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TESTO Se non vi convertirete...

mons. Antonio Riboldi

III Domenica di Quaresima (Anno C) (03/03/2013)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

C'è una diffusa mentalità che nei fatti, soprattutto dolorosi, che ci succedono e ci toccano da vicino, fa pronunciare la frase: "Ma Dio dov'era?". Come se Dio, il Padre, potesse concedersi anche solo un attimo di distrazione sulla sorte degli uomini, tutti e ognuno, che Egli ama, come noi difficilmente possiamo, ora, anche solo immaginare, ma che un giorno, se ce lo saremo meritato, ‘conosceremo', perché Lo vedremo ‘faccia a faccia'.
Non è assolutamente concepibile che Dio non si curi di noi.

Ricordate le parole di Gesù: "Guardate gli uccelli dell'aria, non seminano né mietono, e Dio li mantiene. Anche i capelli del vostro capo ai Suoi occhi sono contati".

Eppure c'è la mentalità che dietro ogni ‘disastro' ci sia un Dio disinteressato...che è un dimenticare la preghiera di Gesù: ‘Padre nostro..."!

Penso che tanti di voi ricordino la catastrofe nella scuola di S. Giuliano, che vide cadere sopra gli scolari parte della struttura, uccidendone tanti con la loro maestra.

In quell'occasione partecipai ad una trasmissione televisiva. Vi erano tre esperti, tra cui un opinionista che si dichiarava ateo ed il sottoscritto. Per più di un quarto d'ora i tre esperti, non sapendosi dare una ragione del crollo della scuola, misero in discussione l'esistenza di Dio, come non ci fosse. ‘E se c'è - si chiedevano - dov'era? Se c'era non poteva intervenire miracolosamente ad evitare la calamità? Non possiamo - dicevano - anche solo pensare che ci sia un Dio che non veda o, se vede, non intervenga. La sola cosa che possiamo affermare è che tutto è dovuto al caso, che interviene nella nostra storia: un caso che a volte sfugge dalle mani dell'uomo, ma che altre volte l'uomo può prevenire'.

Confesso che rimasi per un certo tempo a sentirli 'sbeffeggiare' Dio, ma alla fine chiesi al conduttore la parola. "Se foste rispettosi del pensiero e della fede di ciascuno, da saggi dovreste almeno tacere e non deridere quanto per tanti è di grande sacralità, ossia la propria fede. Non saperlo fare, manifesta poco rispetto all'intelligenza e libertà. Voi affermate che tutto è nelle mani del Caso. Ed allora vi chiedo: Il caso è come il Destino, un oggetto che vaga capricciosamente nella vita, ma non è persona? O è una persona che si prende gioco di noi? Insomma il Caso è una cosa o un chi?". Non seppero rispondere. Soltanto l'opinionista ateo invitò coraggiosamente al rispetto della fede altrui e ad attenersi alle ragioni del crollo della scuola, non certamente dovute a Dio, come anche la giustizia umana ha poi dimostrato.

"Ha ragione il vescovo - disse - non si fa' chiarezza con parole fuori senso, ma con approfondimento".

Così come ricordo quel padre di famiglia, che aveva appena costruito la sua casa vicino alla mia canonica, nel Belice. Dopo il terremoto, che distrusse tutto, vedendo che la sua fatica era valsa a nulla, si voltò verso il cielo, con una scarpa in mano, gridando la sua rabbia. Accorgendosi della mia presenza - io davo le spalle alla mia bellissima Chiesa madre andata in frantumi - mi guardò e, piangendo, mi chiese scusa: "Quando scoppia la rabbia e senti che la terra ti manca sotto i piedi, non sai più quello che dici. Ma a Dio io credo e Lo prego".

Povero, caro fratello, come lo capivo e, certamente, come lo capiva il Padre!

Nel Vangelo di oggi si narra qualcosa di simile e viene posta la stessa domanda a Gesù:

"In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: ‘Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per avere subito quella sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". (Lc. 13, 1-9)

Con le sue parole, pare proprio che Gesù risponda ai tanti interrogativi che, a volte, ci poniamo di fronte ai drammi che succedono o nelle nostre famiglie o nel mondo, magari vicino a noi.
Quanti ne raccontano ogni giorno i mass-media!

Si parla tanto in questi tempi, e giustamente, del grande pericolo che il pianeta terra corre, fino a rischiare l'estinzione. Descrizioni a volte da apocalisse. Giustamente noi ci preoccupiamo. Sappiamo che questa ‘catastrofe' non guarderà in faccia nessuno: è colpa del nostro dissennato sistema economico che, per avere sempre più benessere, giorno per giorno contribuisce a provocare ‘danni irreversibili'. Tutto potrebbe cambiare e guarire, solo se gli uomini rinunciassero a quanto concorre al disastro ecologico. Ma...si rimane fermi alla sola paura, facendo scongiuri, senza minimamente tentare almeno di cambiare stile di vita, coltivando un maggior rispetto verso l'ambiente, che è la nostra ‘casa qui'.

Ci si indigna per i fatti di bullismo nei giovani, sempre più frequenti, ovunque, nelle periferie degradate come nei quartieri ‘bene',...ma non si fa nulla, o poco, per dare, nelle famiglie o nella scuola, quell'educazione del cuore che è la pedagogia della fede e dell'amore.

Proviamo orrore, sdegno, al solo leggere la sorte di due terzi dell'umanità, costretta ad emigrare, perché la loro terra è fonte di ricchezza, ma solo per gli speculatori che rubano al popolo o al massimo gli danno in compenso solo armi...., ma non ci convertiamo alla giustizia e all'amore, andando così incontro al grave rischio della ‘rabbia dei poveri', come affermava Giovanni Paolo II.

Rimaniamo senza respiro di fronte alle tante tragedie nelle famiglie, ai milioni di bambini rifiutati o svenduti..., ma non ci convertiamo ad amare la bellezza e la bontà, che lasciano libero il passo all'amore, soprattutto verso il più debole ed indifeso.

E potremmo continuare l'elenco delle nostre contraddizioni... purtroppo sempre unito alla più tremenda nostra contraddizione, che è il tentativo di scaricarci la coscienza con la stessa domanda che i Giudei posero a Gesù: "Di chi è la colpa?".

La risposta è sempre la stessa: "Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo."

È proprio la Quaresima, che stiamo vivendo, il tempo propizio, alla luce della Parola di Gesù e della storia che viviamo, per chiederci se siamo disposti a cambiare in noi, tra di noi, tutto ciò che porta alla rovina e ai drammi sopra ricordati.

E direi che, alla luce dei fatti, ‘l‘umanità gaudente e disperata' non ha più tempo per continuare a correre verso il dolore, il non senso, il disastro

È tempo di invertire la rotta della coscienza, ossia convertirsi.

Qui possiamo capire il significato urgente di ‘cambiare stile di vita', a cominciare dalla coscienza, per fare spazio alla speranza di un tempo a misura dell'amore di Dio e degli uomini.

E come a stimolarci ancora di più, e quindi renderci responsabili di quello che operiamo, per un invito alla conversione, Gesù, nello stesso Vangelo di oggi, denuncia un'altra possibile ‘piaga dell'anima'.

"Disse anche questa parabola: Un tale aveva un fico piantato nella vigna, venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, affinché io gli zappi intorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire, se no, lo taglierai". (Lc. 13, 1-9)

E' un ‘duro' invito, se vogliamo, a guardare nel profondo della nostra vita, di ieri, di oggi e chiederci cosa abbia fruttato di buono, per la vita eterna, quanto abbiamo realizzato o siamo impegnati a realizzare.

Quante volte, affaccendandoci in tante cose, alla fine ci sembra di non aver concluso nulla di valido, solo ‘un pugno di mosche': tante esteriorità, ‘foglie', ma poco o nessun ‘frutto'.

È il profondo senso di amarezza che sentono tanti, quando seriamente entrano nel profondo dell'esistenza e si chiedono: ‘Perché ho vissuto?' o ancora ‘Per cosa o per chi ho vissuto? Quale tesoro per l'eternità ho coltivato?'. Il più delle volte si ha come l'impressione di aver ‘fatto nulla', di aver solo ‘perso o sprecato il tempo' e si prova una grande amarezza e tristezza.

Può essere vero che abbiamo buttato via un'esistenza correndo dietro a ‘fogliame senza frutto', ossia a tutte quelle ‘vanità delle vanità, che a nulla giovano per la felicità di Dio e che lasciano tanto amaro in bocca già anche ‘qui'?

Purtroppo, lasciando a Dio ogni giudizio, si ha l'impressione che ci sia attorno a noi tanta gente che veramente ‘usa il bene della vita' per ragioni che non sono la fede e la felicità vera.

Avranno forse accumulato soldi, e quanto volete,....ma, nella solitudine e nel silenzio, proprio quando vorremmo avessero voce le cose buone agli occhi di Dio, li assale un'amarezza infinita, che, in alcuni, sfocia in depressione.

Davvero, carissimi, non si può conoscere la ‘pienezza di vita', che Dio dona, se la nostra esistenza è guidata solo dal capriccio o, peggio ancora, da quel disinteresse e superficialità che fa male ed è in tanti, in troppi. Tranne poi a meravigliarsi del male!

Ma per grazia di Dio ci sono tanti e tante, ovunque, che fanno della vita un continuo esercizio di amore, nelle grandi e piccole scelte, come se la vita fosse quella pianta di fico dalle molte foglie, sì, ma incoronata da tanti frutti...perché zappata e coltivata.

Dovremmo, miei cari, questa Quaresima, e sempre, abituarci a dare un senso di bontà, quella che scaturisce dal Cuore di Dio, a ciò che facciamo.

Soprattutto sapendo mettere in primo piano la carità, ossia la solidarietà, l'amore, a cominciare dagli ultimi: un amore che nasca dalla preghiera... e vedremo allora spuntare una grande gioia, sentiremo che vivere è grande felicità: ha senso!

La vita diventerà ‘l'albero di fico', che non sfoggia solo foglie, ma queste sono ‘cornice per i frutti'!.

Non facciamo cadere la Parola di Gesù, oggi, ma approfondiamola, per non sentire quel ‘vuoto dell'anima', che davvero è un vuoto che la vita non sopporta.

 

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