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TESTO Commento Marco 10,13-16

Paolo Curtaz  

Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/03/2003)

Vangelo: Mc 10,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Conoscendo il mondo antico, si resta sconcertati dall'atteggiamento di Gesù nei confronti dei bambini: non solo li accoglie, ma il Maestro di Nazareth popone il loro atteggiamento come modello del discepolato. Attenti, amici, nell'antichità il bambino non suscitava sentimenti di tenerezza, come accade ai nostri giorni: sia nella cultura greca che in quella latina e un po' in quella ebraica, il bambino veniva visto come un non-ancora uomo e come tale veniva trattato, la sua educazione veniva affidata alle madri e alle volte accadeva, come vediamo tragicamente accadere in certe culture primitive di oggi, che il bambino venisse considerato proprietà dei genitori e come tale usato o venduto. Una delle felici eredità che il cristianesimo ha lasciato al nostro tempo neo-paganeggiante è proprio il rispetto di ogni uomo e in particolare dell'uomo debole.

Gesù prende i bambini come modello per le proprie parabole, li benedice volentieri, rimprovera gli apostoli seriosamente infastiditi dall'esuberanza dei bambini. Dai bambini dobbiamo prendere esempio, noi discepoli, nel loro modo di aprirsi alla vita. Gesù non ci chiede di avere una fede infantile ma di aprirci ad uno sguardo capace di stupirsi, di accogliere il Regno senza impantanarci nelle nostre mille adulte obiezioni. Il bambino ha come una predisposizione nell'accogliere, nel credere, nel vedere: quante lezioni di vita noi adulti possiamo imparare dai bambini! La fede richiede una serenità che la vita ci toglie col passare degli anni, il diventare cristiani un abbandono nelle braccia di Dio che ricorda molto l'addormentarsi sereno del bambino svezzato in braccio a sua madre.

Concludiamo questa settimana col Carnevale alle porte, momento giocoso che ci richiama all'infanzia ed impegnamoci a concludere questa settimana con un ritorno all'essenziale. E un ultimo appunto, permettetemi, amici, di rivolgerlo ai sacerdoti, agli operatori pastorali: diamo spazio ai bambini, anche nelle nostre liturgie. Che nessuna mamma abbia a sentirsi imbarazzata nel venire a celebrare il Signore perché il proprio bambino si comporta da bambino! Spazi liturgici adeguati, una bella educazione dell'assemblea che si comporta come Gesù, accogliendo i piccoli, e qualche momento ai nostri ragazzi che partecipano all'Eucarestia ci permetteranno di essere più fedeli al Maestro di quanto non riusciamo a fare oggi!

Apri il nostro cuore allo stupore, Maestro, donaci un cuore che sappia esultare, uno sguardo limpido e puro come quello di un bambino. Tu Dio che ci sei Padre e Madre e fratello.

Libri di Paolo Curtaz

 

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