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TESTO Commento a Lc 3,1-18

Ileana Mortari - rito ambrosiano  

II domenica T. Avvento (Anno A) (24/11/2013)

Vangelo: Lc 3,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Giovanni il Battezzatore

24 novembre 2013

Nella nostra contemplazione del Signore Veniente, anche questa domenica incontriamo la testimonianza di Giovanni il Battezzatore: con la sua predicazione egli prepara la strada a Gesù, chiedendo la conversione, cioè un concreto mutamento di comportamento (cf. Lc 3,8), a quanti si recano da lui nel deserto per interrogarlo. Che cosa fare per essere credenti autentici?": ecco la domanda che ancora oggi noi ci poniamo, così come la ponevano a Giovanni le folle, i pubblicani e i soldati. Siamo infatti consapevoli che "non basta portare il nome di cristiani, ma occorre esserlo in verità", secondo le parole di un antico padre della chiesa, Ignazio di Antiochia. In questo sforzo di unificazione ci viene in aiuto Giovanni, il quale proclama alle tre categorie di persone che si rivolgono a lui le esigenze fondamentali per ogni autentico cammino di conversione.

Il Battezzatore chiede innanzitutto la condivisione di ciò che si ha, chiede cioè di non possedere i beni in modo egoistico, senza gli altri o addirittura contro gli altri. Chi realmente vuole convertirsi è chiamato a vedere il bisogno di cui soffre l'altro e a esserne mosso a compassione, fino a condividere con lui ciò che possiede. L'altro uomo è infatti un fratello, figlio dello stesso Padre, Dio (cf. Mt 23,8), e dunque occorre vivere con lui una relazione di giustizia e di amore. E nella vita cristiana ciò che va condiviso non è solo quello che si possiede, ma anche ciò che si è, perché Gesù ha chiesto di spendere la vita per i fratelli, fino a donarla anche al prezzo estremo della propria morte (cf. Gv 15,13), come lui stesso ha fatto...

Giovanni invita poi a non pretendere, il che significa non esigere dagli altri ciò che essi non possono o non devono darci. Si pensi alla nostra esperienza quotidiana: quanto spesso nelle relazioni di ogni giorno noi esigiamo, abbiamo pretese, ci comportiamo come se gli altri ci "dovessero" qualcosa, e, nel contempo, vogliamo esercitare su di loro la nostra brama di potere, li strumentalizziamo in modi più o meno raffinati! No, l'unico debito esistente tra gli uomini, un debito per così dire "costituzionale", è quello del rispetto per l'alterità e dell'amore reciproco (cf. Rm 13,8).

Rivolgendosi infine ai soldati dell'impero romano, il Precursore chiede loro di non maltrattare, di non abusare della loro forza, di non fare violenza a nessuno. Più in generale, si tratta di frenare ogni atteggiamento di aggressività verso chi ci è accanto: dobbiamo riconoscere pienamente e rispettare la soggettività dell'altro, la sua unicità, la sua qualità di dono per tutti. Insomma, ciò che Giovanni chiede come preliminare alla conversione e al segno del battesimo - quell'immersione che significa morire all'uomo mondano per rinascere come veri figli di Dio e fratelli di tutti gli uomini - è il compimento della giustizia (cf. Lc 7,29), che assume la forma di un autentico atteggiamento di umanizzazione di se stessi e degli altri.

Sì, il Signore Veniente "è vicino, alle porte" (cf. Mc 13,29), e Giovanni annuncia che sarà un giudice capace di separare la pula dal buon grano. Nell'imminenza di questa venuta nella gloria, noi possiamo però rimanere sordi alla Parola di Dio; possiamo cercare di sfuggire al giudizio di Dio come vipere furbe (cf. Lc 3,7); possiamo pensare che sia sufficiente dirsi cristiani e confidare nella nostra appartenenza alla chiesa, per essere dispensati da ogni autentico cammino di conversione... Ebbene, quale antidoto alla nostra pigrizia e ai nostri tentativi di autogiustificazione, Giovanni ricorda che Dio può suscitare suoi figli anche dalle pietre (cf. Lc 3,8): perché dunque non predisporre tutto affinché Dio possa trasformare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cf. Ez 11,19; 36,26)?

Davvero il Veniente è vicino: egli è certamente misericordioso con chi è sincero, ma è temibile per chi mente e non si sforza di trasformare in comportamento quotidiano ciò che proclama con le labbra. D'altronde, Gesù ci ha messo in guardia con chiarezza, con parole che suonano quasi come una supplica: "Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?" (Lc 6,46).

 

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