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TESTO Commento su Marco 1,3

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II Domenica di Avvento (Anno B) (04/12/2011)

Vangelo: Mc 1,3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.
Mc 1,3

Come vivere questa Parola?
Il vangelo odierno si apre ricollegandosi direttamente alla prima lettura tratta dal libro di Isaia. Il profeta si rivolge a un popolo scoraggiato per il prolungarsi dell'esilio. Quasi una fresca brezza nel caldo torrido di una stagione inclemente, corre gioioso l'annuncio profetico: "Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta" (Is 40,3).
Un dono inaspettato da parte di Dio, ma un dono che impegna: tornare vuol dire affrontare coraggiosamente il deserto, non sottrarsi alla fatica di aprire in esso una strada. E allora si vedrà l'intervento del Signore che, come un pastore, guida il suo popolo prendendosi particolare cura di chi è più debole.
Fuori dell'immagine: un'epoca tormentata che ci vede protagonisti forse stanchi e delusi. Come se ci destassimo da un sogno, ci rendiamo conto di essere in esilio, sedotti da idoli a cui la società moderna ha eretto altari e bruciato incenso, ma che non hanno mantenuto le loro promesse. Dinanzi a noi solo un deserto inospitale e privo di orizzonti.
A risollevarci dal nostro smarrimento la parola incoraggiante e insieme impegnativa di Giovanni: Dio non ci ha abbandonati, torna a visitare la nostra storia per curare le nostre ferite, ma chiede il nostro impegno di cristiani. Un duplice impegno: quello di essere profeti di speranza in mezzo ai fratelli, e quello, che renderà il primo credibile, di rimboccarci le maniche per riprendere in mano la nostra vita di seguaci di Cristo.
Il deserto che siamo chiamati ad attraversare oggi, mi sollecita a mettermi in cammino scuotendo il pesante torpore che ci paralizza: c'è una strada da riaprire liberandola dai detriti di idoli inconsistenti. Che cosa posso fare io, come credente, a cominciare dal mio cuore e dall'ambiente in cui vivo?
Scuoti, Signore, il mio torpore! Fammi comprendere quanto il mio lasciarmi coinvolgere nello scoraggiamento o nella fatalistica rassegnazione che si respira nella nostra società, ostacoli il manifestarsi della tua presenza redentrice. Dammi il coraggio di essere profeta di speranza.
La voce di un testimone
Speranza è credere nell'avventura dell'amore, puntare sugli uomini e saltare allo scuro fidando in Dio.
Hèlder Camara

 

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