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TESTO Commento su Gc 2,1-5

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (06/09/2015)

Brano biblico: Gc 2,1-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,31-37

31Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Collocazione del brano
Troviamo in questa domenica uno dei temi favoriti di Giacomo: la predilezione verso i poveri. Inserendosi nella logica evangelica anche Giacomo ricorda che i poveri sono nella condizione migliore per accogliere la salvezza di Dio. Essi sono posti in basso, ma saranno innalzati. I ricchi se vogliono accedere alla salvezza dunque devono trovare il modo di abbassarsi al loro livello. La comunità cristiana non può disprezzare i poveri, ma deve tenerli in grande considerazione

Lectio
1Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
I cristiani non possono seguire le logiche del mondo, perciò non possono fare distinzioni di persone in base alla loro ricchezza o al loro potere. Giacomo ricorda dove sia fondata la loro fede: nel Signore della gloria, nell'AT dire che il Signore manifesta la sua gloria significa che manifesta se stesso. L'unica gloria è dunque a Dio e non agli uomini, per quanto importanti essi siano.

2Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.
Giacomo come al solito fa un esempio concreto. Sembra proprio di essere davanti a un predicatore che sta tenendo la sua omelia! Spicca subito il contrasto tra i due personaggi evocati, il ricco vestito lussuosamente e il povero con un vestito logoro.
Nelle vostre riunioni in greco è nella vostra sinagoga: è l'unica volta in cui l'assemblea cristiana viene chiamata in questo modo. E' stato letto come indizio che Giacomo si rivolge a cristiani provenienti dall'ebraismo.

3Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",

4non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Giacomo esorta i suoi uditori a trattare entrambi allo stesso modo. E' una tentazione molto forte quella di privilegiare il ricco, nella speranza di ottenerne qualche favore. Ma la logica evangelica è un'altra e chi non la segue viene chiamato giudice dai giudizi perversi. La giustizia di Dio non può essere stravolta dagli interessi personali.

5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Giacomo con questa domanda retorica ricorda che i poveri hanno maggiore possibilità di aprirsi alla fede e di entrare nel Regno di Dio, proprio perché non avendo niente si possono aprire all'azione di Dio e alla salvezza. Essi sono dunque i veri privilegiati. A loro deve guardare la comunità cristiana per accogliere al meglio la Parola di Dio.

Meditiamo
- Qual è il mio atteggiamento verso i poveri?
- E' sufficiente essere povero per essere ricco nella fede?
- Sono abbastanza povero da accogliere la salvezza di Dio o mi ritengo abbastanza autosufficiente?

 

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