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TESTO Commento su Giovanni 8,1-11

Gaetano Salvati

V Domenica di Quaresima (Anno C) (17/03/2013)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Oggi la Parola invita ciascuno di noi a scardinare la barriera del pregiudizio nei confronti delle imperfezioni degli altri, per farci assumere lo stesso sentimento che anima il cuore del Figlio incarnato, la misericordia.

San Paolo, nella seconda lettura, afferma che ogni cosa che si oppone alla misericordia "che viene da Dio, basata sulla fede" in Cristo (Fil 3,10), è considerata "spazzatura" (v.8). La Sua misericordia è l'Amore, presente nei cuori di quelli che l'hanno accolto, la forza che ci consente di inseguire "la mèta" e raggiungere il "premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù" (v.14). Ora, colui che corre non si volta indietro, altrimenti rischierebbe di inciampare negli ostacoli posti dinanzi a lui; invece, prosegue sicuro verso il traguardo, dimenticandosi di ciò "sta alle spalle" (v.13), come "ricordare le cose passate", quelle antiche", (Is 43,18) i peccati di un tempo, che ci impedivano di riconoscere nei segni quotidiani la presenza di Dio. La misericordia di Dio è, allora, il dono della libertà: se lasciamo indietro il male compiuto, possiamo correre sereni, sicuri che nella croce del Signore Gesù conquistiamo la vera vita. La misericordia di Dio, quindi, riconsegna alla creatura la sua originale bellezza, rovinata dal peccato. Infatti, non esiste miseria, commessa a causa della nostra natura, che Egli non rinnovi nel Suo sangue; non vi è croce sparsa per il mondo che non sia raccolta dalla Sua. Per cui, ad ogni viandante che ha perso il cammino, che non riconosce la verità, è rivolta la parola di speranza: nel Dio rivelato da Cristo Gesù vi è la conquista del premio, la pienezza dell'esistenza, già qui sulla terra e nella gloria.

La comprensione della misericordia di Dio, però, non basta: essa esige una nostra reazione. Siamo cristiani non solo perché abbiamo accolto Dio, ma soprattutto perché dobbiamo evangelizzare, lasciare che Dio, attraverso la nostra vita, parli agli altri. A riguardo, il Santo Padre Francesco, nella sua prima omelia, ha riferito che l'annuncio evangelico non può sussistere senza considerare la croce di Cristo, espressione suprema della misericordia della Trinità. Nella croce, Gesù si abbassa verso l'umanità, caduta nelle tenebre e nell'oblio della morte, per risollevarla e condurla alla sua destinazione finale. Quindi, anche noi cristiani, più che giudicare gli errori commessi dai fratelli, dobbiamo chinarci, senza timore o ipocrisia, e rialzare chi è sprofondato nel peccato. Bisogna imitare il Maestro: Egli, come narra il vangelo, "si chinò" (Gv 8,6) e non condannò la donna "sorpresa in flagrante adulterio" (v.4), manifestazione di un Dio sempre pronto al perdono; e la esortò, con dolcezza, a continuare a vivere (correre) senza peccare (v.11, verso la mèta).

La medesima dolcezza deve animare ogni nostra azione. Non siamo chiamati a puntare il dito per giudicare i difetti degli altri; bensì ad amare tutti e, nel nome di Gesù, contribuire a costruire nel mondo "una grande fratellanza" (S.S.Francesco). Amen.

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