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TESTO Liberi, felici, e innamorati dell'Amore

don Alberto Brignoli  

VI Domenica di Pasqua (Anno B) (09/05/2021)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

In questi giorni, nel panorama mediatico, ha tenuto banco - oltre, ovviamente, alle costanti informazioni riguardanti la pandemia - la notizia della polemica intercorsa tra un noto personaggio del mondo dello spettacolo, i vertici dell'azienda radiotelevisiva di stato, e alcuni esponenti del mondo politico riguardanti presunte censure alla libertà d'espressione su temi come l'amore libero, la questione di genere, e altre disuguaglianze sociali. Premesso che quando nelle polemiche è coinvolta la politica non c'è mai obiettività nell'esprimere un giudizio (soprattutto in Italia, dove la parola “politica” purtroppo coincide troppo spesso con “partiti politici”); premesso pure che, quando a parlare di temi di uguaglianza, rispetto, solidarietà e attenzione agli emarginati è chi dispone di una quantità di denaro da far paura - magari senza esserselo “sudato” più di tanto -, non c'è onestà intellettuale né retta coscienza; ecco, premesse queste cose, da cittadino posso avere il mio libero parere riguardo a questi temi, così come devo essere in grado di rispettare il parere degli altri.

Dal momento, però, che non posso scindere il mio essere cittadino dal mio “credo”, ovvero dal mio essere cristiano, non posso esimermi, in ogni criterio di giudizio che si rispetti, dal riferimento al messaggio evangelico nel quale credo e sul quale pure ho basato la mia scelta di vita. Questo riferimento alla dimensione cristiana della vita accompagna, ne sono certo, anche il giudizio di tanti altri cristiani, e soprattutto di cristiani che - come il sottoscritto - hanno qualche ruolo di responsabilità nella comunità dei credenti.

Mi dispiace, tuttavia, notare che spesso anche noi pastori ci lasciamo trascinare banalmente in queste polemiche, strumentalizzandole a secondo del nostro orientamento sociale, politico e a volte anche economico. Perché, invece, non prendiamo la palla al balzo della Liturgia della Parola di oggi e cerchiamo di rileggere questi dibattiti (soprattutto quelli relativi alla libertà di amare) proprio alla luce della Parola che abbiamo ascoltato? Perché su temi che in realtà toccano le sfere e le dimensioni più belle della nostra esistenza (libertà e amore) dobbiamo sempre cadere in ciò che effettivamente è avvenuto, ovvero la “polemica”? Ciò che è polemico (lo dice la parola stessa) ha a che fare con la guerra, con atteggiamenti bellicosi e di aggressione tra due parti in conflitto: e perché mai bisogna litigare, farsi la guerra, entrare in conflitto su temi come la libertà e l'amore, che di tutto hanno il sapore meno che di conflitto? E perché mai non ascoltiamo la Parola di oggi che ci dice fondamentalmente due cose:

• “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi”: e questa è la dichiarazione di libertà più grande mai fatta da un Dio nei confronti dei suoi fedeli;

• “Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”: il nome di Colui che ci vuole liberi è “Amore”.

Come se non bastasse, questo Dio Amore che ci vuole liberi “guarnisce” questo meraviglioso dolce a base di amore e libertà con un'autentica “ciliegina” sulla torta, messa lì per spiegarci il perché delle due affermazioni precedenti: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Questo Dio Amore non solo ci vuole liberi, ma ci vuole anche felici. Felici di essere liberi, felici di amare, e felici di riconoscere nella libertà e nell'amore reciproco la presenza di Dio.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, fino alla noia, fino alla nausea, a costo di essere tacciato di eterodossia, di eresia, di modernismo o di poca attinenza ai canoni e alle leggi ecclesiastiche (cose, peraltro, tutte da dimostrare): Dio non ci vuole cristiani “bravi e fedeli”, ci vuole cristiani “felici”. Non solo: ci vuole felici, liberi e innamorati, innamorati dell'amore (che in fondo è lui). Punto. Il resto, legato alle nostre scelte di vita, anche e a maggior ragione in quanto cristiani, deve essere ispirato a queste tre meravigliose realtà: libertà, felicità e amore reciproco. Perché “nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici”, ovvero donare vita alle persone che amiamo, le quali saranno stimolate a fare altrettanto con noi, e allora l'amore sarà reciproco, e proprio per questo rispettoso.

Non credo ci sia bisogno, allora, di farsi ancora troppe domande e di porsi troppi interrogativi: sentiamoci liberi di amare rispettando tutti, e se siamo felici, non abbiamo dubbi, perché lì c'è il Dio Amore. Anche se non amiamo secondo “la tradizione”; anche se non amiamo “secondo i canoni”; anche se riusciamo finalmente ad amare dopo una vita di amori falliti; anche se andiamo alla ricerca dell'amore vero e lo troviamo dopo un cammino travagliato; anche se l'età dell'amore arriva quando tutti diranno di noi che non abbiamo più l'età; anche quando l'amore che viviamo noi non piace ad altri e arriveranno a dirci “poverini, la loro è una malattia, non sono come noi”; anche quando cercheranno di metterci il bastone tra le ruote perché non approvano il nostro modo di amare: amiamo sempre, nel rispetto e nella reciprocità, sentiamoci liberi di farlo, e non potremo che essere felici.

Le tristi polemiche, lasciamole agli altri: a certi politici pretestuosi; a certi ignoranti camuffati da uomini di cultura; a certi mezzi di comunicazione sociale volutamente provocatori; a certi cristiani “perfetti solo loro”; a certi ricchi sfondati travestiti da difensori dei poveri e degli ultimi:

tutta gente a cui auguriamo, quantomeno, di essere felici...

 

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