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TESTO Il mio Dio è diverso...

don Giovanni Berti

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2013)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

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Quale tempo fa mi è capitato di intraprendere sulla pagina di Facebook una discussione piuttosto accesa con alcuni altri iscritti. Era una discussione che riguardava il perdono di Dio e la necessità di convertirsi. Il nodo della discussione più o meno era questo: viene prima il perdono di Dio o viene prima il pentimento e la conseguente conversione dell'uomo? In sintesi: Dio perdona prima del nostro pentimento o dopo? Non è certo una questione da poco, perché c'è in gioco la stessa identità e missione di Gesù e il senso della nostra fede.

Io sostenevo che il perdono precede sempre il pentimento e la conversione, mentre altri sostenevano che per ottenere il perdono bisogna prima pentirsi e convertirsi agli insegnamenti di Dio.

Mi ricordo che ad un certo punto, ad uno che sosteneva con determinazione che Dio non può perdonare se non c'è un vero pentimento da parte dell'uomo, risposi con un pizzico di ironia: "Beh, il mio Dio è diverso...", parafrasando lo slogan di una pubblicità di qualche tempo fa di una banca.

Più discutevo e cercavo di argomentare la mia posizione e di capire quella degli altri, mi rendevo conto che sotto sotto avevamo un'idea di Dio profondamente diversa.

E' forse quello che più o meno accade nel brano del Vangelo di questa terza domenica di avvento, che liturgicamente viene della "la domenica della gioia".

Giovanni Battista è in carcere per la sua coerenza e fermezza nella predicazione e nell'annuncio della volontà di Dio, e manda a porre a Gesù, che lui aveva indicato come il Messia tanto atteso, la domanda "sei tu quello che deve venire o è un altro?".

E' una domanda che rivela un profondo disagio in Giovanni, una sofferenza spiritale più forte delle catene che lo imprigionano. Possiamo dire che Giovanni è scandalizzato da Gesù e dal suo modo di fare.

Lui aveva predicato che la "scure è posta alla radice della pianta" e che la punizione di Dio per i peccatori è vicina. Aveva predicato nel deserto la necessità di convertirsi per sfuggire all'ira di Dio, e nelle sue parole riecheggiava tutta la predicazione profetica del passato che indicava che con la venuta del Messia finalmente si sarebbero separati i cattivi dai buoni, i peccatori dai santi, i condannati e i redenti...

Gesù invece non sta facendo tutto questo, ma mangia con i peccatori, tocca gli impuri, si mette spesso contro le tradizioni religiose del suo tempo e non sembra abbia portato quella rivoluzione finale di Dio da tutti attesa. Gesù in fondo sembra un debole difronte ai problemi del mondo, e più passa il tempo più sembra allontanarsi la definitiva vittoria terrena del Regno di Dio che scaccia gli occupanti romani e ristabilisce la sovranità del popolo eletto.

Questo scandalizza Giovanni e gli fa dubitare di Gesù. Ma non ferma la sua ricerca e lo interroga ancora con quella domanda che a me sembra la domanda profonda di ogni uomo di ogni tempo, ed è anche la mia domanda spirituale profonda: sei tu Gesù la vera soluzione della mia vita? Sei tu Gesù con le tue parole e i tuoi gesti la direzione vera che mi salva fin da adesso? Davvero è il tuo Vangelo quello che salva l'umanità e al quale dedicare gli sforzi della mia vita e del mio ministero?...

Anche io, ammetto, sono scandalizzato a volte da Gesù e dal suo stile.

Io che vorrei trovare una soluzione più rapida ai problemi miei e del mondo, sento la mia fede come troppo fragile e piccola. Sento anch'io la tentazione a volte di cercare una dottrina e un leader più forte e decisivo di Gesù...

Penso che anche come Chiesa siamo stati tentati lungo la storia di affrettare i tempi del Regno di Dio decidendo subito e rapidamente chi era buono e cattivo e separando il bene dal male, pensando che un po' di forza e imposizione fossero necessari per stabilire il Regno di Dio sulla terra.

Ma non è così. Gesù ha presentato un Dio "diverso" da quello della forza, della condanna e della punizione. Ha presentato Dio come Padre misericordioso che ama prima di essere amato, perdona prima del pentimento, e salva gratuitamente.

E ha mostrato soprattutto che la strada della vittoria dell'amore passa dalla sconfitta umana e proprio dalla scandalosa debolezza di chi dona se stesso anche a costo di morire.

Il mio Dio è diverso... diverso dalle immagini spesso false che proponiamo noi stessi come cristiani, veloci più a condannare che a usare misericordia.

Teniamo dunque viva la domanda in noi: "sei tu Signore?... Sei tu la risposta alla mia vita?... Trovo davvero nel tuo Vangelo il senso di ogni mia giornata?", e il Signore Gesù ci darà risposta, come l'ha data a Giovanni Battista: "i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo". E' la risposta che Dio è prima di tutto misericordia e amore gratuito, non solo a parole ma con i fatti e la vita.

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