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TESTO Commento su Matteo 22,34-40

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/10/2005)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Dalla Parola del giorno

Un dottore della legge, interrogò Gesù per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?»

Come vivere questa Parola?

Sottoposto ad un esame di teologia, Gesù risponde bene: il più grande comandamento – dice ai dottori della legge che volevano metterlo alla prova - è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi.

Sulla bocca di Gesù tuttavia queste parole non sono semplicemente una riesumazione della Torah. C'è una ventata di novità che sa di rivoluzione copernicana. Sì, soprattutto per quanto riguarda l'amore del prossimo, tema che Gesù chiarirà raccontando la parabola del buon samaritano. La Torah comandava sì di amare il prossimo come se stessi, ma ad una condizione: che lo si identificasse nel conterraneo, in colui che parla la tua stessa lingua, condivide la tua cultura e la tua religione. Tutti gli altri non contavano, venivano esclusi. Gesù dilata questa ristrettezza di cuore. Prossimo diventa ogni uomo/donna, a qualsiasi popolo lingua cultura appartenga, soprattutto se è ferito, umiliato, calpestato, escluso, discriminato. C'è infatti un codice genetico che accomuna tutti ed è l'essere "a immagine e somiglianza di Dio", fratelli e figli di un solo Padre.

Certo, grazie a Dio, sono finiti i tempi in cui i buoni cristiani chiedevano l'intervento dell'autorità del Papa per sapere se davvero alcuni popoli – marchiati come 'selvaggi' – avessero un'anima, fossero cioè uomini e non bestie. Tuttavia c'è ancora tra noi, uomini e donne del terzo millennio, l'ombra funesta della discriminazione, spesso mascherata più elegantemente rispetto al passato, ma pur sempre incline a ferire e scansare, fino ad uccidere, magari semplicemente con la parola.

Ci doni il Signore, nel sostare in contemplazione dinanzi a Lui, di saper smascherare certi nostri atteggiamenti ambigui e intolleranti, che riducono il prossimo a colui che mi è simpatico, amico, familiare, connazionale,....insomma a colui che, in qualche modo, è come me!

Quando incontro chi, a primo acchito, mi sembra diverso lontano antipatico, Tu, Signore, ricordami che è mio fratello. Rammenta soprattutto al mio cuore che non posso dire di amare Te se non amo lui.

La voce di un Dottore della Chiesa

Che nessuno cerchi di sottrarsi all'amore in nome di un altro amore, perché l'amore abbraccia tutto.
S. Agostino

 

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