù ha fato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucarestia. Gesù si offre e si dona tutto a noi: Prendete e mangiate. In questo modo realizza la nuova ed eterna alleanza.

L'Eucarestia è un grande tesoro, una grande presenza: Dio è presente tra noi. I primi cristiani affermavano anche in mezzo alle persecuzioni o di fronte al martirio: "Non possiamo vivere senza eucaristia. Ignazio di Antiochia usa questa espressione: "Desidero diventare frumento di Cristo".

L'Eucarestia è il dono di Dio per noi. Il Corpo e il sangue di Cristo sono un dono, unico, impensabile, divino. Un dono. non un obbligo, un dovere. L'Eucarestia ci insegna e ci dà forza perché noi diventiamo dono per gli altri. Come Gesù offre la sua vita per noi, noi offriamo la nostra vita per gli altri.

Ci ha scritto il S. Padre nell'Enciclica Deus Caritas est: "La mistica del Sacramento ha un carattere sociale, perché nella comunione sacramentale io vengo unito al Signore come tutti gli altri comunicanti: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" dice S. Paolo.

L'unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Cristo si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi. La comunione mi tira fuori di me stesso verso Lui e così anche verso l'unità con tutti i cristiani. Diventiamo "un solo corpo", fusi insieme in un'unica esistenza. Amore per Dio e amore per il prossimo sono ora veramente uniti: il Dio incarnato ci attrae tutti a sé. Nella celebrazione e nella comunione eucaristica è contenuto l'essere amati e l'amare a propria volta gli altri, come Gesù ci ha insegnato nelle grandi parabole del ricco epulone, del buon samaritano e del giudizio finale".

Il Corpus Domini è una festa pubblica: in essa si manifesta anche esteriormente e pubblicamente la nostra fede. Per noi non esiste un momento più grande dell'Eucarestia: da questo mistero inizia la nostra vita cristiana, da esso si nutre continuamente.

E' opportuno curare anche il nostro comportamento esteriore: come entriamo in chiesa, come partecipiamo alla celebrazione, come ci accostiamo alla comunione, come viviamo il ringraziamento, l'adorazione, il raccoglimento.

Ogni Eucaristia sia per noi il culmine della nostra vita e la fonte da cui attingiamo sempre forza per riprendere, ogni giorno, il nostro cammino.

 

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