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TESTO Il bene ripaga, il male si sconta e non premia affatto

padre Antonio Rungi

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (21/05/2017)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

La parola di Dio della sesta domenica del tempo di Pasqua è un forte appello a fare il bene, comunque e sempre, in quanto il bene ripaga davanti a Dio e agli uomini, mentre il male condanna e lo si sconta prima o poi, perché arriva per tutti il momento del resoconto della propria vita.

E' soprattutto la seconda lettura di questa domenica, tratta da San Pietro, che ci fa riflettere su questo argomento di morale cristiana. Leggiamo infatti, nel brano: "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza". La volontà di Dio consiste nel fatto che "è meglio soffrire operando il bene che facendo il male".

La ragione di questo nostro modo di agire, trova la spiegazione nel fatto che "anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito". Il modello a cui ispirarci è Gesù Cristo, morto e risorto. Da questo esempio mirabile del Redentore che deve scaturire nelle nostre azioni la sincera volontà di fare il bene comunque, nonostante le delusioni, le offese, le calunnie, consapevoli del fatto che "nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo".

Il bene che hanno fatto gli apostoli, dopo la Pentecoste con l'avvio dell'evangelizzazione su larga scala, è descritto nel brano del prima lettura di questa domenica, tratta dagli Atti degli Apostoli, nel quale vediamo in azione Filippo che "sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città". I segni della bontà, della grazia e della misericordia di Dio sono visibili anche nella Samaria, una regione ben conosciuta al tempo di Gesù e frequentata anche da Lui. Gli apostoli ripercorrono i luoghi e le strade del Maestro, operando prodigi e guarigioni in nome di Cristo e per intervento divino. Oltre Filippo anche gli altri apostoli si fanno carico dell'evangelizzazione della Samaria, al punto tale che la gente del posto si mostra disponibile ad accogliere la parola di Dio, per cui gli apostoli "scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo". Possiamo ben capire che oltre al battesimo, i neo-battezzati ebbero anche il dono dello Spirito, furono cioè cresimati e confermati nella fede, da poco ricevuta. Si strutturano così i sacramenti dell'iniziazione cristiana che ben conosciamo anche noi cristiani del XXI secolo e che dovremmo riscoprire e valorizzare meglio per il nostro cammino di fede.

Cammino di vita cristiana che ci viene raccomandato anche nel Salmo 65, che ascoltiamo come salmo responsoriale, in questa domenica, che ci invita ad acclamare al Signore, noi tutti popoli della terra, a cantare la gloria del suo nome, a dargli la giusta lode su tutta la terra. Ci invita a fare memoria delle gradi opere compiute dal Signore nei confronti del popolo eletto con la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto, mediante il passaggio del mar Rosso, quando cambiò il mare in terraferma; e gli israeliti passarono a piedi il fiume. Ed infine il riconoscimento di quanto Egli ha fatto per noi. Egli che non ha respinto la nostra preghiera, e non ci ha negato la sua misericordia.

Un cammino di fede che passa anche attraverso la carità e l'amore come ci viene ricordato nel brano del Vangelo di oggi, in cui Gesù rammenta ai discepoli e a noi: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre". E ribadisce successivamente: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

L'amore mette in dialogo con Gesù, con il Padre e con lo Spirito Santo e da questo dialogo con la Trinità che poi si sviluppa il dialogo d'amore e di comprensione e di misericordia nei confronti di ogni uomo. Anche di fronte al male del mondo più grande ed inspiegabile, noi cristiani continuiamo a fare il bene e non a vendicarci per il male ricevuto, perché la nostra speranza va oltre ogni delusione e offesa subita.

Sia questa la nostra preghiera a conclusione della nostra riflessione sulla parola di Dio di questa domenica che ci proietta verso il mistero dell'Ascensione del Signore e della Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo nella Chiesa nascente, in cui un punto di riferimento è anche la Madre di Gesù, in preghiera con i discepoli nel cenacolo della risurrezione e della vita: "O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi". Amen.

 

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