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TESTO Ti amo, Signore, mia forza (217)

don Remigio Menegatti  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/10/2005)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Es 22, 21-27) riporta alcune regole specifiche che attualizzano le 10 parole dell'Alleanza, il Decalogo. Il fondamento di ogni richiesta è il Signore stesso e il dono gratuito che ha offerto al popolo eletto. Il Signore si definisce "pietoso" perché manifesta attenzione e profonda tenerezza verso tutti gli uomini e chiede che chi vuole essere suo figlio imiti il suo stile d'amore.

Il vangelo (Mt 22, 34-40) racconta un dialogo tra Gesù e i farisei. Siamo in un clima di crescente contrasto, e gli interlocutori di Gesù cercano apertamente la polemica. Il loro obiettivo è mettere in difficoltà il Maestro, per avere di che accusarlo. Una delle questioni dibattute nelle scuole dei rabbini era l'importanza dei diversi comandamenti. Si chiede a Gesù di stilare una classifica per i comandamenti, quali ritiene i più importanti. Gesù va al cuore della Legge di Dio: l'amore per il Signore e per il prossimo sono i due comandamenti da cui dipende tutto il resto. Sono il fondamento.

Salmo 17
Signore, mia roccia, mia fortezza,
mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;

mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.

Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e benedetta la mia rupe,

sia esaltato il Dio della mia salvezza.

Il salmo nasce probabilmente in un ambiente segnato dalla paura dell'attacco dei nemici. Una città situata sulla roccia, circondata da alte e possenti mura, si considera facilmente al riparo da brutte sorprese.

Per ogni uomo che si trova a fare i conti con situazioni negative, il Signore, assume il ruolo di difesa. Dio diventa baluardo contro ciò che impoverisce l'uomo e lo rende fragile e a rischio.

Chi ha sperimentato la protezione del Signore sa che può invocarlo e non rimane deluso; il Signore è fedele e si prende cura di chi ha fiducia in lui e segue le sue leggi.

Un commento per ragazzi

"Giochiamo?" Una delle cose interessanti che si fanno quando si ha del tempo libero è giocare; è quasi l'unica attività per i bambini, e quella più interessante per i ragazzi. È un momento per riposare, rilassarsi, anche se fisicamente ci stanchiamo. Per giocare servono delle regole, ed è fondamentale che le conosciamo tutti e le condividiamo. Altrimenti il gioco risulta difficile e si prova più il senso della fatica che della gioia. Con il risultato di abbandonare il gioco.

Ogni popolo si dà delle regole per vivere insieme e in sintonia; anche un semplice gruppo riconosce e segue delle norme maturate dall'esperienza.

Il popolo ebreo ha come fondamento della sua storia la chiamata di Abramo e l'Alleanza, poi confermata nel tempo. Soprattutto con la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto sperimenta il dono di Dio e comprende il valore e l'importanza di seguire le regole che il Signore dona: le dieci parole dell'Alleanza, e le varie norme per renderle più attuali e specifiche.

Quando si perde il motivo del gioco, quando il legame tra chi ha deciso di giocare si allenta, allora anche le regole perdono il loro valore di indicazione e conservano solo quello del divieto e dell'obbligo.

Inoltre si rischia di dare importanza a ciò che non lo ha, bloccando il gusto del gioco e vivendo il tutto come una sofferenza. Da qui le dispute tra le varie scuole di pensiero: quale può essere il comandamento più importante? Anche Gesù viene coinvolto e dà il suo autorevole parere, riportando il discorso all'inizio. Mostra le fondamenta della costruzione: senza di esse non può rimanere in piedi, non cresce questa pianta dell'alleanza se si tagliano queste radici necessarie. Tutto ciò che uno fa ha valore se è nella strada dell'amore verso Dio e il prossimo, se ha come obiettivo questa relazione. Amore verso Dio, perché lui ci ha amati per primo; amore verso il prossimo per tradurre in gesti concreti la lode e l'adorazione che si vuole rivolgere al Signore. Il resto viene come conseguenza.

Amare, allora! Ma si può comandare l'amore? Non deve essere una scelta spontanea, un sentimento che nasce dal cuore, che vive di se stesso?

Gesù parla, anche in altre pagine del vangelo, del comandamento di amare. Ci lega pure la gioia: chi ama come lui insegna trova la vera gioia. Non cerca allora cosa lo impegna meno, non desidera la regola meno impegnativa. Ha scoperto che il frutto dell'amore è la gioia e questo cambia tutto, rende possibile anche quanto potrebbe sembrare complicato e difficile. Un amore donato, perché accolto come dono.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, anche noi riconosciamo che tu "fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri". Chiediamo anche noi a te: "donaci un cuore libero da tutti gli idoli" perché anche noi desideriamo "servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito" che tu ci doni per renderci veri figli di Dio.

Siamo figli perché generati da lui, figli che crescono quando scoprono che le sue parole sono "l'unica legge della vita"; anche della nostra. E tu sai quanto cerchiamo la vera felicità.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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