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TESTO La Trinità ha trovato casa

don Luca Garbinetto  

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (01/05/2016)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

La Trinità tutta si muove e viene, per abitare in noi. Gesù annuncia il compimento della promessa: Dio prende dimora presso di noi. Meraviglioso dinamismo d'amore: Dio ha scelto la sua casa! Lo stesso Dio che aveva chiamato il popolo fuori dall'Egitto, per liberarlo dalla schiavitù e condurlo verso una terra ‘dove scorre latte e miele', terra promessa in cui vivere liberi insieme, ora sceglie di invertire i ruoli. È Lui che si è messo in cammino, e che esce da Sé per venire incontro a noi. E in noi desidera abitare per sempre!

Il Padre ha inviato il Figlio, esploratore di grazia, ed ora il Figlio torna al Padre annunciando che la terra promessa è pronta per Lui. Il nostro cuore, seminato a festa, trasformato dal mistero pasquale, è pronto per frutti abbondanti: non più latte, miele e grappoli d'uva, bensì fede, speranza e carità. Sono frutti che manifestano l'inabitazione del Figlio e l'azione dello Spirito.

Con il Figlio e lo Spirito, anche il Padre trova dimora in questa terra che da arida è divenuta feconda, che da perduta è stata ritrovata, che come un campo scavato a fondo custodisce il tesoro. La nostra anima, la nostra interiorità sono la terra abitata da Dio, e come aveva preannunciato il profeta (cfr. Ger 31,31-33) è nel nostro spirito che lo Spirito ora vive, geme, invoca e opera.

Il mistero dell'amore divino sorprende e rivoluziona l'esistenza dell'uomo. Ci sollecita a rivolgere lo sguardo verso dentro, per non smarrirci in frenesie ed apparenze. L'amore è innanzitutto questione di presenza a se stessi, di consapevolezza e di ascolto, di spazio spalancato alla Parola che interpella e nutre. L'amore è esperienza di memoria. Dalla memoria grata sgorga la carità, che urgentemente ci spinge verso l'altro.

Questo fa lo Spirito in noi, inviato anche Lui dal Padre a sigillare un'alleanza eterna, per nulla astratta e lontana, bensì estremamente attuale e concreta. Lo Spirito agisce in noi, rendendoci attenti, docili e pronti ad accostare e accogliere la Parola che salva.

Ciò che rende reale questa nostra apertura all'amore è la riconoscenza di quanto questa Parola ha già scritto nella nostra storia. Si tratta di andare con la mente e il cuore al cammino percorso, agli eventi trascorsi in un mare di relazioni, più o meno felici e gratificanti, forse anche dolorose e deludenti. Si tratta di dimorare nuovamente, con la nostra immaginazione affettuosa, dentro quegli incontri e quelle vicende, e riconoscervi una traccia provvidente che non ci ha mai abbandonato. Si tratta di prendere coscienza che lo sguardo misericordioso e la mano premurosa del Padre ha saputo accompagnarci anche quando noi non ne percepivamo la presenza, e anche dove tutt'oggi fatichiamo a cogliere il senso.

Ma se siamo quello che siamo è grazie alla storia vissuta. E questa storia personale, unica e irripetibile, è la nostra autentica storia di salvezza. Non ne esiste un'altra, non ne abbiamo altre. Il Dio uno e trino si è preso cura di noi negli intrecci misteriosi della nostra vita.

La Trinità è mistero, ma anche noi siamo mistero. Significa intreccio di divino che si fa umano, di umano che porta in sé le tracce del divino. Il mistero è luce abbagliante che parla dell'Oltre, che impedisce di fermarsi all'esteriorità, che scava dentro il superficiale. Tutta l'esistenza, dunque, è mistero, perché non vi è nulla, nemmeno un fallimento o una delusione, che non possa accennare o gridare la Presenza del Padre silenzioso che parla, del Figlio risorto perché crocifisso, dello Spirito delicato e forte come il vento. Tutto per amore.

Nel mistero della vita, di cui facciamo memoria per non lasciarci sfuggire le Parole che hanno intessuto la nostra storia, e che fanno sgorgare in noi un inno di gratitudine, cogliamo i segni e le indicazioni per vivere rivolti al futuro con speranza.

Attendiamo infatti un compimento, ma non di tenebre sempre più oscure, bensì di una luce che inonda tutta la città. E ‘la città non ha [più] bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello' (Ap 21,23).

 

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