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TESTO Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita

Riccardo Ripoli  

Lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (08/07/2013)

Vangelo: Mt 9,18-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La disperazione è una brutta malattia, porta a vedere tutto nero, a non trovare gioia in niente di ciò che si fa', a non vedere l'amore degli altri, a prendere con pessimismo ogni parola che ci viene detto, ogni fatto che ci accade.

Sul giornale leggo "Non trova lavoro, ventiseienne si uccide". Come si fa a ventisei anni ad uccidersi perché non si trova lavoro? Si ha una vita davanti, mille cose da poter fare. Capisco che nei momenti di disperazione la voglia di farla finita possa prenderti, anche io ci ho pensato a ventun anni, alla morte della mia mamma, ma poi a qualcosa ti devi appigliare. Io avevo la Fede e la fiducia in Dio mi ha fatto desistere da quei brutti propositi dandomi la forza per ricominciare, e capisco che la Fede dia una forte spinta, ma anche chi non crede dovrebbe mettersi in cerca di un qualcosa che possa aiutarlo ad andare avanti, una persona, un affetto che diano la speranza nel futuro. E' quando si è alla disperazione che è più facile trovare ciò che cerchiamo perché escludiamo dalla nostra vita tutto ciò che è effimero, superfluo e ci guardiamo intorno nella speranza di trovare quello spuntone di roccia che fermi la nostra caduta libera. Il primo passo è avere fiducia in noi stessi, certezza che cercando prima o poi troveremo ciò che ci darà gioia e motivazione nel vivere. Il Signore saprà condurci all'incontro con Lui, ma vuole che lo cerchiamo, che non rinunciamo a lottare, a cercare, a sperare. Come quel padre, di cui si parla nel Vangelo, uno dei capi che osteggiavano Gesù, che, pur davanti all'evidenza della figlia morta, tenta tutte le strade e, magari pur non credendo in Dio, mosso dalla disperazione di un genitore che perde la propria figlia, chiede aiuto a quell'uomo, a quel predicatore, convinto che un suo intervento potrebbe ridare la vita alla piccola. Forse non credeva in Dio, forse aveva solo sentito parlare di Gesù come un guaritore, ma credeva nella vita, credeva che davanti a tanto nero Egli potesse aprire una breccia. Forse per lui solo una flebile speranza, ma l'unica cui potersi aggrappare per sperare di poter cambiare lo stato delle cose.

Se siamo disperati, che si creda o meno in Dio, non lasciamoci andare, non smettiamo di cercare una soluzione, una via di scampo. Chiediamo aiuto e prima o poi il Signore ci risponderà mostrandoci la strada, donandoci la gioia alla quale aspiriamo.

 

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