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TESTO Ostinarsi a credere nella Vita

don Alberto Brignoli  

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno C) (30/03/2013)

Vangelo: Lc 24,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,1-12

1Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». 8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. 11Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. 12Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Quante volte, nella vita, abbiamo provato a risorgere da situazioni difficili, spesso senza riuscirci. Chissà, magari un giorno abbiamo sperimentato il buio della depressione, di quel "male di vivere" che ti corrode dentro e chi ti fa vedere e sentire tutto pesante, impossibile da portare avanti, quasi catastrofico. Abbiamo chiesto aiuto, e quasi tutti, anche tra coloro che pensavamo fossero nostri amici, ci hanno detto di no, che loro non potevano fare molto, che ci volevano persone competenti.... E quando finalmente abbiamo trovato le persone competenti, ci siamo sentiti dire che molto dipendeva da noi e dalla nostra capacità di reagire... certo...e quando poi esci dallo studio medico e torni a casa e questa capacità di reagire ti manca e ti ritrovi solo, che fai?

Magari un giorno il "male che ti corrode dentro" era proprio un male fisico, di quelli che uccidono, e forse non ha colpito te, altrimenti non saresti qui a riflettere, però ha colpito i tuoi affetti, e i volti concreti che essi hanno, quelli del tuo papà, della tua mamma, del tuo sposo, della tua figlia, del tuo fratello, della tua amica... e te li ha portati via. È il mondo intero che ti cade addosso... e anche lì, per quanto possa avere persone buone che stanno al tuo fianco, alla fine sei solo, solo con il tuo dolore...

O magari il male ce l'hai dentro perché te l'ha fatto qualcun altro, magari proprio quel qualcuno che non ti aspetteresti mai, quello di cui ti fidavi di più, quello "che mangiava il pane con te", quello che amavi più di ogni altra cosa al mondo, quelli con cui ti sei sentito "un metro sopra il cielo"... e che poi invece ti ha sbattuto tre metri sotto terra, perché la terra ti è crollata sotto i piedi e ti ha sepolto. Poi è anche arrivata l'amica che ti ha detto: "Ci sono passata anch'io"... "Devi rifarti una vita"... "Dai, sei ancora giovane"... però intanto la tua dignità è stata ferita, e i cerotti sul cuore te li devi mettere, ancora una volta, da solo...

E magari (anzi, questo senza troppi "magari") ti ha fatto del male chi ti ha detto che "da qualche parte bisognerà tagliare con le spese", per cui tu domani sei a casa dal lavoro, alla meno peggio in cassa integrazione, d'altronde è crisi per tutti, tranne per chi non fa mai parte dei "tutti", perché lui, oltre che il verbo "essere" conosce anche i verbi "avere", "potere" e "tener stretto"... però tu intanto sei a casa, e non è vero che "trovi sempre qualcosa da fare", perché a 45 anni per questa società sei già vecchio, e soprattutto, un'altra volta, sei solo...

Sai cosa conviene fare? Chiedere aiuto a gente come Nicodemo e Giuseppe di Arimatèa: pensare che sia stata tutta una bella favola, e rotolarci davanti una bella pietra, a ‘sto sepolcro della vita!
Ma io, se credo ancora in Lui, a questo non ci sto.

Perché a me è stato detto che quella pietra, per quanto pesante fosse, era stata rotolata via, e che il sepolcro era vuoto.

A me hanno raccontato che alcune donne stavano incerte fuori dal sepolcro vuoto e qualcuno ha detto loro che non è certo tra i morti che va cercato chi è vivo...

E mi hanno raccontato anche di due uomini depressi che tornavano da un comizio finito in tragedia perché hanno ucciso il loro leader politico, e che fermandosi a mangiare un boccone in un locale gli è parso di vederlo ancora vivo a tavola con loro, e che erano talmente contenti che sono tornati dagli altri amici del partito a dir loro che non era finito nulla, e che aveva ancora senso lottare.

E mi hanno pure detto che dei pescatori che avevano perso la barca, le reti, la licenza e il posto di lavoro, e che han cercato comunque di pescare tutta la notte, ma inutilmente, e che invece all'alba si son sentiti dire: "Non mollare, getta ancora la rete", e han fatto il colpo dell'anno!

E che tutta ‘sta gente, alla fine, si è ritrovata insieme, un pomeriggio di primavera, in montagna, ed ha ascoltato una Parola piena di vita: "Non siete soli, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

È per colpa di "quella" Parola che io non voglio credere al dolore come ultima e definitiva parola.

È per colpa di Colui che l'ha pronunciata che credo che l'Amore sia più forte anche della morte.

È per colpa di quel sepolcro vuoto e di quelle parole che allora parvero un vaneggiamento che io voglio ostinarmi, nonostante tutto, a credere ancora nella Vita.

 

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