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TESTO Commento su Gen 3,9-15.20; Lc 1,26-38

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Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (08/12/2010)

Vangelo: Gen 3,9-15.20|Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

In quel tempo, 26l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Nella nostra coppia c'è una consuetudine che ci accompagna dal tempo del fidanzamento. Ogni volta che giungiamo in un paese, in una città, in Italia o all'estero, visitando grandi cattedrali o piccole chiese di campagna, ci fermiamo davanti all'altare, di fronte ad una immagine della Madonna, ci diamo la mano e recitiamo l'Ave Maria.

La sentiamo veramente come madre, nostra, dei nostri genitori, madre per i nostri figli. Una donna che sa accogliere tutto e tutti, ha detto di si senza neppure sapere a che cosa dava il suo consenso.

Ecco, per noi l'Immacolata Concezione di Maria va ben al di là di una semplicistica implicazione fisiologica.

Maria ha concepito Gesù nella massima purezza di un sì totale e completo, fatto di amore e fede. Maria non sapeva quale era il progetto di Dio su di lei, ma ha detto sì. Certamente comprendeva e era consapevole dei rischi cui andava incontro: calunnie, derisione, incredulità. Per quello ha risposto nel modo mirabile: "Avvenga per me secondo la tua parola".

Questo è il metro di paragone per la nostra vita, personale e di coppia. Quante volte non ci siamo sentiti di dare la nostra adesione a quello che ci stava capitando, alle difficoltà che incontravamo. Quante volte abbiamo sottratto amore all'altro e a noi stessi per averne un vantaggio egoistico e per dire: "No, non ci sto, mi costa troppo".

Confrontare la coppia, la nostra coppia, con Adamo ed Eva è un gioco che almeno una volta ognuno di noi ha fatto. Che accoglienza c'è nella nostra coppia, come accettiamo l'altro per quello che è per amore, non per calcolo?

Se rileggiamo con attenzione il brano della Genesi, scopriamo quanto vicino a noi sia il peccato originale, la colpa che, per tradizione e con facile ironia, scarichiamo sui nostri due immaginari progenitori. Chi dà la colpa a lui, chi a lei, chi li assolve e condanna il serpente. Oppure Dio ha dato loro una prova troppo impegnativa.

Rileggiamo insieme il brano e scopriamo che Adamo dà la colpa a Eva, lei la scarica sul serpente, nessuno si sente colpevole o ha accettato il disegno del Signore.

Maria sì, da sempre, da subito. E il progetto su di lei non era facile come quello prospettato ad Adamo ed Eva e, in fondo, quello che viene prospettato alle nostre coppie. Maria ha accettato per amore un compito gravoso su cui lei non aveva controllo. Noi, come Adamo ed Eva non accettiamo il progetto del Signore e ci impegniamo con tutte le nostre forze per trasformarlo secondo le nostre idee e la nostra visuale limitata.

E poi diamo la colpa a qualcun altro: la moglie, il marito, gli altri e, perché no, al Signore stesso, colpevole di non averci spianato la strada che noi abbiamo malamente costruito per non percorrere il sentiero del suo progetto.

 

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