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TESTO Commento su Luca 13,1-9

Monastero Domenicano Matris Domini  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (07/03/2010)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Lectio
Contesto
Dopo l'introduzione classica al tempo quaresimale con i brani delle tentazioni di Gesù nel deserto (Lc 4,1-13) e della sua trasfigurazione sul monte (Lc 9,28-36) l'anno C continua con la proposta di testi del terzo vangelo che per questa III domenica si divide in due parti: un doppio detto (loghion) di Gesù e una parabola, centrati sullo stesso tema.
La pericope odierna è l'inizio del capitolo 13 in cui Luca propone la predicazione di Gesù alla folla (Lc 12,54), che fa seguito alla sezione dedicata all'istruzione dei discepoli (conclusione in Lc 12,49-53), mentre è in viaggio verso Gerusalemme (ricordato al v. 22). Tale capitolo ha un struttura concentrica, aperta e chiusa da un testo che fa riferimento proprio alla città santa e in cui compaiono anche Pilato e il tema della morte (il testo odierno, per i vv. 1-5 e i vv. 31-35), come un anticipo della passione che si compirà a Gerusalemme.
La parte centrale del capitolo è occupata alle parabole sulla crescita del regno di Dio (18-21) e circondata da testi sul tema della salvezza (vv.6-9.10-17.23-30). E' importante leggere il brano nel suo contesto e affiancato dai brani in cui Gesù parla della conversione, per coglierne tutti gli aspetti; si tratta infatti guardare a questo tema fondamentale da tutti i punti di vista possibili e offerti in particolare da Luca.
Con il brano di Es 3,1-8.13-15 e della lettera di san Paolo ai cristiani di Corinto (1Cor 10,1-6.10-12) questa domenica ci offre un forte invito alla conversione, intesa come accoglienza della salvezza offerta da Dio al suo popolo.
1. In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
L'evangelista si collega ai versetti immediatamente precedenti (Lc 12,54-59) con un aggancio redazionale che utilizza spesso, in quello stesso tempo (dove il termine kairos - tempo non ha il forte senso teologico che di solito gli è proprio), per dare l'idea di un discorso continuo. I primi quattro versetti riportano due episodi di cronaca, uno riferito a Gesù e l'altro citato direttamente da lui, costruiti in modo parallelo con caratteristiche tipici dei loghion.
Difficile dire chi sono gli interlocutori di Gesù e il motivo della notizia; la risposta comunque presenta tratti propri dell'atteggiamento abituale di Gesù che non si ferma al fatto in se, ma allarga l'orizzonte e lo utilizza per l'annuncio del vangelo.
2. Prendendo la parola, Gesù disse loro: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3. No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Gesù esclude che la morte di quei Galilei sia una punizione, piuttosto egli la indica come segno, come un avvertimento per i presenti, perché comprendano l'importante del tempo che stanno vivendo, l'occasione che la sua predicazione offre loro e prendano posizione, ossia si convertano. Un invito ad ascoltatori indecisi potremmo dire (come per i testi che troviamo in 12,58s e 17,26-27.28-19).
Un forte invito alla conversione, rivolto a tutti (come fa presagire l'introduzione a tutta la sezione Lc 12,54) quello di Gesù, in vista del giudizio finale, che Luca rivolge anche ai suoi ascoltatori (e a noi lettori del XXI secolo) e che forse, per lui ha anche indirettamente un riferimento alla rovina di Gerusalemme (avvenuta nel 70 d.C.).
4. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5. No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
I vv.4-5 riprendono il tema con una costruzione del tutto identica per ribadire il concetto: ogni uomo è peccatore e si deve convertire, nel senso radicale di accogliere il Regno di Dio ormai presente nella persona di Gesù Cristo.
Non un invito generico a migliorare la propria vita morale, ma a decidersi per un'adesione di fede al Messia e al vangelo, perché su questo saremo giudicati da Dio.
6. Diceva anche questa parabola: "Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Per confermare l'invito alla conversione segue ora una parabola; in Luca troviamo diversi esempi di parabole che illustrano un loghia, vedi 16,14-18.19-31; 17,1-6.7-10 per esempio, in particolare nella lunga sezione sul viaggio verso Gerusalemme (che inizia in 9,51).
L'immagine del fico e più in genere dell'albero è usuale nella bibbia, spesso indica Israele (vedi l'episodio del fico sterile in Mc 11,12-14.20-25; anche Ger 8,13; Os 9,10; Mi 7,1); anche nella predicazione del Battista (Lc 3,9) troviamo questa immagine.
7.Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?".
Il padrone esprime a parole quanto detto nel versetto precedente: non ci sono frutti sul fico. Poiché sono già tre anni che egli è improduttivo e dunque sfrutta il terreno, togliendo energie alla vita (il fico è spesso associato alla vita in Palestina), quindi è meglio tagliarlo (cfr. 3,9).
8. Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"".
La risposta del vignaiolo è come un'ultima possibilità data alla pianta. Il significato è lampante per gli ascoltatori di Gesù e di Luca e anche per noi, che pure non viviamo più a stretto contatto con la terra come costoro.
Vi si riflette la visione di Gesù: Israele lontano da Dio ho nella persona e nella predicazione di Gesù un'ultima chance prima del giudizio finale, l'anno di grazia (vedi 4,19); l'appello di Gesù è in linea con quello del Precursore, dove è in primo piano l'urgenza della decisione perché il tempo presente è tempo di salvezza.
Per la comunità di Luca è tempo di portare frutti convertendosi alla misericordia e rivolgendo il cuore ai poveri (cfr. 16,30; 14,12-14); oltre la vita della comunità Luca pensa forse anche a tutti coloro che non sono ancora nella Chiesa: a ciascuno è dato un anno di grazia! (G. Rossè).
Meditiamo
1) La quaresima, tempo di conversione: riesco a vivere questo tempo come un tempo di grazia che il Signore mi offre per accogliere la salvezza portata da Cristo Gesù?
2) Quali frutti sta producendo il mio impegno quaresimale: nell'ascolto della Parola di Dio, nella preghiera, nelle opere concrete di carità fraterna?
3) Come leggo gli eventi della storia: come inviti a vedere l'opera di Dio o come giudizi di condanna? Come opportunità di salvezza o come fatalità?
4) Leggere gli altri passi di Luca sul tema della conversione per farsi un'idea globale su tale tema nel terzo vangelo.
Preghiamo
Salmo Responsoriale (Salmo 102)
Il Signore ha pietà del suo popolo.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d'Israele.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.
Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore ...
Oppure:
Padre santo e misericordioso, che mai abbandoni i tuoi figli e riveli ad essi il tuo nome, infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

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