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TESTO Dio ci benedica con la luce del suo volto

Antonio Pinizzotto

Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2006)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

«Dio ci benedica con la luce del suo volto» (Salmo responsoriale).

Sono molteplici i motivi che in questo giorno ci radunano attorno alla Mensa della Parola e del Pane di vita, motivi per i quali vogliamo insieme benedire il Signore, che è venuto a visitare il suo popolo e a donargli la salvezza, motivi per i quali chiediamo a Lui di benedirci, perché possiamo sempre camminare nella Luce del suo volto, quella Luce apparsa per dissipare le tenebre del peccato e della morte!

Purtroppo, questo giorno è visto soltanto all'insegna del divertimento sfrenato e del consumismo esasperato. Per tanti che si dicono "cristiani" non è neppure una festa "religiosa", ma solo "civile"; di conseguenza, non vanno a Messa! Vogliamo, nel corso della nostra riflessione, tenere presenti nel cuore questi nostri fratelli, non per giudicarli, quanto per sostenerli con la nostra preghiera.

«I pastori andarono senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia» (Lc 2,16).

La pagina evangelica che abbiamo ascoltato ci riporta a Betlemme, dove il Bambino nato nella mangiatoia riceve l'adorazione dei pastori che vegliavano il gregge.

Gli stessi versetti di questa pagina li abbiamo ascoltati nella Messa dell'aurora di Natale ed ora la Liturgia ce li ripropone in questo giorno in cui celebriamo l'Ottava del Natale; i giorni dal 25 Dicembre al 1° Gennaio la Chiesa li vive come un unico grande giorno... quindi, anche oggi celebriamo il Natale del Signore!

Ci ritroviamo ancora una volta, dunque, ascoltando questa Parola del Signore, nella splendida notte in cui il Salvatore è nato dalla Vergine Maria.

Sono i pastori, gli umili, i poveri di ieri e di oggi i primi ad adorare Dio che si fa uomo: non ci sono i potenti, i ricchi, coloro che hanno il cuore pieno... Andando da Gesù pensano di portare un dono, anche piccolo, ma si accorgono che è Lui che si dona, che si offre a noi, che ci spalanca le braccia e ci invita all'Amore, quell'Amore che solo in Lui può avere la sorgente inesauribile.

La Parola del Signore, pertanto, ci invita a guardare i pastori, ad imitare i loro atteggiamenti, ad andare "senz'indugio" ad adorare il Signore Gesù, fatto carne per noi.

Lasciamo alle nostre spalle il pesante fardello del peccato, che ha chiuso il cuore alla grazia e abbandoniamoci al Bambino di Betlemme per gustare la gioia infinita del Cielo che Dio ha unito alla terra nel Figlio Suo.

«Quando furon passati gli otto giorni prescritti...» (Lc 2,21).

L'evangelista Luca, da buon storico, nell'ultimo versetto del Vangelo che abbiamo ascoltato, ci dà notizia di come Gesù sia, anzitutto, un "ebreo" come tutti gli altri.

Maria e Giuseppe adempiono fedelmente gli obblighi della Legge dell'antico popolo di Israele, compiendo per il loro Figlio tutti quei riti che si compivano usualmente per ogni bambino nato.

Anche qui Dio ci sconvolge con la sua umiltà... oggi, quando nasce il figlio di un sovrano si celebrano giorni e giorni di festeggiamenti. Luca, invece, ci dà notizia della semplicità con cui il Figlio di Dio vive i suoi primi giorni. Questo deve farci riflettere, ancora una volta, sul dono prezioso della vita: ai tanti poveri di oggi, alle giovani donne senza nessuno vogliamo portare il conforto di Maria e Giuseppe che, pur nella gioia grande, affrontarono con tante difficoltà la nascita del loro Bambino. Anche se tutto manca, Dio è con noi, non ci abbandona, ma con il suo Amore riscalda i nostri cuori e ci dona la vera ricchezza, che anche chi ha il portafogli pieno non può avere!

Maria e Giuseppe sono il modello di coloro che vivono nella difficoltà, nell'insicurezza, nella precarietà. Quindi, carissimi giovani, non abbiate paura: nella vicende lieti e tristi della vita Dio è sempre con voi!

«Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).

In questo giorno ottavo del Natale, la Liturgia celebra la solennità di Maria, Madre Dio. Non celebriamo un titolo attribuito a Maria (per esempio la Madonna di Loreto, la Madonna del Rosario, la Madonna delle Grazie...), ma celebriamo un "mistero" della Vergine Maria, quello della sua Divina Maternità.

Sì, Maria è la Madre non solo di Gesù-uomo, è ma è anche la Madre di Gesù-Dio. Ovvero, Ella ha concepito il Figlio Dio nella sua interezza, non ha concepito soltanto la natura umana di Gesù, ma anche la sua divinità.

I Padri della Chiesa hanno riflettuto a lungo su questo mistero; tanti hanno anche abbandonato la fede Cattolica... ma il Concilio di Efeso, nell'anno 431, ci consegna Maria quale Madre di Dio. Celebriamo, pertanto, la più antica festa cristiana in onore di Maria.

Vogliamo guardare a Lei che ci consegna il suo Bambino, che ce l'offre additandoci la via della salvezza.

Vogliamo dirLe la nostra gratitudine per il suo "Sì!" a Dio, che ha aperto a noi la strada della Redenzione.

Vogliamo chiederLe il suo aiuto in questo tempo di grande prova per l'umanità; ci ottenga Lei, la Madre del Verbo, la Sede della Sapienza, ogni grazia e benedizione del cielo.


«Ti benedica il Signore e ti protegga» (Nm 6,24).

La Prima Lettura ci presenta il noto testo che Dio offre a Mosè e ad Aronne per benedire il popolo d'Israele. La Liturgia ci consegna questa benedizione come augurio nel primo giorno dell'anno.

Nell'antico Israele, chi si metteva in viaggio, sia quando partiva, sia quando tornava, si presentava al sacerdote-levita per ricevere la benedizione del Signore.

Anche noi, oggi, vogliamo partire per solcare con entusiasmo nuovo i marosi della storia, portando a tutti l'annuncio della salvezza; per questo vogliamo invocare dal Signore Dio la sua benedizione.

Un nuovo anno che inizia è un grande dono che Dio ci fa: non sprechiamolo! E' un nuovo anno per "Amare" e per "Vivere"!!!

Non credo si possa fare a meno di celebrare l'Eucaristia oggi, che è rendimento di grazie a Dio per i suoi doni!

Forse mai, come in questo giorno, emerge la maturità del cristiano... partecipare oggi all'Eucaristia è voler dire che la nostra vita ed i nostri giorni hanno senso perché sono dono di Dio e non frutto del caso! In questo primo giorno dell'anno non possiamo non aver bisogno dell'Eucaristia, per essere "consorti" della gioia, della liberta, dell'amore, della vita che il Figlio di ci ha ottenuto.

Proponiamo di conformare la nostra vita sempre più a Cristo ed alla Sua Parola, per godere appieno nei nostri giorni dei suoi doni, cosicché il "kronos" possa trasformarsi in "Kairòs", cioè, il tempo cronologico-storico possa diventare il Tempo in cui Dio opera la salvezza.

E' proprio questo l'augurio che noi cristiani vogliamo scambiarci oggi: non la solita stretta di mano e un vuoto sorriso, ma un abbraccio carico di speranza, di Amore e di gioia in cui è contenuta la benedizione del Signore!

«Nella verità, la pace» (Benedetto XVI).

In questo giorno, il grande Papa Paolo VI ha voluto fissare, fin dall'origine del suo minstero petrino, la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace.

Diversi temi, nel corso degli anni, ci hanno guidato a vivere questo primo giorno dell'anno civile come una grande preghiera per l'inestimabile dono della pace.

Quest'anno, il Santo Padre Benedetto XVI ci ha consegnato questo tema: «Nella verità, la pace» !

«Il tema di riflessione di quest'anno [...] esprime la convinzione che, dove e quando l'uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace. [...]

La pace è anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di là delle specifiche identità culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perché non si insinui nessuna forma di falsità ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verità di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verità a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verità della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattative e fedeli alla parola data. [...]

Al giorno d'oggi, la verità della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce ed i suoi atti criminali, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza. [...]

A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verità: i nichilisti negano l'esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l'uomo e per la sua vita e, in ultima analisi, per Dio stesso. [...]

Dinanzi ai rischi che l'umanità vive in questa nostra epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l'annuncio e la testimonianza del "Vangelo della pace", proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace. Dio è Amore che salva, Padre amorevole che desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra loro come fratelli, responsabilmente protesi a mettere i differenti talenti a servizio del bene comune della famiglia umana. Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace» (Benedetto XVI).

Maria, Madre del Verbo, Regina della Pace, ci renda "cristiani nuovi" e ci faccia scorgere l'aurora di un mondo nuovo, dove la Pace e l'Amore "aleggiano" su ogni creatura.

Carissimi nel Signore, buon Anno! Fate di Dio il vostro "compagno di viaggio" e non allontanatevi mai da Lui!

Amen.

 

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