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TESTO Amare il prossimo tuo come te stesso

Riccardo Ripoli  

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (04/11/2012)

Vangelo: Mc 12,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,28-34

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

A volte noi che abbiamo Fede in Dio ci prodighiamo in mille riti, processioni, sacrifici e sono cose belle, ma ci dimentichiamo troppo spesso che Gesù ci insegna che la cosa più importante da fare per amare Dio, è amare il nostro prossimo. Colui che incontriamo, chiunque esso sia, è il nostro prossimo. La parola "amare" è spesso usata in maniera leggera, ma cosa significa "amare"? E' Gesù stesso a dircelo riprendendo l'Antico Testamento: amarlo con il cuore, con la mente e con la forza. Amarlo con il cuore significa con tutta la nostra volontà, così quando si vuole qualcosa veramente non ci sono ostacoli dinanzi a noi che possano impedircelo. Amarlo con la forza indica impiegare tutta la nostra vita ad amarlo. Amarlo con la mente vuol dire essere credenti, ma non creduloni, ossia cercare, fin dove sia possibile, di capire ciò che il Signore a piccoli passi ci svela, in modo così da poter essere credibili da parte di chi ci ascolta. In questo modo dobbiamo amare il nostro prossimo. Ma chi è il nostro prossimo? E' il bambino che a cinque anni spaccia la droga per conto del papà, fa da palo allo zio di quattordici anni che si prostituisce ed è costretto a catturare i piccioni in piazza per poter mangiare, obbligato a dargli una scottata nell'androne delle scale con un accendino per evitare che altri membri della famiglia gli portino via il cibo. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quel papà e quella mamma che tutto questo permettono. E' il bambino di due anni e mezzo portato dalla mamma laddove lei adesca i clienti, picchiato se piange e vuole lei, condotto a casa costretto a dormire nello stesso letto della madre mentre si prostituisce. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quella mamma che compie tali azioni. E' il bambino violentato dalla sua mamma e dai suoi amanti appena nato. Ma il nostro prossimo da amare con tutta la nostra vita è anche quella mamma ed i suoi amanti.

So bene che di fronte a certe mostruosità rabbrividite, che la vostra prima reazione sarebbe quella di condannare a morte quei genitori, quei pedofili, ma se il nostro prossimo fosse sempre un bambino indifeso sarebbe facile amare. Abbandonate per un attimo la vostra rabbia, fate un passo indietro, andate al momento in cui le cose che vi ho raccontato, ahimè tristemente vere e vissute sulla pelle dei ragazzi passati dalle nostre braccia, tre storie che sono un esempio di vicende simili moltiplicate per i cinquecento ragazzi che in ventisei anni abbiamo incontrato, non erano ancora accadute, quando quei bambini non erano ancora venuti alla luce. Fate un altro passo indietro, andate a quando questi genitori erano ancora ragazzi, e prima ancora, quando erano ancora bambini. Dove pensate che siano nati? Pensate che siano venuti al mondo in una casa vicino alla vostra, in un bell'appartamento luminoso, in una famiglia di onesti lavoratori, con un papà ed una mamma che gli hanno donato sani principi e valori? No, ognuno di quei genitori è nato in famiglie dove pedofilia, violenze, abusi di ogni tipo si consumavano quotidianamente così come noi consumiamo il dentifricio o il sapone. E se facessimo un altro passo indietro vedremmo che la famiglia dei loro genitori faceva lo stesso e si potrebbe risalire alla notte dei tempi. Ognuno di quei genitori abusanti è stato un bambino abusato. Ognuno di quei genitori incapace di amare il proprio figlio non è stato amato dai suoi genitori. Ognuno di quei genitori che ha insegnato la cattiveria al proprio figlio l'ha imparata dai propri genitori. Per quanto dovremo andare avanti? Se noi odiassimo queste persone, questi pedofili, questi genitori abusanti trasmetteremmo loro il nostro odio e non saremmo migliori di loro perché l'odio è odio, il non amare è il non amare. Anzi, saremmo peggiori di loro perché a noi è stato insegnato il valore della parola "amore" e potremmo metterla in pratica, per essi questa parola non significa nulla, ad essi è stato solo insegnato a odiare. Ed un bambino, che sia nostro figlio o il figlio di questi genitori cosa potrebbe imparare nel vedere che i suoi genitori odiano il mondo e che il mondo odia loro? Impareranno soltanto a odiare chiunque incontreranno, impareranno ad abusare dei propri figli, impareranno ad arrangiarsi rubando ed uccidendo, così come il loro genitori hanno imparato prima di loro. Noi che abbiamo avuto una famiglia che ci ha amato, pur con mille controversie, noi che non siamo stati abusati abbiamo ricevuto un dono da Dio, quello di poter nascere e crescere in una buona situazione, adesso è arrivato il momento di ringraziare, di amare coloro che saremmo portati a odiare per il male che hanno fatto ad un bambino. E' arrivato il momento, ed è adesso, per interrompere questa catena, il momento di deporre le armi e porgere un fiore a questi aguzzini dando un esempio positivo ai loro figli, a questi bambini che hanno vissuto la loro giovane vita immersi nel rancore, nell'odio, nella violenza. E' giusto metterli in sicurezza, toglierli dalla furia di chi è incapace di amarli, ma smettiamola di giudicare, di odiare perché l'odio genera solo odio, l'amore produce amore. Forse poco possiamo fare per quei genitori, ma vi garantisco che amarli porta a risultati inaspettati, ma tanto possiamo fare per quei bambini. Amarli, accoglierli nella nostra casa, nella nostra vita. Non è questione di avere una casa piccola o grande, non è questione di avere un conto in banca piccolo o grande, è questione di avere la capacità di amare, sia essa piccola o grande. Amare con il cuore, ovvero con la volontà di amare veramente. Amare con la forza, ovvero con tutta la nostra vita. Amare con la mente, ovvero trovare sempre spiegazioni da fornire ai ragazzi che accogliamo sui misteri della vita. Non violentiamo anche noi questi bambini, hanno già subito fin troppo, ma non violentiamo nemmeno quei genitori che altro non sono che bambini di ieri che nessuno ha voluto o saputo amare ed aiutare. Il momento di amare è ora, è oggi. Oggi dovete amare perché domani nessuno possa rabbrividire, come avete fatto ora voi leggendo i miei racconti, perché nessuno domani possa dire che non è stato fatto nulla per evitare simili tragedie, perché domani nessuno debba raccontare le tristi storie di tanti bambini abusati e violentati. Accogliere un bambino in casa non è facile, si ribellerà a voi, si ribellerà alle regole che vorrete dargli, si ribellerà anche al vostro amore perché non sa cosa sia l'amore e ne ha paura, si ribellerà come nessun figlio naturale potrà mai ribellarsi e domarlo sarà un'ardua impresa, ma questo ci chiede il Signore, questo ci chiede la vita dopo averci fatto il dono di una famiglia serena, ci chiede di amare questi bambini ed accoglierli per come sono per lanciarli nella vita come frecce che un domani siano in grado di mettere al mondo dei figli da amare e rispettare. Non ha importanza se si ha Fede in Dio, se lo si fa per seguire il Vangelo o la nostra coscienza, amare è amare sia che si creda, sia che non si creda.

Troverete mille difficoltà ed ostacoli, spesso anche dai servizi sociali che dovrebbero tutelarli, vi sentirete dire che non ci sono bambini da prendere in affidamento, non credetegli, andate avanti, lottate perché amare significa anche lottare, usate la mente per capire come fare ed arrivate a bussare a quelle porte dove sono tenuti prigionieri tanti bambini violentati ed offesi. Possiamo unirci in una lotta strenuta per difendere i diritti calpestati di questi piccoli boccioli di Dio, ma non nascondiamoci dietro le spalle di chi agisce, rimbocchiamoci le maniche e non tiriamoci indietro davanti al lavoro sporco o difficile. Non fermatevi al primo ostacolo, non tacitate la vostra coscienza con un "io ci ho provato" perché è solo un alibi, provarci significa lottare e alla fine riuscire. Per vostro figlio non andreste in capo al mondo pur di amarlo? E se un medico gli diagnosticasse un male incurabile cosa fareste? Lo lascereste morire nel letto di quell'ospedale o vi mettereste in contatto con altri medici, con altri ospedali per trovare una cura, un rimedio? Certo non perdereste la speranza di vederlo guarire e continuereste a lottare fino all'ultimo alito di vita pregando incessantemente Dio, anche se non avete Fede.

La vita è una lotta, ed amare non è cosa facile, se lo fosse lo farebbero tutti, ma noi siamo chiamati a farlo, voi che avete letto questo messaggio un giorno non potrete dire "non sapevo" e ogni volta che sentirete parlare di un bambino violentato, o picchiato non potrete indignarvi, perché sarà anche colpa vostra poiché quando potevate fare qualcosa, avete deciso di girare la testa dall'altra parte.

 

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