PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Seguire, soffrire e servire: tre indicazioni di marcia segnalate da Gesù

padre Antonio Rungi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/09/2022)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Il vangelo di questa prima domenica di settembre 2022, relativo alla XXIII domenica del tempo ordinario ci indica tre direzioni di marcia sulle quali incamminarci per fare nostre le parole di Gesù: seguire, soffrire e servire. Sono tre verbi che si coniugano perfettamente in colui che vuole vivere di vangelo e con il vangelo in testa, nel cuore e tra le mani.
Abbiamo ascoltato dall'evangelista Luca che Gesù era seguita da una fola numerosa ed Egli vista la consistenza del suo libero e spontaneo seguito si volta verso di esso e comunica il suo pensiero di Maestro che invita, indica e soprattutto testimonia.
Prima cosa da farsi è seguire il suo insegnamento e mettere in pratica la sua parola. Infatti inizia con questo invito rivolto a tutti, senza fare differenza di alcuni: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Seguire è lasciare gli affetti e i legami più cari della propria vita per mettere al centro di ogni cosa il cammino di santificazione personale che passa attraverso un amore totale ed esclusivo del Signore. Gesù chiede la totale disponibilità del cuore e della mente, nonché delle proprie energie per mettersi al servizio del Regno. Non accetta compromessi e parziale dedizione. L'amore verso di lui deve essere totale e in questo amore inglobare quei legittimi amori umani, familiari, naturali che non sono esclusi da questo singolare rapporto tra la creatura e il creatore.
Chi ama Cristo è capace di seguire Cristo sulla via del Calvario, della croce che si fa dono e missione. Seconda cosa da fare è quindi prendersi e portare le proprie croci con dignità. Infatti Gesù stesso ci ricorda nel brano lucano di oggi che “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.
Un cristiano senza la croce vera che sperimenta sulla propria pelle non è cristiano. Non basta farsi il segno della croce per dire che si è cristiani, ma di accettare le prove della vita come le nostre piccole croci quotidiane che pure si ergono sui colli dei nostri desideri e sulle nostre attese e speranze.
Un altro aspetto non secondario della sequela di Gesù è quello di essere previdenti, prudenti e calcolatori in tutti i sensi per arrivare al risultato finale, che è quello della salvezza dell'anima. Da qui l'esempio che porta Gesù per trasmettere ai suoi ascoltatori il senso del sapere vagliare e valutare e progettare.
“Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace”.
Conclusione di tutto il discorso della sequela è quella di distaccarsi da ogni bene, umano e materiale ed incentrare la propria esistenza sulle cose che contano davvero ed identificano nei fatti il vero discepolo di Cristo: “chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Certo chi ha tanto o poco comunque per costui è difficile lasciare tutto per seguire il Signore, ma la storia della santità ci attesta che molti ricchi hanno avuto il coraggio di lasciare tutto e seguire la chiamata di Dio per una povertà vera e totale.
Ma il discorso riguarda anche coloro che non hanno nulla, in quanto nel loro non possedere niente c'è il rischio di sentirsi più in diritto degli altri di avere in tutti i modi qualcosa.
La ricerca del possedere e dell'avere rende più poveri gli stessi poveri. Rinunciare a tutto non è facile per nessuno neppure per chi è già povero per natura o per condizione sociale ed economica. Arricchiamoci di Colui che è il vero tesoro in eterno.

 

Ricerca avanzata  (53999 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: