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TESTO La fede è mamma: "Sono un cane, ma ho fame di Te che sei Pane "

don Marco Pozza  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/08/2017)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Dio-sfacciato. Insopportabile, apparente zona-maleducazione: un Dio che, a scrutarlo negli occhi, pare quasi incurante delle creature. Porgetegli l'orecchio più di tre secondi, se siete capaci: una donna sofferente lo invoca ma Lui «non le rivolse nemmeno una parola». Il chiedere è cosa lecita, il rispondere è roba di buona educazione: questo vorremmo dirgli noi, bambini cresciuti alla scuola dei nonni. E' una donna non-solo-donna quella che lo strattona con la voce: nel suo ventre c'è stato un parto, è donna-madre. Dovrebbe saperlo Lui, che è creatore, che le madri sono la custodia scelta da Dio fino al termine ultimo. Una donna in preghiera, dunque, è un Dio che mendica attenzione: come rifiutarle un aiuto? Il paradosso è che anche i discepoli - nient'affatto dei geni in materia di Regno di Dio, di salvezza - sembrano rimbrottarlo: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». La loro cafonaggine fa rabbrividire, è certificata nei Vangeli: al loro Maestro non dicono "Salvala, non vedi come sta soffrendo!" Gli dicono ciò che il loro piccolo-cervellino ritiene più opportuno, conveniente: "Dalle retta, altrimenti non finisce più di rompere!" Se Cristo l'esaudisce, loro vivranno tranquilli. Cristo, però, stavolta si supera: è da solo contro tutti, contro tutto. Addirittura contro ciò che pare prettamente evangelico: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele». E' brusco al punto da incutere timore Cristo: dice che per alcuni c'è quando bussano, per altri non c'è. Un Dio che fa-preferenze?

Quella, però, è un osso-duro: è madre. Le madri sono abituate a cucire gli strappi, ad abitare i bordi del mistero, a tirare di fioretto. Non s'arrende per nulla: «Signore, aiutami!» Lo chiama "signore" quell'Uomo che pare proprio non avere addosso un'educazione-signora. Per lei, però, è Presenza-maiuscola: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Sei una pagana, donna: taci, non rompere, vattene! Cristo è proprietà-privata dei cristiani, ricordalo bene la prossima volta che t'avvicini. Offesa, rimane al suo posto: affonda lo sguardo, affila il cuore, allarga la preghiera. Gigantesca nella sua umanità, si fa briciola di pane: «E' vero. Eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei padroni». Chapeau, amici-apostoli! Guardate Cristo nel volto, guardatelo voi adesso: è per quello sguardo che vi ha portati fin lì, a spasso per Tiro e Sidone, ai margini dell'immondizia. Per farvi vedere cos'è la fede. S'è giocato la faccia, il buon-nome, la sua missione. Per ingravidare quella donna di una delle più belle professioni di fede di tutto il Vangelo: "Io, di fronte a Te, sono briciola. Briciola di un pane che Tu ha reso Pane-Maiuscolo: non mi serve tutto quel Pane, me ne basta una briciola. Lasciami mendicare-pane". E Cristo tracolla, cede, è in uno stato d'ammirazione che non conosce eguali: «Donna, grande è la tua fede!» Non per maleducazione, bensì per catechesi azzardò con lei, sul ciglio, quasi-antipatico: «Ciò che ammira (nelle creature) è sempre la medesima meraviglia: non una stupefacente virtù, né una grande scienza teologica: ma un certo stato di resa, frutto di quella lucidità spirituale che è la suprema delle grazie» (F. Mauriac). Lei non frequenta il Tempio, nemmeno conosce le orazioni cristiane, men che meno osa chiamare Dio coll'appellativo Padre. Il suo è solo un grido di battaglia, condito dall'eleganza-madre: «Signore!» A fare la differenza - ch'è poi il nettare più saporito di Cristo - è una questione di cuore: loro sono uomini e gli uomini ragionano per confini, appalti, diritti di prelazione, comodato d'uso. Gli uomini, per allargarsi, dividono. Le donne, per salvarsi e salvare, con-dividono: cioè fanno spazio, aggiungono un bicchiere d'acqua nella minestra, un posto a tavola, una sedia al tavolo. Loro sanno che anche Dio ragiona come loro: non ci sono cani e figli, sgualdrine e sante, pii e miscredenti. L'unica divisione, anche l'unica differenza, è tra chi lo cerca e chi pensa d'averlo in tasca. Capita che Dio, un giorno, lo trovino prima i lontani, perché i vicini manco si sono accorti di trattenerlo in mano nell'eucaristia. Capita: e quando capita Dio va in estasi.

E la preghiera di una lontana fa cambiare idea addirittura a Dio. Che cede.

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