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TESTO Ripartiamo. Da dove? Dall'inizio, da quando ci siamo conosciuti

don Marco Pozza  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (04/10/2015)

Vangelo: Mc 10,2-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,2-16

2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

indissolubilitàIl cervello era da gigante. Le risposte che dava erano delle parole inattese, tanto che ogni volta che qualcuno tentò l'azzardo di metterlo alla prova per farlo cadere, si è trovato con le gambe all'aria: scribi, farisei, dottori della legge e anche il sottoscritto. Il problema di quell'Uomo sono sempre state le aperture sorprendenti sul futuro, che gli riuscivamo puntuali: era capace di aprire gli occhi delle persone su una nuova dimensione, le induceva ad un'ampiezza di orizzonti prima sconosciuta. E' dai tempi di Betlemme, forse ancora meglio di Nazareth, che il Risorto si è convinto di una cosa: anche dove la cenere è tanta, sotto può esserci ancora della brace e il fuoco può essere ravvivato.

Il fuoco della fedeltà, sotto la cenere del ripudio: sotto la liceità di rimandare a casa sua una donna prima sposata. Qui lo volevano bastonare i farisei questa domenica. Forse non tanto perché interessava loro la questione, quanto «per metterlo alla prova». Lui che fa? Siccome le parole non dette sono sempre le peggiori, risponde loro in due tempi. Per poi accorgersi che, in realtà, la sua risposta è stata una non-risposta geniale, originalissima: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla» (liturgia della XXVII^ domenica del tempo ordinario). Certo che Mosè l'ha detto, ma c'è un motivo se l'ha detto al popolo: «Per la durezza del vostro cuore». Per prevalere in contese così, la purezza di cuore è l'arma in più del Nazareno. Che è come dire: se foste stati santi, Mosè non avrebbe mai detto queste parole. E come articola la sua risposta? Da perfetto geniaccio del mestiere: riportando la questione direttamente alle origini. Come un maestro d'arte che, di fronte ad una tela incomprensibile, ad un affresco restaurato, ad un quadro messo male, ti mostra l'originale uscito dalla fantasia del pittore: "Così era all'inizio, poi il tempo l'ha scolorito". Ti fa vedere, cioè, l'inizio di un'avventura, di una storia, di un'intuizione. Eccola: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». A Dio non gli interessa regolamentare la vita come fosse l'ometto dell'ANAS che fa deviare il traffico quando i macchinari stanno tagliando l'erba. Dio è un artista, tiene occhi di poeta, possiede il fiuto e l'intuito dei visionari più pungenti. Ciò che gli sta veramente a cuore è riportare sempre, l'uomo e le sue questioni, all'origine di tutto, alle sorgenti che non perdono mai la parola.

Per capire la bellezza di un'opera di Shakespeare non basta leggere una sua traduzione, seppur fedelissima: il traduttore potrebbe anche essere stato un traditore, per i più svariati motivi. Il vero appassionato va a cercare l'origine dell'opera, il manoscritto dell'autore: è da là che si deve ogni volta ripartire per non far dire all'autore qualcosa che l'autore non ha mai detto. Non l'han capito i farisei, forse non l'ho capito nemmeno io. Però tra quello che disse Dio all'inizio e quello che disse Mosè, non ci fu lo Spirito di mezzo. C'è stato dell'altro: «Per la durezza del vostro cuore». Tra gli inizi e il Vangelo, c'è stata la mia durezza: che ha fatto abbassare l'asticella pur di non farmi perdere totalmente l'appuntamento con la bellezza, l'occasione della Grazia, il fattore salvezza. Che l'accetti oppure no, Cristo mi rimette in fronte l'originale: poi, come ci insegna la nostra storia feriale, le persone sincere sono sempre le più scomode da vivere. Vivere come Dio è unire le storie: è un Dio-che-cucisce carni d'amore quello della Genesi. Il suo avverso è un Lucifero-che-scusice le storie d'amore nate dall'unione delle carni. Trovarci il minimo cenno di moralismo qui dentro è aver smarrito del tutto la fanciullità di cuore: qui l'unico tradimento possibile non è tanto quello carnale o sponsale, bensì il tradimento degli inizi. Quello di chi, non riuscendo a vivere il/nel sogno di Dio, decide che anche Lui, in realtà, voleva dire un'altra cosa quella volta. Non c'è nulla di più rischioso che far dire a Dio qualcosa che Lui non ha mai detto: è come dargli dell'Incapace.

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