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TESTO Missione e testimonianza della Carità (Giornata Missionaria Mondiale)

don Alberto Brignoli  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/10/2011)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Nel tradizionale Messaggio che il Papa appronta per la Giornata Missionaria Mondiale troviamo quest'anno un passaggio che ben si sposa con il tema della Liturgia della Parola che oggi ascoltiamo.
Dice tra le altre cose Benedetto XVI:

"L'evangelizzazione è un processo complesso e comprende vari elementi. Tra questi, un'attenzione peculiare da parte dell'animazione missionaria è stata sempre data alla solidarietà. [...] Si tratta [...] anche di dare il proprio contributo al miglioramento delle condizioni di vita delle persone in Paesi nei quali più gravi sono i fenomeni di povertà, malnutrizione soprattutto infantile, malattie, carenza di servizi sanitari e per l'istruzione. Anche questo rientra nella missione della Chiesa. Annunciando il Vangelo, essa si prende a cuore la vita umana in senso pieno. Non è accettabile, ribadiva il Servo di Dio Paolo VI, che nell'evangelizzazione si trascurino i temi riguardanti la promozione umana, la giustizia, la liberazione da ogni forma di oppressione, ovviamente nel rispetto dell'autonomia della sfera politica. Disinteressarsi dei problemi temporali dell'umanità significherebbe «dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull'amore del prossimo sofferente e bisognoso» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 31.34)"

Si tratta, a mio avviso, di uno dei temi più scottanti e sempre attuali dell'attività missionaria della Chiesa: ossia, l'equilibrio tra evangelizzazione e promozione umana.

Detto così, sembra una cosa molto semplice: appare scontato che non si può "fare missione" senza pensare, oltre che ad annunciare il Vangelo, anche a promuovere una serie di opere legate allo sviluppo e al progresso di un popolo.

Ma se la Liturgia della Parola di quest'oggi ha la necessità di esortarci a considerare l'amore a Dio e l'amore al prossimo come due comandamenti complementari, "simili", dai quali "dipendono tutta la Legge e i Profeti", è segno che questi due aspetti (servire Dio nella lode continua a lui, e servirlo nel volto dei fratelli sofferenti) non sempre riescono a convivere in noi in maniera equilibrata. Ed in effetti, abbiamo molte prove di come, nell'opera missionaria della Chiesa, spesso ci si muove più in una direzione che nell'altra, a volte stimolati da un particolare motivo sociale e politico, altre volte spinti da un desiderio di essenziale radicalità nell'annuncio del Vangelo.

C'è una corrente di pensiero missionaria all'interno della Chiesa secondo la quale ciò che conta nella missione, è fare in modo che le persone abbiano il necessario da mangiare, abbiano di che vestirsi, abbiano la possibilità di lavorare per migliorare le proprie condizioni di vita, senza avere più di tanto la preoccupazione che possano crescere nella fede cristiana, la quale in definitiva viene vista come "valore aggiunto", utile alla vita delle persone nella misura in cui a queste prima viene assicurata una certa stabilità materiale. "A che serve annunciare il Vangelo a una persona che muore di fame?", si sente spesso dire.

Per contro, esiste un'altra corrente per la quale ciò che conta non sono le opere, le strutture e le infrastrutture che quasi sempre accompagnano l'azione dei missionari nella Chiesa. Centrale, per chi si dice portatore del messaggio di salvezza di Cristo alle genti, rimane l'annuncio del Vangelo; e le opere realizzate in campo sociale spesso sono viste con sospetto in quanto limitanti e pesanti. In buona sostanza, si parte per la missione non per fare i muratori, gli assistenti sociali o gli operatori sanitari, ma essenzialmente per annunciare che Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo per salvarci. E pure le relative affermazioni ci sono ben note: "Abbiamo riempito il Sud del mondo di opere sociali - si dice - e abbiamo trascurato di annunciare il Vangelo!".

Chi ha ragione? Quale delle due "correnti" incarna meglio lo spirito missionario della Chiesa? Quella che si concentra più sul far amare Dio o quella che si preoccupa di far amare i fratelli agli altri e tra di loro?

Salomonicamente, viene spontaneo dire: "Entrambe". Che è come dire tutto e niente, perché dare spazio al qualunquismo nella Chiesa non aiuta certo a trovare lo specifico della missione e quindi della vita di fede cristiana.

È fuor di dubbio che, nella pratica, le due realtà non vadano mai disgiunte. E lo specifico della missione della Chiesa è proprio questo: non la dicotomia tra "evangelizzazione e promozione umana" come due cammini paralleli che in determinati momenti debbano per forza trovare un punto di congiunzione, bensì la loro coincidenza, che ci porta perciò a dire "evangelizzazione è promozione umana", "promozione umana è evangelizzazione". Mi piace il concetto di "promozione evangelizzatrice", che sta ad indicare proprio ciò che il Vangelo di oggi ci insegna: c'è "il grande e primo comandamento", amare Dio con tutto noi stessi, al quale però non si può non associare il secondo, quello dell'amore al prossimo come a noi stessi.

Un annuncio profondo e intenso del Vangelo attraverso la catechesi, la lettura della Parola di Dio, i Sacramenti, porta nella sua natura intrinseca allo sviluppo di tutto ciò che è l'uomo e la sua dimensione sociale. Infatti, si annuncia Cristo, Figlio di Dio, che nella sua profonda umanità da senso alla vita di ogni uomo, e di conseguenza sprigiona nell'uomo quella forza liberatrice che lo rende capace di costruire il suo futuro con dignità.

Di "Testimoni di Dio" autentici parla il tema indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana in questa 86a Giornata Missionaria Mondiale, specificando ulteriormente in chiave pastorale il messaggio del Santo Padre. La missione è essenzialmente "Testimonianza della Carità", che passando attraverso una forte azione di promozione umana e sociale rappresenta una predicazione incarnata della Parola di Dio, del Verbo che si fa Carne, che vuole la sua dimora in mezzo a noi e la vuole bella, abitabile, dignitosa.

L'ambone da cui, anche nelle giovani Chiese dei territori di missione, si annuncia la Parola di Dio, non è un ambone collocato su un freddo altare di marmo; è un ambone che ha le proprie radici ben piantate nella terra che uomini e donne di ogni tempo cercano a fatica di coltivare con il sudore della loro fronte.

Un ambulatorio in mezzo alle capanne africane, una fognatura tra le favelas di una megalopoli brasiliana, una scuola elementare sulle Ande costruite da un missionario del Vangelo non sono opera sociale qualsiasi: sono la pelle, le ossa, il corpo, i sensi, la vita stessa del Figlio di Dio fatto uomo, che è venuto in mezzo a noi perché gli uomini abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza.

Il peggior dramma per un'umanità assetata di Dio è quello di voler spaccare, dividere (come insinua nel Vangelo il dottore della Legge) l'amore per Dio dall'amore per il fratello, perché ciò autorizzerebbe l'uomo - come sovente la storia ci ha mostrato possibile - a compiere ogni tipo di crimine e di aberrazione verso l'altro uomo, dal momento che in lui non dimorerebbe l'immagine di Dio. Amare Dio sarebbe qualcosa di totalmente altro dall'amare il fratello: per cui, per salvarci, sarebbe sufficiente rivolgere innumerevoli preghiere a Dio e quantitativi spaventosi di sterili parole su Dio a gente della cui vita ci possiamo pure disinteressare, perché - tant'è - il primo comandamento è sufficiente a salvarci.

Ma il Dio di Gesù Cristo non ci sta: si fa uomo perché sa che è impossibile amare quel Dio che non vedi senza amare il fratello che vedi. E da questo dipendono "tutta la Legge e i Profeti", ovvero le Parole di Dio sulla storia di fede e libertà dell'umanità intera.

 

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