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TESTO Solo per la gloria di Dio

don Giacomo Falco Brini  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/02/2020)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Qualche volta è bene commentare una pagina del vangelo a partire dalla fine del testo. Questa è una di quelle volte. Perché vedano le vostre buone opere e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16): il brano del vangelo di oggi appartiene al grande discorso della montagna in cui Gesù comincia a istruire i suoi discepoli. Discepolo di Gesù è chiunque cerca di vivere secondo lo spirito delle Beatitudini accogliendo dal Signore la sua nuova identità: vivere come fratello di tutti, perché figlio amato dal Padre celeste. Se si accoglie questa nuova vita con tutte le sue conseguenze (cfr. le Beatitudini), allora non si vive più cercando sé stessi e il proprio successo, ma solo la gloria di Dio Padre. Quando un discepolo è incamminato su questa strada, si accorge delle sue opere persino chi non è cristiano o chi si professa ateo. Pensate a un Francesco d'Assisi o più recentemente a una Teresa di Calcutta.

Il discepolo di Cristo è sostanzialmente un peccatore graziato. Quindi non è molto diverso da tutti gli altri uomini. Ciò che lo rende “diverso” è il fatto che nella sua umanità si manifesta la vita nuova che il Signore ci ha regalato. È quello che chiamiamo la sua “testimonianza”. Questo è quanto c'è dietro le immagini usate da Gesù per identificare la comunità dei suoi discepoli. Voi siete il sale della terra (Mt 5,13): cioè siete di quelli che danno un sapore alla propria e alla vita altrui, proprio come fa il sale che, sciogliendosi dentro le pietanze, da quel tocco fondamentale affinché queste possano essere gradite ai palati. Discepolo è chi nella sua propria terra, ovvero attraverso la fragile umanità di cui è rivestito, offre “il sapore di un sapere” assolutamente nuovo. Per questo Paolo ricorda ai Corinzi nella 2a lettura di oggi: quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza (1Cor 2,1-4).

C'è una triste possibilità: perdere la propria identità. Il discepolo può perdere il sapore di Cristo (Mt 5,13). Cioè può lasciarsi trascinare dalla sapienza di questo mondo fino al punto di divenire insipido nel suo egoismo. Il sapore di Cristo è saper donare la vita per amore e in umiltà. Come negare quel che sta accadendo all'occidente cristiano? Sentite le parole di questo padre della chiesa vissuto nel V secolo d.C., quando il cristianesimo era già religione di stato: noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che ci lusinga continuamente. Non ci flagella la schiena, ma ci accarezza il ventre. Non ci confisca i beni, ma ci arricchisce per darci la morte interiore. Non ci spinge verso la vera libertà mettendoci in carcere, ma ci conduce in schiavitù, invitandoci e onorandoci nei palazzi e ogni altro luogo che conta. Non ci colpisce il corpo, ma prende inavvertitamente possesso del nostro cuore. Non ci taglia la testa con la spada, ma uccide l'anima con il denaro e ogni altra comodità (S. Ilario di Poitiers). Non è dunque solo qualcosa di negativo che la crisi odierna porti la chiesa in occidente ad essere nuovamente bersagliata, disprezzata, ridicolizzata. È un'occasione storica per rinnovarsi nello spirito delle Beatitudini.

Come si fa a non perdere di vista la nostra identità di cristiani? Vivendo ciò che la preserva e la fortifica, ovvero l'amore umile e concreto dei nostri fratelli. Perciò Isaia afferma nella prima lettura, come conseguenza del prendersi amorosa cura degli altri: allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto...allora brillerà nelle tenebre la tua luce (Is 58,7-10). Chi ha il sapore di Cristo anche se non fa nulla per cercare visibilità o rilevanza, non può rimanere nascosto. Appunto perché il sale non può non salare e la luce non può non illuminare. Quello che il Signore Gesù chiede ai suoi discepoli è di essere sale e luce, non di salare o illuminare. A chi le chiese un giorno come sentì la chiamata a realizzare quelle opere che crescevano in tutto il mondo insieme alle difficoltà/opposizioni che incontrava, Madre Teresa di Calcutta rispose: non sono stata chiamata per fare delle opere, sono stata chiamata per essergli fedele. Poi Dio compie le sue opere come vuole, io sono soltanto una matita nelle sue mani. Il discepolo non dimentichi mai che non vive di luce propria e che ciò che sala la sua vita viene da Dio, non è produzione propria. La vita nuova che in lui si manifesta, è solo per la Gloria di Dio.

 

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