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TESTO Sale e luce, combinazione perfetta!

don Alberto Brignoli  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/02/2017)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Oggi diviene spesso motivo di preoccupazione, se non addirittura di litigio, soprattutto tra coniugi di una certa età, quando uno dei due soffre di pressione alta o di problemi di ritenzione idrica, e nonostante questo - peggio ancora se goloso di cose ben saporite! - eccede con il suo utilizzo. Allora, iniziano tutte quelle mosse di "allontanamento" del soggetto da quella sorta di "veleno", che viene fatto letteralmente sparire dalla sua alimentazione: non solo non lo si mette più in tavola, ma neppure nei cibi, con conseguente disappunto da parte di chi è costretto a mangiare senza avvertirne il sapore (penso a ciò che avviene nelle nostre famiglie bergamasche quando il nostro simbolo gastronomico, la polenta, risulta essere insipida e magari anche molle...).

Ma quando Gesù promulgò la Nuova Legge del Regno di Dio dall'alto di quella montagna sopra Cafarnao, il cosiddetto "oro bianco" (come veniva definito il sale) era considerato motivo di preoccupazione solo quando veniva a mancare, o quando perdeva le proprie caratteristiche. Il sale era talmente importante nell'antichità che ha addirittura influenzato il lessico, soprattutto delle nostre lingue neolatine. Oltre al suo ovvio utilizzo come insaporitore degli alimenti, aveva pure la funzione di conservarli a lungo per combattere i lunghi e frequenti periodi di carestia. In molte culture, questo suo aspetto conservativo fu sfruttato simbolicamente per conservare a lungo la stipulazione di un'alleanza forte e incorruttibile tra due popoli: la stessa Bibbia parla spesso di un "patto di sale" tra Dio e il suo popolo, riportando l'usanza di cospargere di sale i documenti firmati dai sovrani di due popoli. Per non parlare, appunto, di tutto ciò che ha creato, come dicevo, espressioni lessicali da noi comunemente usate oggi senza neppure esserne consapevoli: il sale veniva usato come merce di scambio o di pagamento, quasi una sorta di moneta (da cui, il termine "salario"); era ritenuto un ottimo elemento per cicatrizzare le ferite e per creare soluzioni alla base di molti farmaci e medicamenti per il corpo (da cui "salute"); veniva regalato in grande quantità agli sposi come buon augurio per la vita (da cui il saluto "salve").

Se Gesù chiede allora a noi, suoi discepoli, di essere "sale della terra", non ci chiede solamente di essere gente che dà sapore e senso alle cose che fa. Ci chiede di essere fedeli alla Nuova Alleanza che egli è venuto a stipulare tra gli uomini e Dio suo padre; ci chiede di essere rispettosi della dignità di ogni uomo, dando a ognuno ciò che gli spetta come giusto salario, come onesta retribuzione per il lavoro svolto con onestà, lottando quindi contro ogni forma di ingiustizia sociale; ci chiede di essere una medicina efficace per i mali dell'umanità, non solo avendo cura dei malati nel corpo, ma preoccupandoci di stare vicini a coloro che soffrono nello spirito con atteggiamenti di amore, di compassione e di misericordia; ci chiede di essere uomini e donne capaci sempre e solo di augurare il bene, e mai il male, e quindi di essere operatori e costruttori di quella pace che ci rende figli di Dio.

Ce ne sarebbe già a sufficienza, per mettere in atto la Nuova Legge che il Maestro sta promulgando, domenica dopo domenica. E invece, rincara la dose, dicendoci che noi siamo chiamati anche a essere "luce del mondo", non nel senso di "faro per l'umanità" (facciamo già fatica a essere coerenti noi...), ma nel senso che non possiamo assolutamente tenere nascosto gelosamente il dono della sua Parola. Sarebbe come nascondere alla vista di tutti la bellezza di una città costruita su un monte (chi ha provato ad avanzare, qualche anno fa, l'ipotesi di modernizzare la nostra città di Bergamo con la costruzione di alcuni grattacieli, ha dovuto ingranare immediatamente la retromarcia, di fronte alla possibile conseguenza di coprire la meravigliosa vista della nostra Città Alta a chi transitava lungo l'autostrada...); ancor peggio, sarebbe come soffocare la luce di una candela tappandola con un moggio (era un recipiente utilizzato per la misurazione del grano), con l'unica pretesa di evitare che qualcuno ci possa rubare quella fiammella.

È il tentativo di conservare la luce sotto un contenitore che, invece, ci priva della sua luminosità, perché rimane soffocata, senza aria: così come accade ogni volta che pretendiamo di rinchiudere il nostro cristianesimo, la nostra fede e la nostra religione sotto una campana di vetro per difenderla "dagli attacchi dei nemici". Una fiamma senza aria muore; una luce coperta da un contenitore soffoca; una Chiesa rinchiusa in se stessa con l'unico scopo di conservare il dono della fede ricevuto, ottiene l'esatto contrario, ovvero la propria autodistruzione.

La luce della fede, per vivere, dev'essere donata agli altri; il dono della Parola di Dio che illumina le coscienze degli uomini non può essere gelosamente conservato sotto il moggio della paura. La nostra luce, ci dice il Maestro, non deve risplendere attraverso parole e insegnamenti pronunciati come sentenze per gli altri; deve risplendere attraverso "le nostre buone opere", i nostri gesti di carità, il nostro amore per gli altri.

Basta poco: è sufficiente essere limpidi e sinceri, in altre parole guardarsi negli occhi e comunicarsi amore senza dirsi nulla, come fanno due persone che si vogliono bene. Sarà il Maestro stesso, nel proseguimento del Discorso della Montagna, a dirci che i nostri occhi sono la lucerna del nostro corpo e del nostro cuore.

Impariamo a guardare gli altri con gli stessi occhi di Dio: occhi pieni di luce, che risplendono di buone opere, senza bisogno di tante parole.

 

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