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TESTO Lazzaro e il ricco "festaiolo e mangione".

don Simone Salvadore

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (25/09/2016)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Non è necessario essere persone malvage, per creare degli abissi e dei burroni nelle relazioni.

La ricchezza... il potere con tutte le sue prerogative e i suoi privilegi... l'intelligenza e i carismi più grandi,...la bellezza estetica stessa di una persona..., possono indurla a rifugiarsi in una falsa immagine di sé, nelle sue false certezze, nella sua supponenza,...nel suo narcisismo.

Ci si può,...e forse è meglio dire,...ci si vuole illudere talvolta, di poter trovare il senso o forse semplicemente la sicurezza della propria vita in queste cose, rimandando di fatto il problema nel tempo,...quando amaramente ci si accorgerà che non la salvano, né tanto meno le danno un senso.

Ci si accorgerà,...come sempre di essersi voluti stordire, non affrontando di petto, la radice del problema e della fatica di vivere autenticamente.

Se è vero infatti che abbiamo una libertà, è vero anche che l'identità è altra cosa e la si può raggiungere e vivere se accettiamo di buon grado di non volerci illudere di crearcela, perché non siamo noi gli autori della Vita... è così evidente...

Il nostro cammino infatti è riscoperta e ritorno all'origine, al senso della nostra vita, al perché ha avuto inizio e come darle un compimento.

E' riconoscimento di quel condensato che oltre valica il nostro principio e la nostra fine. E questo senso si può decifrare assumendo e vivendo la logica e l'impronta costituzionale di questo mondo...che vive di relazione, che è correlato...con evidenza...anche fisicamente...nella relazione.

Come può esistere qualcosa se non come immagine, segno e impronta di qualcosa di più chiaro e definito? Tutto quello che anche noi viviamo o facciamo dice qualcosa di noi!

Nonostante la realtà ci appaia sbiadita e occlusa da molte ombre, la domanda e la risposta di senso spinge le persone che hanno scelto di viverle, a rompere il muro della propria indifferenza, le distanze che inconsapevolmente hanno creato o ritrovato nella loro interiorità e nel loro rapporto con gli altri,...nel loro rapporto con Dio.

Non lasciamo che la dignità e l'identità che ci sono proprie e che ci dovrebbero essere più care, muoiano a causa della quieta e disperata compiacenza di noi stessi. Compiacenza di noi stessi che è fonte di insensibilità verso le necessità banali di quanti ci stanno vicini e persino nei confronti degli eventi più grandi dell'Amore di Dio,...del Dio di Gesù di Nazareth che nonostante tutto..., celebra e rinnova la vita sistematicamente... con intelligenza e con Amore,...dentro e fuori di noi.

 

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