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TESTO Commento Matteo 5,43-48

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (18/06/2002)

Vangelo: Mt 5,43-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.

Come vivere questa Parola?

E' questo il segreto per rimettere a nuovo il tessuto connettivo delle famiglie e delle comunità, dove tanto spesso sorgono conflitti. Gesù, infatti, proprio spingendoci oltre l'antica legge (che tutto sommato acconsentiva all'istintività del sentire)) ci apre a un sovrabbondare di amore che ci invade, attraverso il suo mistero di morte e resurrezione. Sì, è sempre Dio a darci la possibilità di amare senza quelle discriminazioni che vengono dalla nostra suscettibilità offesa.. Il suo esempio di Padre? "Fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.". Se dunque Gesù ci invita a dilatare il cuore fino ad amare chi ci è ostile, significa che vuole aiutarci a diventare, in concreto, quello che siamo: figli del Padre celeste, non servi. Ed è lo Spirito Santo che, invocato con perseverante preghiera, ci spinge verso la pienezza della vita filiale che è amare anche i nemici.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, vedrò alla luce dello Spirito Santo, se c'è qualche ostilità all'orizzonte, qui dove vivo. La scommessa, lo so, è che vinca l'amore, che è più del perdono. La scommessa è smetterla di chiedere comprensione, benevolenza, accettazione, simpatia dagli altri. Urge rovesciare le carte e mettere più amore proprio là dove avverto che qualcuno ne ha poco o niente per me. Senza fare la vittima. Senza tristezze. Perché sei tu, mio Dio, a darmi tutto l'Amore. Ed è gioia diffonderlo, col tuo aiuto, proprio là dove non c'è.

La voce di un vescovo dell'Oriente (V secolo)

Quando si comincia pienamente a sentire l'amore di Dio, si comincia, nella sensazione dello Spirito, ad amare anche il prossimo. Quindi se anche succede che una certa irritazione si impadronisca dell'anima sulla quale Dio agisce, essa non rompe il vincolo dell'amore. Giacché, nuovamente accesa dal fuoco dell'amore divino, essa ricerca con grande gioia l'amore del prossimo, anche nel caso che abbia subito da parte di questo torti o ingiurie. Il fatto è che, nella dolcezza di Dio, l'anima consuma interamente l'amarezza della contesa.
Diadoco di Fotica

 

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