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TESTO Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15

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Pentecoste (Anno B) - Messa del Giorno (23/05/2021)

Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,26-27; 16,12-15

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di padre Alvise Bellinato

Il racconto della Pentecoste, riportato da Luca nel secondo capitolo degli Atti degli Apostoli ci offre spunti interessanti di meditazione per comprendere alcuni aspetti della terza Persona della Santissima Trinità, chiamata Spirito Santo.

Ci soffermiamo su alcune parole per riflettere insieme e scoprire dei tratti essenziali di questa Persona.

“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”.

Questa espressione ci ricorda vagamente una frase simile, che si trova alla fine del Vangelo di Giovanni: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli”. In entrambi i racconti, quello della sera di Pasqua e quello della sera di Pentecoste, ci sono degli elementi comuni: ci sono i discepoli, è sera, sono riuniti insieme, hanno paura, non si aspettano che stia per succedere qualcosa di grande. La sera di Pasqua la sorpresa è la visita di Gesù risorto, che li conforta e li rassicura. La sera di Pentecoste la sorpresa è la visita dello Spirito Santo, che li rafforza e li invia nel mondo. Questo raffronto tra la sera di Pasqua e la sera di Pentecoste ci ricorda che esiste una stretta connessione tra Gesù e lo Spirito Santo. Gesù è chiaro nel Vangelo: “Il Paràclito ve lo manderò io”, “Egli darà testimonianza di me”, “Egli mi glorificherà perché prenderà da quel che è mio”. Esiste una relazione strettissima tra Gesù e lo Spirito, ma anche tra Gesù e il Padre: “Tutto quello che il Padre possiede è mio” dice Gesù. Lo Spirito Santo è l'amore del Padre e del Figlio. Usando termini non molto comuni, potremmo dire che il Padre è il donante, il Figlio è il donato, lo Spirito è il dono.
“Venne all'improvviso”.

Lo Spirito Santo viene nel cenacolo non in modo calmo, lento, graduale. Quando sappiamo che un ospite viene a casa nostra, cerchiamo di prepararci, di vestirci bene, di organizzare l'accoglienza, di cucinare qualche cibo da offrirgli. Ma con lo Spirito Santo questo non è possibile: Egli è l'ospite fulmineo, veloce, sorprendente. Giunge all'improvviso e la sua venuta non è calcolabile: non si può organizzarla o pianificarla. Questa espressione “Venne all'improvviso” ci dà una sensazione di velocità, di agilità, di rapidità. Quando parliamo dello Spirito Santo dobbiamo essere consapevoli che possiamo fare, giustamente, degli sforzi per prepararci a riceverlo, possiamo fare delle catechesi, possiamo digiunare, organizzarci, ma solo fino a un certo punto. Egli mantiene sempre la capacità sovrana di rompere gli schemi, piegare la curva del tempo, accelerare, correre veloce, compiere in un minuto quello che il miglior catechista del mondo non sarebbe capace di fare in anni di lavoro. Se leggiamo la storia della conversione di Edith Stein, abbiamo un esempio pratico di come lo Spirito Santo, in una singola notte, fu in grado di realizzare ciò che nemmeno un percorso catechetico pluriennale avrebbe mai potuto sperare di ottenere. La Chiesa fa bene a organizzare la catechesi, la formazione, la preparazione ai sacramenti, ma deve sempre tenere presente questa dimensione di suprema libertà e velocità dello Spirito, che può cambiare la vita di una persona all'improvviso, senza seguire gli schemi umani e le tempistiche che noi ci aspetteremmo.
“Dal cielo”.

Potrebbe sembrare una sottolineatura banale, ma non lo è: lo Spirito Santo viene dal cielo. Non viene dalla terra. Viene dall'alto, non dal basso. Viene da Dio, non dall'uomo. Se crediamo questo, dobbiamo accogliere che il suo essere “celeste” e non “terrestre”, significa che agisce secondo una logica che non è umana. Quando abbiamo a che fare con lo Spirito Santo dobbiamo ricordarci che “nulla è impossibile a Dio”. Dobbiamo convincerci che c'è un modo di pensare soprannaturale, diverso e superiore, rispetto alla logica umana. Venendo “dal cielo”, lo Spirito non segue la logica umana. Le categorie di “causa” ed “effetto” con Lui non funzionano. Su questa terra ad ogni causa segue un certo effetto, ad ogni operazione una conseguenza, ad ogni azione una reazione. Se poniamo determinate premesse, possiamo aspettarci certe conseguenze. Con lo Spirito Santo, però, non è così. Venendo “dal cielo” egli è capace di rompere gli schemi del ragionamento umano, rendendo possibile ciò che nel modo di pensare umano è totalmente impossibile. Passare in pochi minuti dalla paura di essere perseguitati al coraggio di annunciare a tutti, con franchezza, la risurrezione di Cristo è una cosa inspiegabile col ragionamento logico. Ma a Colui che viene “dal cielo” tutto è possibile.
“Un fragore”

Nel mondo sono più di 400 milioni le persone che, sia in ambito cattolico che di altre confessioni cristiane, hanno ricevuto la cosiddetta effusione o Battesimo nello Spirito Santo. “Noi diciamo che l'effusione dello Spirito attualizza e ravviva il nostro battesimo. Accade che un sacramento ricevuto tanti anni fa, addirittura agli inizi della vita, improvvisamente ritorna a rivivere e a sprigionare tanta energia” (P. Cantalamessa). Nei Vangeli si racconta di come Gesù, nel suo ministero, frequentemente ha avuto a che fare con persone che gridavano, si agitavano, facevano chiasso, di dimenavano. Questo accadeva per vari motivi: per attirare l'attenzione, per esprimere le loro emozioni, perché avevano problemi spirituali o perché erano possedute. Egli non ha mai avuto paura di fare brutta figura, non si è mai sentito imbarazzato in queste situazioni di chiasso. Il “fragore” non l'ha mai fermato: ha sempre imposto le mani e operato guarigioni, liberazioni, benedizioni. Anche oggi, qualche volta, può capitare che quando si invoca lo Spirito, specie nei gruppi carismatici, accada qualche reazione nell'assemblea. Il fabbro sa bene che se immerge un ferro rovente in un secchio d'acqua, ci sarà una reazione: vapore, fragore, ribollii. Come l'acqua fredda non è pronta a ricevere il fuoco e reagisce con fragore, così può accadere che l'anima umana, raffreddata da anni senza preghiera e vita sacramentale, reagisca talvolta alla venuta dello Spirito. L'espressione di emozioni a lungo represse può anche provocare “fragore”. Sotto la guida prudente del magistero e dei pastori, la Chiesa deve fare un discernimento accorto in queste situazioni, ma sempre tenendo presente che il racconto della Pentecoste ci dice che il bene delle persone è più importante del “fragore” e della paura di fare brutta figura.

Nell'orazione all'inizio della Messa di Pentecoste i sacerdoti chiedono a Dio: “Continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del vangelo”. Ma siamo sicuri che, se Dio, li ascoltasse, non si scandalizzerebbero?
“Quasi un vento che si abbatte impetuoso”

La venuta dello Spirito Santo è accompagnata da un fenomeno naturale forte, potente, impetuoso. Lo Spirito Santo è la Forza di Dio. Gesù aveva detto: “Ma voi riceverete potenza (dùnamis) quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra” (At 1,8).

L'unzione dello Spirito ha a che fare con la exousìa, cioè con l'autorità. Quando si parla della terza Persona della Santissima Trinità, sempre si sottolinea la sua potenza. I miracoli che gli Apostoli compiono, a partire dal giorno di Pentecoste, sono la manifestazione di questa potenza. Qualche teologo ha notato che la parola Spirito, in ebraico, è femminile. Si è ipotizzato perfino che lo Spirito Santo sia il lato “femminile di Dio”. C'è il rischio, per una serie di condizionamenti culturali, di pensare che tutto ciò che è femminile sia necessariamente delicato, dolce, morbido. Ma non c'è opposizione tra dolcezza e potenza, non c'è contraddizione tra delicatezza e onnipotenza, non c'è conflitto tra amore e impeto. Chi di noi ha visto il quadro di Rembrandt “Il ritorno del figliol prodigo” forse ha notato che il pittore fiammingo ha rappresentato un anziano padre che abbraccia il figlio, inginocchiato davanti a lui. Il padre gli mette le mani sulle spalle. La destra è appoggiata dolcemente sotto il collo ed è delicata, longilinea, rilassata. La sinistra stringe con forza la scapola ed è robusta, nodosa, forte. Non ci deve scandalizzare che lo Spirito Santo sia “ospite dolce”, “dolcissimo sollievo” e nello stesso tempo “potenza di Dio”, “vento impetuoso”. Ci sono momenti della vita in cui ci consola come una tenera madre, altri in cui ci sferza con impeto. Essendo Amore, sempre agisce per il nostro vero bene.
“Riempì tutta la casa dove stavano”

Esiste un meccanismo di difesa che gli psicologi chiamano rimozione e che consiste nel “dimenticare” le cose negative che ci accadono nella vita. Per non soffrire, facciamo finta che una cosa non sia accaduta. Nel nostro cuore facciamo inconsciamente un'operazione: mettiamo una certa situazione, un certo ricordo spiacevole, un certo peccato commesso all'interno di una scatola chiusa e diciamo: “Questa cosa non mi è successa”. Ma lo Spirito Santo è Spirito di verità e quando scende su una persona “riempie tutta la casa dove sta”, le fa vedere le cose come stanno davvero, illumina gli angoli oscuri con la sua luce. Le persone che vivono nello Spirito sperimentano che non devono nascondere, innanzitutto a se stesse, le cose. Fanno esperienza che con lo Spirito Santo non è necessario vergognarsi degli errori commessi. Egli dona loro la capacità di riconciliarsi con se stesse e con Dio, portando il dono più prezioso: la conoscenza di sé. La luce dello Spirito riempie tutta la casa di una persona, donando pace e riconciliazione, a volte anche una vera guarigione interiore, che consiste nella libertà di guardare in fondo a se stessi, senza paura e vergogna. Lo Spirito illumina la Chiesa, riempie tutta la casa con il suo splendore, anche i suoi angoli più oscuri, perché possa fare pulizia ed essere Sposa purificata dell'Agnello.

In conclusione, preghiamo il Padre del cielo perché possiamo accogliere oggi lo Spirito così come Lui ce lo vuole donare, senza opporre resistenze, lasciandogli la libertà sovrana di venire e agire nei nostri cuori nel modo che a Lui sembra più conveniente.

 

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