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TESTO Respirare Dio

dom Luigi Gioia  

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (04/06/2017)

Vangelo: At 2,1-11; Sal 104; 1 Cor 12,3b-7.12-13; Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Il gesto che compie Gesù nel vangelo di oggi richiama quello del Padre nel momento della creazione del primo essere umano. Come infatti Gesù soffia per effondere lo Spirito Santo, così nel libro della Genesi il Padre plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Ricevere il soffio di Dio indica che viene stabilito un legame unico tra l'essere umano e il suo creatore. L'uomo vive del soffio stesso di Dio, respira in Dio, respira Dio. A questo corrisponde l'espressione di Paolo nel suo discorso ad Atene: in Lui, in Dio, abbiamo la vita, il movimento e l'essere. Se non si può parlare di consanguineità con Dio, perché Dio non ha un sangue, si può coniare il termine di ‘con-spiritualità': partecipiamo dello stesso ‘spirito', dello stesso ‘soffio' (entrambi traduzioni possibili del termine ruah in ebraico), esiste una vera parentela tra noi e Dio.

Senza il soffio di Dio non esistiamo, non solo a livello della nostra vita biologica, ma soprattutto dal punto di vista relazionale. Continuiamo a respirare solo se restiamo in relazione con Dio, in pace con Dio. Per riplasmare la sua creatura, dunque, il Signore rinnova lo stesso gesto della creazione: soffia il suo Spirito nell'uomo, ristabilisce la relazione, la parentela, la ‘con-spiritualità'. Per questo, nel farlo Gesù dice: Pace a voi! aggiunge i vostri peccati sono perdonati. Lo Spirito è la realizzazione della riconciliazione operata da Cristo: non essendovi più nessun ostacolo tra noi e il Padre, possiamo di nuovo condividere il suo soffio, respirare all'unisono con lui.

Possiamo, per passare ad un'altra immagine che esprime la stessa verità, affermare con Paolo che diventiamo un solo corpo con Cristo, perché abbiamo in noi lo stesso Spirito, lo Spirito di Gesù, lo Spirito del Figlio, e per questo non siamo più semplicemente delle creature, ma siamo ricreati figli di Dio e possiamo chiamarlo d'ora in poi ‘Padre'.

Lo Spirito viene a portare la pace con Dio e tra di noi, ma viene anche a portare la pace in noi. Che cosa ci rasserena infatti maggiormente del sentirci dire: "i tuoi peccati ti sono perdonati"? Ecco perché questo perdono Gesù lo chiama pace.

Questo perdono non è soltanto negativo, non consiste cioè solo nell'eliminazione del male che abbiamo fatto. Molto più profondamente, il perdono dei peccati, la pace che lo Spirito porta dentro di noi, è qualcosa di positivo. Paolo nella lettera ai Galati dice che il frutto dello Spirito Santo, cioè il segno della sua presenza nel nostro cuore è amore, è gioia, è pace, è pazienza, è benevolenza, è bontà, è fedeltà, è mitezza, è dominio di sé. Lo Spirito Santo non solo ristabilisce la pace con Dio e tra di noi, ma è anche colui che costantemente ristabilisce la pace nel nostro cuore.

Tutto questo è espresso liricamente dalla sequenza di Pentecoste quando invochiamo lo Spirito Santo come consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. La pace nel cuore risulta dallo Spirito Santo che ci consola, ci porta sollievo. Così la sequenza continua: lo Spirito Santo nella fatica è riposo, nella calura è riparo, nel pianto ci conforta. È una luce beatissima che invade nell'intimo il cuore dei fedeli. Infine conclude: Senza la tua forza, o Spirito Santo, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.

La vita cristiana consiste nel custodire questa pace che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori. Manifestiamo in questo modo la nostra fede in lui: credere che è nei nostri cuori è cercare di percepire la sua presenza, è lasciarci consolare da lui, ricreare da lui, è lasciar crescere in noi questi bellissimi frutti dello Spirito Santo: l'amore, la gioia, la pace.

Soprattutto la gioia. Quando Gesù appare ai suoi discepoli, il vangelo di oggi ci dice che furono invasi da una grandissima gioia. Quando nel libro degli Atti degli Apostoli arriva lo Spirito Santo, si diffondono di nuovo gioia ed entusiasmo tra gli apostoli. Lo Spirito Santo è il tesoro di pace e di gioia sempre a nostra disposizione, non fuori di noi, ma dentro di noi.

Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, "Mi guida la tua mano. Omelie sui vangeli domenicali. Anno A", ed. Dehoniane. Clicca qui

 

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