PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commenti su Atti 2,1-11

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (12/06/2011)

Brano biblico: At2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Gli Atti raccontano, secondo lo stile sobrio e poetico del loro redattore, Luca, quel giorno eccezionale vissuto dagli Apostoli e da coloro che li stavano ascoltando, a Gerusalemme, cinquanta giorni dopo la Pasqua. L'eccezionalità di quell'evento è data dalla capacità, dono dello Spirito, di sentire parlare, in un contesto fortemente segnato dalle differenze etniche e linguistiche, nella propria lingua, e Luca precisa "la lingua materna", la lingua cioè che il bimbo impara per prima e che resterà per sempre nel più profondo dell'esperienza di ognuno di noi.
Siamo dunque passati dalla confusione delle lingue di Babele (cf Gn 11,1-9) all'unità nella diversità rappresentata simbolicamente dall'unificazione linguistica. Un dono purtroppo sempre smarrito nella storia, e faticosamente riproposto, di tempo in tempo, dal severo richiamo di maestri e profeti.
A Babele gli abitanti volevano costruire una torre "alta quanto il cielo; il Signore, allora, adirato per il loro peccato d'orgoglio, "confuse" le loro lingue. In base all'esegesi più moderna, il peccato d'orgoglio non sta però nel costruire una torre alta quanto il cielo. L'espressione è chiaramente metaforica. La torre, invero, è parte di una città, e la città è un dato sociologico che, come ci dice la storia, rappresenta il luogo importante nel quale si formano le aggregazioni. L'orgoglio che il Signore non tollera consiste piuttosto nelle pretese egemoniche di quella città, Babilonia, radunata attorno alla torre-tempio, lo ziggurat. Babilonia è stata causa di molte sofferenze. Le moderne Babilonia lo sono ancora. Babilonia, terra d'esilio della gente di Gerusalemme ("Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre..."[Sal 137,1-2]); Babilonia, unità artificiosa fondata e aggregata sulla potenza e sulla pretesa di possedere la verità; compiaciuta della propria forza... "Sempre io sarò signora, in perpetuo" (Is 47,7; Babilonia... la "grande prostituta" (cf Ap 17,1-5).
Sì, il passaggio da Babele a Pentecoste è un passo lunghissimo, e se guardiamo la storia con l'ottica del cestino dei rifiuti, ci verrebbe da dire impossibile da compiere. Il male che c'è "nel" mondo ci sembra vanificare ogni nostro sforzo; il male "del" mondo accentua giorno per giorno la sia irredimibilità. I dominatori appaiono sempre più forti, e sembrano irridere i nostri sforzi di mitezza e di pacificazione, come il gigante Golia irrideva il giovane Davide. È il tema di Pentecoste, perché per festeggiare Pentecoste dobbiamo accettare solo il "dominio" dello Spirito, perché per "fare Pentecoste" dobbiamo eliminare il dominio umano, ogni dominio, ivi compreso quello sul quale spesso, consciamente o meno, fondiamo addirittura le nostre famiglie. Solo se le nostre famiglie saranno fondate sull'accettazione delle nostre differenze, sulla decisione seria di non dominarci reciprocamente - i coniugi tra loro, i genitori nei confronti dei figli - potremo rivolgere la nostra preghiera a quel Dio che "fondò la terra sulle sue basi... e che distende i cieli come una tenda..."(Sal 103 [104]), attenti a non voler dominare anche Lui, farne l'oggetto del nostro desiderio di dominio, chiamarlo a giustificare i nostri misfatti, le nostre violenze.
Un cammino difficile, perché il desiderio di parlare con una sola lingua non solo non viene percepito come una terribile tentazione, anche in famiglia, ma viene addirittura teorizzato come una virtù, l'unanimità. Si possono invece parlare lingue diverse ed essere aggregati in un solo cuore, questo mi sembra il messaggio forte delle Pentecoste, il dono dello Spirito da accogliere con umiltà, ma anche con infinita gratitudine perché è lo Spirito che ci consente di dire che Gesù è il Signore (cf I Cor 12,3; ed è sempre lo Spirito che a ognuno di noi dona una sua manifestazione particolare.: "Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune (I Cor 12,4-7).
Che fare di questa manifestazione particolare dello Spirito? Si tratta di un dono prezioso, che tuttavia non va conservato per noi in modo geloso, ma è per tutti, perché ogni dono, per mantenere la sua caratteristica di dono, deve essere fatto circolare. Lo dice chiaramente l'apostolo Giovanni nel suo Evangelo: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»(Gv 20,19-23). Tutti siamo mandati da Gesù ad annunciare a tutti, senza distinzioni manichee, senza una scelta preliminare tra "buoni" e "cattivi", la buona notizia del perdono (il dono massimo, l'"iper-dono") di Dio.
Traccia per la revisione di vita
1) Chiediamoci in quali e quanti modi possiamo reciprocamente dominarci in famiglia.
2) Siamo convinti di essere i depositari della verità, oppure ci sentiamo perennemente in ricerca?
3) Quali sono i doni dello Spirito indicati da Paolo nella lettera ai Galati che facciamo più fatica a far fruttificare?

 

Ricerca avanzata  (53938 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: