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TESTO La compassione di Dio per noi

mons. Antonio Riboldi

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/06/2016)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

In quel tempo, 11Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Quando venne chiesto a Gesù quale era il più grande dei comandamenti, quello cioè che non si può eludere con facilità e senza compromettere seriamente il rapporto di amicizia con Dio (quindi la propria onestà interiore), Lui ripropose la legge dell'amore verso Dio e, allo stesso modo, verso il prossimo. Mai si possono disgiungere.

Come ha detto, e continua a dire con forza Papa Francesco, l'amore per Dio e l'amore per il prossimo "sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia... Non possiamo più dividere la preghiera, l'incontro con Dio nei Sacramenti, dall'ascolto dell'altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite... In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni ai legalismi di ieri e di oggi, Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti, ma due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile e indifeso, è presente l'immagine stessa di Dio"

Leggendo il Vangelo di oggi, si ha la stupenda visione di un Dio che in Gesù, nostro Maestro, non sta fermo a badare a se stesso, indifferente agli uomini, ma è sempre in cammino, circondato dai suoi Discepoli, che Lui ha chiamato per mandarli nel mondo in Suo nome.

La strada diventa la Sua casa, il luogo dove è certo di incontrare ogni creatura, affidatagli dal Padre. Fa esperienza delle gioie e delle speranze, delle sofferenze e delle ansie di tutti.

Sente profondamente che il Padre ama tanto il mondo da mandarlo tra gli uomini, perché tornino ad essere Suoi figli, Suo popolo. E si protende verso ogni povertà con cuore ineffabile e irripetibile, pronto a rispondere ad ogni situazione di miseria e di sofferenza, che affiora e si fa incontro a Lui, con tutto il Suo Amore.

In questo camminare sulle vie della nostra storia - ‘Io sarò con voi fino alla fine dei tempi' - un giorno si reca in una città chiamata Nain. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che vide portare al sepolcro il figlio unico di una madre vedova. Una situazione di estrema fragilità, unita ad una profonda angoscia. "Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: ‘Non piangere!'. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: ‘Ragazzo, dico a te, alzati!'. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: ‘Un grande profeta è sorto tra noi', e: ‘Dio ha visitato il suo popolo ". (Lc 7, 11-17)

Anche oggi non è raro vedere portare alla sepoltura giovani vite. O per malattia che stronca inesorabilmente senza contare gli anni, o per sempre più irragionevoli morti cercate nella follia della droga o della ‘febbre del sabato sera' o per incidenti stradali causati dall'irresponsabilità di altri. Nessuno si abitua a questi drammi.

Ogni morte di giovane, per qualunque motivo, scuote la coscienza di tutti. Giovinezza ha il significato di pienezza di vita, di possibilità di utopie e sogni, di fantasia creativa, di meraviglie da costruire: vocazioni tutte da spendere.

Si nota nei funerali dei giovani una partecipazione che difficilmente si ha per altre età. E su tutti cala una tristezza che sconfina nella disperazione. Difficile dire parole in quella circostanza.

Mai come in questi momenti, di fronte alla morte di un giovane, la vita viene esaltata, considerata preziosa.

A Nain si incontrano due folle: quella che accompagna Gesù, che cerca la sofferenza dell'uomo per farla Sua, fino a dare un perché non solo alla sofferenza, ma a tutto ciò che è l'uomo nella mente e nel cuore del Padre. E la folla che accompagna il feretro, che sembra la somma di tante disgrazie, diremmo noi, che si sono date appuntamento sulla stessa famiglia: ‘la madre vedova', ‘il figlio unico' e la morte.

Il dolore qui si era fatto abisso che chiudeva anche il minimo spiraglio alla parola amore.

Gesù intuisce - sempre - che lì, dove si fa esperienza della terribile e insopportabile angoscia di vedersi tutto contro, persino il Cielo, occorre confermare solidamente la Presenza del Padre, che è tra gli uomini, anche quando pare che tutto sia contro.

E realizza l'incredibile: compie gesti che appartengono a Dio con la semplicità della potenza di Dio. ‘Ferma il corteo'. Ordina al giovinetto di alzarsi e lo riconsegna alla mamma.

Così la speranza dell'uomo ritrova il suo posto e ognuno dal profondo di questa ‘valle di lacrime' può guardare ad un Cielo che non è contro, ma è aperto. E non per una volta sola, ma sempre perché ‘un grande profeta è sorto tra noi', e: ‘Dio ha visitato il suo popolo'.

E Dio cammina ancora oggi, più che mai, sulle nostre strade. Nel profondo dolore personale, nelle immani tragedie della nostra storia, non conosciamo le ‘ragioni' dell'Amore, ma abbiamo la certezza che nulla è senza Amore. Il Cielo è sempre aperto e crediamo che Dio, il Padre, ‘ha cura di noi', soprattutto quando, affidandoci al Suo Amore, dobbiamo ‘sperare contro ogni speranza', continuando a credere. Come ha detto Papa Francesco, nell'udienza del 25 maggio: "Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura:... Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! Essa aiuta a conservare la fede in Dio ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso - che pregava tanto! - ci è di esempio."

 

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