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TESTO Commento su Ml 3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19

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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (13/11/2016)

Vangelo: Ml 3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Alla fine di ogni anno liturgico ci viene proposto il discorso sulle realtà ultime, mediante il linguaggio apocalittico escatologico. Tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nuovo secolo, non si fa altro che parlare e scrivere della fine del mondo, che sarà dovuta da questa o da quella catastrofe di cui è responsabile l'uomo comune non i così detti scienziati o politici.
L'ossessione di una fine del mondo, accompagnata da sconvolgimenti cosmici e da cataclismi di ogni genere e specie, è presente in tutti i consessi degli ultimi cento anni. Volta per volta sono: la minaccia di un possibile conflitto nucleare, nel secolo scorso la guerra fredda oggi l'ISIS; lo scempio della natura, causato dall'uomo mediante la deforestazione; la presenza di " gas serra" nell'atmosfera, causata sempre dall'uomo, per l'approvvigionamento di energia da carbon fossile, petrolio e di proteine da carne bovina, in modo particolare, sono responsabili dell'innalzamento delle temperature, dello scioglimento dei ghiacci che causano l'innalzamento dei livelli delle acque dei mari. Tutte queste ed altre innumerevoli cause, vengono dai mass-media amplificati e presentati, come se la fine del mondo sia ormai imminente. Tutte queste ipotesi fanno sì che molti cristiani siano attratti da questi discorsi visionari di certi studiosi, non dimentichiamoci di ciò che si diceva a proposito del buco dell'ozono, di cui oggi non si parla più: il buco si è chiuso e la catastrofe si è modificata.
Il Vangelo di Luca, dell'odierna liturgia, ci dice che non c'è rapporto alcuno tra la distruzione del tempio di Gerusalemme, come si credeva da parte di giudei e cristiani suoi contemporanei, e la fine del mondo. Questo vangelo annunzia che, prima della consumazione dei secoli, i discepoli di Gesù devono andare incontro a molte persecuzioni, le quali, se superate, diventano garanzia di salvezza, perché mettono in evidenza la costanza della fede, la quale è assolutamente necessaria in ogni circostanza e momento della storia. Anche se molte cose crollano, rimanere saldi nel Signore, è ciò che non delude.

La prima lettura tratta dal libro del profeta Malacchia ci parla del "giorno del Signore". Questo è un giorno caratterizzato dall'instaurazione della giustizia, in cui Dio giudicherà la storia e capovolgerà le posizioni fissate dagli uomini, egoisti presuntuosi e sfrontati. Io, come individuo, devo estirpare da dentro di me, superbia e ingiustizia in quanto sono "radice e germoglio", ossia materiale che impedisce di far parte del Regno di Dio, prima che arrivi il " giorno del Signore". A tal uopo ognuno deve allestire un " forno rovente" in cui bruciare " come paglia" tutto ciò che nel nostro intimo fa parte di un mondo decrepito quantunque, questa rinuncia sia dolorosa. E' importante saper individuare ciò che deve essere eliminato ma è urgente orientarsi a coltivare ciò che deve cominciare.

Il Salmo 97 offre alla nostra preghiera un inno di lode al Signore, re fedele e salvezza dei popoli, ma anche, allo stesso tempo, esso è un Salmo messianico ed escatologico. Ci dice che il processo di ricostruzione d'Israele è già cominciato anche se giungerà a compimento nel futuro, come anche noi cristiani risultiamo essere " salvati nella speranza. Quando il Signore verrà a giudicare il mondo tutto il creato esulterà di gioia.

Paolo scrive la seconda lettera alla comunità di Tessalonica per precisare la sorte dei defunti al momento della parusia. Nei vv. 11-12 del capitolo 3 di questa lettera egli polemizza energicamente con quei membri di quella comunità che "vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione". Inoltre invita queste persone, capaci di creare tensione nella comunità di Tessalonica Nel suo discorso Gesù suscita la a vivere guadagnandosi il pane " lavorando con tranquillità, come egli stesso ha fatto, nonostante ne abbia il diritto, che gli derivava dalla missione che ha svolto in seno alla loro comunità e non a vivere da sanguisughe, come molti pretendono perché " chi non vuol lavorare neppure mangi".
Lavorare, per Paolo, vuol dire conquistare la propria libertà, non dipendere da alcuno, avere qualcosa da condividere per offrirne a chi veramente ne ha la necessità.

Lo stralcio del discorso escatologico dell'odierno Vangelo secondo Luca è abbastanza complesso sia per il linguaggio usato, ma anche perché in esso si sovrappongono gli avvenimenti storici, dovuti alla distruzione del tempio di Gerusalemme, ad opera dei soldati romani. A questa dobbiamo aggiungere la fine dei tempi tratteggiata con colori e forme impressionanti della letteratura apocalittica. Ciò è dovuto al fatto che la Chiesa primitiva apostolica interpretò la distruzione di Gerusalemme come punizione dovuta al rifiuto di Gesù. Nel suo discorso Gesù suscita la curiosità dei suoi ascoltatori che chiedono " Maestro quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?"
Abbiamo bisogno, sempre, di segni e di date prima di deciderci a convertirci per salvarci in corner e così farci trovare in regola per il " giorno del Signore". Ma Gesù non fornisce, semplicemente, ci parla di avvenimenti premonitori che l'uomo deve saper interpretare: non è detto che il corner non porti al gol e allora sono dolori per noi. " Prima" degli avvenimenti premonitori ci sono anche i giorni della Chiesa: " metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno". Il tempo della conversione quindi è oggi perché non sappiamo né il giorno né l'ora.

Revisione di vita
- Che posto ha Gesù oggi nella nostra storia? Ci fidiamo di Lui?
- Come reagiamo alle prove nella nostra vita di Fede?

- Siamo ancora capaci di fedeltà a ciò che dice la Chiesa?

 

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