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TESTO Commento su Marco 1,12-15

fr. Massimo Rossi  

I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)

Vangelo: Mc 1,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Siamo nuovamente in Quaresima, e la quaresima introduce e prepara alla celebrazione della Pasqua del Signore, della passione, morte e risurrezione di Gesù. Riflettere sulla passione del Signore, per celebrarla in forma solenne, è fondamentale per la fede; quasi superfluo dirlo, ma forse, qualcosa da precisare c'è.

Intanto, riflettere: significa pensare attentamente; ma anche accogliere e restituire, come un cristallo, che riflette la luce del sole, cioè se ne lascia attraversare, senza opporvi resistenza e la restituisce sfumata del proprio colore... Ricordate gli esperimenti di fisica sulla riflessione e rifrazione della luce che facevamo alle medie e al liceo?... Riflettere sui misteri della Passione significa dunque lasciare che questi misteri ci penetrino in profondità e poi si diffondano intorno a noi filtrati dalla nostra esperienza. Soltanto così potremo mostrare a noi stessi e al mondo che abbiamo conosciuto la Parola di Dio, non a livello concettuale soltanto, non per sentito dire, ma per esperienza personale.

...E poi, celebrare: significa mettere in comune l'esperienza personale intorno ad un fatto diffusamente avvertito come importante, di più, decisivo per la vita individuale e sociale. Non solo l‘esperienza, ma anche la condivisione dell'esperienza è importante, anzi, necessaria!

La celebrazione ha un indiscutibile valore antropologico: uno stadio straripante di tifosi, una piazza gremita di fans sono segni chiari. Lasciatemi dire: magari, ci fosse lo stesso trasporto, lo stesso entusiasmo intorno al mistero di Cristo celebrato in chiesa ogni domenica!

Tornando alla questione dell'identità di Cristo e del cristiano, non basta essere stati battezzati per dirci cristiani: il certificato di battesimo depositato negli archivi di una parrocchia, ci ascrive al novero dei figli della Chiesa; molti cristiani manco si ricordano dov'è custodito il loro certificato di Battesimo, in quale archivio di quale parrocchia... Almeno fossimo obbligati al rinnovo, come con gli altri documenti di identità... Rinnovare un documento costringe a pensare al contenuto dello stesso, un contenuto che in un certo senso ci identifica davanti al mondo. Dentro quel pezzo di carta c'è il distillato della nostra verità.

Parliamo di identità ufficiale, di verità secondo la legge; applicando questa logica al battessimo, secondo le leggi della Chiesa, noi siamo cristiani se siamo in grado di esibire l'atto di battesimo. Se questo basta, se questo ci basta, possiamo finirla qui e tornarcene tutti a casa. Basta, Messa domenicale! Basta, sacramenti! Basta, preghiere! Basta, carità! Basta, vita di fede!... Il sacramento ricevuto garantisce l'appartenenza al popolo di Dio; il battesimo imprime il carattere, insegna il catechismo della Chiesa cattolica, un marchio indelebile. Quando moriremo e ci porteranno in chiesa, al (nostro) funerale, il prete aspergerà la cassa con l'acqua benedetta, segno e memoria del battesimo.

È questa l'identità del cristiano? ripeto, secondo la legge sì. Ma, come sempre, mi chiedo e vi chiedo, che cos'è che fa la differenza tra una persona onesta, generosa, sincera... e un vero cristiano? a mio modesto parere, avere i documenti in regola non è sufficiente.

Il Signore dice: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio": (Mt 4,4). Noi abbiamo il tremendo potere di dare a queste parole del Vangelo uno spessore di verità vissuta, oppure di riconoscere a queste parole una verità oggettiva, formale, astratta, (verità) di principio; esattamente come si fa delle leggi umane, della cui equità nessuno dubita, salvo poi trasgredirle al bisogno... San Paolo dichiara che la legge è la forza del peccato (cfr. 1Cor 15,56): questo versetto, quasi un assurdo controsenso, ci ricorda che la legge è stata concepita e scritta a motivo delle trasgressioni contro l'ordine pubblico e privato: in altre parole, se non ci fossero trasgressioni, le leggi non sarebbero necessarie. Per questo la legge è un compendio di obblighi e di divieti. Chi fa ciò che la legge vieta di fare, o non fa ciò che la legge obbliga a fare, incorre nelle sanzioni previste dalla stessa legge. Così è della legge penale, di quella civile; anche le leggi religiose sono concepite per identificare e arginare gli errori.
E poi arriva Gesù!

Per la cronaca, secondo la legge di Mosè, anche Lui, anche il Signore ha peccato, e nel modo peggiore! il peccato in questione è la bestemmia; i Vangeli riportano più volte l'accusa pronunciata dalle autorità religiose contro Gesù; ne cito una sola: "Il sommo sacerdote gli disse: Ti scongiuro per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio. Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: D'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare? E quelli risposero: È reo di morte!" (Mt 26,663-66). A dir poco, perverso il contegno delle autorità religiose, nei confronti del Maestro di Nazareth: con la domanda "Sei tu il Figlio di Dio?" lo inducono a pronunciare ciò che per loro era la peggior bestemmia: rispondendo di no, (Gesù) avrebbe sconfessato la sua predicazione, i miracoli, se stesso e avrebbe sconfessato anche Colui in nome del quale aveva predicato, aveva guarito, era vissuto... Rispondendo di sì, Gesù sapeva a che cosa andava incontro... ma, era in gioco la verità di sé. E, per Gesù, la verità è importante quanto al sua stessa vita; la verità è Lui! Dirò di più: se per amore della verità era necessario sacrificare la vita, ebbene, Gesù era pronto a sacrificarla! E così avvenne.

Avrete capito che il fulcro del Vangelo è la Verità: verità su Dio, verità su Gesù, verità sull'uomo. Le tentazioni che Gesù subì nel deserto, sono tutte e sempre tentazioni contro la verità; del resto il Tentatore è mentitore per definizione. Crocifiggendo il Signore, la menzogna sembrò vincere sulla verità. In realtà la verità trionfa, perché, sulla croce Gesù di Nazareth fece verità su se stesso, e divenne a pieno titolo il Cristo.

Abbiamo quaranta giorni per riflettere sul complesso rapporto tra verità e menzogna e sui travestimenti dell'una e dell'altra. La fede ci aiuta a capire e a scegliere...
...E a convertirci in caso di errore.

 

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