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TESTO Commento su Matteo 14,22-33

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2011)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Primo commento

Il Vangelo di Matteo è stato sempre considerato uno dei più antichi. La tradizione lo attribuisce all'apostolo Matteo, Pubblicano, ossia esattore fiscale, di Cafarnao, chiamato da Gesù a seguirlo. Ma non ci è pervenuta una versione di questo Vangelo in Aramaico, che verosimilmente era la lingua di Matteo. La versione più antica che conosciamo è in greco e la forma di certe espressioni, porta diversi commentatori ad affermare che sia stato redatto proprio in questa lingua, tra l'80 e il 90 d.C. Esso è rivolto prevalentemente alla comunità di ex-giudei convertiti al cristianesimo, e tenta di mostrare come Gesù non sia venuto in antitesi al Vecchio Testamento, ma piuttosto a compiere certe profezie in esso contenute.
Nel brano viene descritto il noto episodio della camminata sulle acque di Gesù. La circostanza è descritta anche nei Vangeli di Marco e di Giovanni. Camminare sull'acqua è una pratica evidentemente impossibile per qualunque uomo; sembra ragionevole ritenere che i vari Vangeli la riferiscano per confermare la natura divina del Cristo.
L'acqua è il liquido più importante al mondo. Nella descrizione della Genesi, proprio il primo atto creativo di Dio produce il cielo e la terra e nel buio più nero, "lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". Più volte, nell'Antico Testamento, Dio manifesta il suo dominio su questo elemento. Nella fuga dall'Egitto, ad esempio, Dio divide le acque del Mar Rosso e le riunisce a suo piacimento. Nel libro di Giobbe si legge espressamente "Stende i cieli lui solo (Dio) e cammina sui flutti del mare".
Nel brano del Vangelo di Matteo, potremmo intendere che Gesù Cristo, manifesta la propria divinità esercitando il suo dominio sulle acque. La barca in cui i discepoli aspettano il ritorno di Gesù è una ricorrente metafora per indicare la comunità dei credenti, la Chiesa, che deve affrontare la navigazione difficile verso la riva opposta. Questa difficoltà è aumentata dal vento che agita le acque del lago (verosimilmente quello di Tiberiade) che l'evangelista chiama "mare". Nella Bibbia le distese di acqua agitate e pericolose vengono sempre indicate come mare.
L'assenza di Gesù, il sostegno e la guida della comunità, viene anche sottolineata dicendo che era sera. Gesù fa ritorno a tarda notte, ovvero nelle prime ore del mattino, le ore in cui in genere nel testo sacro la divinità si manifesta. La barca è lontana da riva e Gesù si avvicina camminando sull'acqua. Il gesto è così sorprendente che i discepoli credono in un primo tempo di esser di fronte ad una allucinazione, lo scambiano per un fantasma e ne sono spaventati. Questa umana reazione di fronte a una manifestazione incomprensibile prefigura una reazione analoga di fronte al fatto ancora più incomprensibile che è il fulcro del vangelo stesso: la resurrezione.
Gesù comunque si fa riconoscere e rassicura i discepoli spaventati. Pietro allora gli chiede di poterlo imitare, di camminare anche lui sull'acqua e Gesù lo invita a farlo. Pietro mostrandosi più ardito degli altri scende dalla barca e riesce a muovere alcuni passi sull'acqua, ma la superficie del lago, è agitata dal vento, e la fiducia di Pietro vacilla. Per questo, incomincia ad affondare ed invoca l'aiuto di Gesù, che lo sorregge prontamente, ma lo rimprovera per la sua fede malferma, dopodiché entrambi salgono sulla barca fra gli altri discepoli. Con la presenza di Gesù la barca è ora sicura (il vento cessò) e può raggiungere la sua meta.
L'agire di Pietro può essere visto come una metafora della nostra fede malferma, delle nostre incertezze di fronte a tante scelte. Talora, affascinati da alcune parole del Vangelo riusciamo a muovere alcuni passi sulla loro scia, ma raramente siamo capaci di seguirle fino in fondo. Quel messaggio così coinvolgente e perentorio, semplice e arduo allo stesso tempo, fa vacillare le nostre certezze e inevitabilmente iniziamo ad affondare nella palude della consuetudine e della condiscendenza alle regole del mondo. La maggior parte di noi, per quanto animato da buone intenzioni, non possiede la coerenza necessaria per seguire pienamente le parole del Vangelo.
Se saremo pronti, come Pietro, a chiedere l'aiuto di chi può darcelo, potremo essere sorretti e accompagnati sulla barca. Con il debito aiuto e con la scorta di una fede sicura anche noi potremo fare cose che crediamo impossibili. Impossibili come camminare sull'acqua.

Domande

1) Quanto siamo capaci di affidarci del nostro partner con fiducia come ci fidiamo della Parola di Lui?

2) Ci affidiamo più alle "certezze" di maghi, cartomanti ecc... o con umiltà cerchiamo di affidarci al comandamento della Carità per vivere il nostro oggi e domani?
Commento a cura di Fabio Marchetti


Secondo commento
Di particolare ed unica intensità si rivela la frase :"Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"
Essa risulterebbe come una tra le possibili chiavi di volta per aprirci verso un'ulteriore interpretazione del brano, non considerando il Cristo semplicemente per il valore ultraterreno delle proprie manifestazioni, ma guardandole come simboli rappresentativi di una verità rinnovata.
E dunque, il camminare sulle acque appunto, si veste di una nuova luce, superiore alla stessa eccezionalità del fatto, quasi più miracolosa di esso .... è un tendere verso qualcosa di unico e speciale, qualcosa quasi, anzi, sicuramente impossibile da realizzare, ma che solo una volontà prepotente e spavalda di chi crede cecamente che si avvererà potrà portare a termine .
Quante volte, nelle nostre umili vite di uomini qualsiasi ci siamo trovati a realizzare imprese impossibili, definendole MIRACOLI! E già, miracoli! I miracoli di chi, con grande abnegazione, ha dedicato tutto se stesso perché si compissero le proprie speranze.
Ma tutto questo può trasformarsi in un' inaspettato castello di carte, quando la ceca convinzione lasciasse il posto al benché minimo dubbio, alla paura ... proprio come nel brano accade a Pietro"... per la violenza del vento s'impaurì, e cominciando ad affondare, gridò: Signore Salvami!"... "Uomo di poca fede, perché hai dubitato? E così dicendo Gesù gli tese la mano e lo afferrò".

Commento di Alida Ianni

 

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